F. Bat., Corriere della Sera 06/10/2010, 6 ottobre 2010
SUONARE A BAYREUTH PER ROMPERE IL TABU’ DI WAGNER —
Può un’orchestra israeliana suonare a Bayreuth, la città wagneriana dove si fusero le campane del «Parsifal»? E può inaugurare il Wagner Festival che proprio Wagner fondò e che per cinque anni fu sospeso dopo la Seconda guerra mondiale, dato che rappresentava il fondamento ideologico del nazismo, e che una pronipote di Wagner oggi dirige? Sì, può. L’Orchestra da Camera d’Israele ha rotto il tabù: il prossimo luglio, prima volta nella storia dello Stato ebraico, sotto la direzione dell’ italoaustriaco Roberto Paternostro, gli orchestrali di Tel Aviv si esibiranno in Baviera a pochi metri dalla tomba del musicista che odiava gli ebrei — «nemici di tutto ciò che c’è di nobile nel genere umano» — e che compose le note così amate dai nazisti da risuonare in sottofondo anche nei lager, mentre la gente finiva nelle camere a gas.
La notizia del concerto doveva restare segreta. Mercoledì prossimo, avrebbe dovuto venire a darla l’ultima Wagner, la trentaduenne Katharina, pronta anche ad aprire gli archivi di famiglia per «studiare l’antisemitismo» dell’avo. Ma qualcuno l’ha confidata ed è scoppiato subito un caso, anche perché l’Orchestra da camera vive di contributi statali. In Israele non c’è un divieto d’eseguire le sinfonie wagneriane, ma è come se. E chi ci ha provato, non ha mai replicato: nel ’98, coperta di proteste, l’Opera di Tel Aviv cancellò le prove; nel 2000, dovette intervenire la Corte suprema per stabilire il diritto a esibirsi dell’orchestra di Rishon LeZion; nel 2001, a Gerusalemme, l’israeliano Daniel Barenboim annunciò un «Tristano e Isotta» che gli valse insulti in sala («fascista!»), la diserzione di qualche musicista e l’invito della Knesset al boicottaggio dei suoi concerti, col solo Zubin Mehta a difenderlo pubblicamente. Troppi i ricordi neri, legati a composizioni troppo hitleriane: quasi sessant’anni fa, anche un violinista come Jascha Heifetz fu preso a sprangate per aver eseguito uno spartito di Richard Strauss, altro idolo musicale del Terzo Reich.
Tutto, ma non Wagner. «Che idea brillante!» è furibondo l’opinionista Noah Klieger, 84 anni, sopravvissuto di Auschwitz: «È un’offesa assoluta. Darà il pretesto, a chi "ama" Israele, di dire che il boicottaggio di Wagner è stato un errore. Ma boicottarlo non ha nulla a che fare con la Shoah: la prima a farlo fu nel ’38 la Palestine Orchestra, "madre" della Filarmonica di Tel Aviv, perché c’era stata la Notte dei Cristalli. Bronoslav Huberman, il direttore, stava preparando in Germania un concerto wagneriano. Disse che un ensemble di musicisti ebrei non poteva eseguire le pagine d’un signore che considerava gli ebrei "stranieri nocivi alla cultura tedesca"...». Katharina Wagner difende l’idea: «Pensavamo che questi brani fosse più facile eseguirli lontano dalle orecchie più vulnerabili del pubblico israeliano». Ieri sera, gli orchestrali si sono riuniti per decidere il daffarsi: «Hanno letto le polemiche e sono scioccati» si rammarica Meirav Magen-Leillie, la portavoce. «Stimati professori — ha scritto Klieger — se anche un solo sopravvissuto dell’Olocausto è contrario, voi non potete suonare a Bayreuth. Glielo dovete. Almeno finché vive».
F. Bat.