Francesco Specchia, Libero 6/10/2010, 6 ottobre 2010
IL FEDERALISMO DELLE STRISCE
LA LEGA LE FA VERDI
IL PDL BLU E LA SINISTRA ROSSE
Ecco. Ci mancavano solo il federalismo cromatico, la fede politica nella tinteggiatura, la fierezza etnica nella striscia pedonale.
Accade che a San Giorgio in Bosco, ameno paesello traversato dall’ex statale 27 che si snoda da Padova alla Val Sugana, nelle tinteggiature autunnali delle strisce pedonali, il colore si decida in base al riscontro elettorale. Verde Padania dappertutto, essendo il paesello cocciutamente leghista. Verde dappertutto, eccetto nella frazione interna di Sant’Anna Morosina, feudo dell’assessore allo sport Fabio Miotti, il più votato del posto, dove le strisce galleggiano in un blu PdL. Miotti, ex più giovane assessore del Veneto (fu eletto a vent’anni, due anni fa), è quel che si dice da queste parti, un bon putèl, un bravo ragazzo. Ma, colpito nell’azzurrità del proprio orgoglio berlusconiano, egli ha quasi costretto il sindaco Renato Miatello a sfumare la segnaletica sull’asfalto della sua zona tra il celeste pastello e il blu di Prussia. Sicchè, pennellata dopo pennellata in un angolo del profondo nord est s’è rinsaldata a livello locale un’alleanza Lega/PdL che pare oggi sfumarsi tra i palazzi romani del potere.
San Giorgio in Bosco non è nuova, urbanisticamente, agli esprit futuristi. Solo fino ad un paio d’anni fa, con l’amministrazione di centrosinistra, il paese brillava nelle sue strisce pedonali rosse. Che oggi, causa l’inevitabile alternanza democratica, sono per l’appunto blu-verdi. Detto così sembra una pagina di Don Camillo e Peppone, immaginata da un Guareschi che intinge la fierezza campanilista in un secchio di vernice. Eppure, del sapore letterario le opposizioni non vogliono sentire parlare; e hanno, incattivite, subito presentato un esposto alla Corte dei Conti perchè ritinteggiare costa e dicono «gli attraversamenti pedonali sono sempre stati ben visibili con le strisce bianche. È evidente lo spreco di risorse pubbliche». Evidente mica tanto. L’esposto è rientrato con imbarazzo perché, ad un’analisi tecnico-chimica, si è scoperto che le strisce leghiste e pidielline prevedono una spesa del 10% inferiore alle strisce del Pd. Il pigmento rosso è più costoso (e qui verrebbero facilissime le metafore). D’altronde, questa del federalismo dei colori è una moda che va assai, in Veneto.
Segnala La Repubblica, per esempio, che a Veronella il sindaco ha fatto dipingere le strisce con il colore del Carroccio. Per tutta risposta il suo collega di Isola della Scala ha varato le strisce pedonali tricolori. Inevitabile il formarsi di due fazioni avverse (politicamente e di conseguenza nei gusti estetici) di cittadini a pochi chilometri di distanza. Per non dire dell’uso patriottico del Tricolore. Fu proprio in questa solida regione che nel 1997 alla prima performance del suo cursus honorum di “resistente” antipadana, la patriota veneziana Lucia Massarotto esibì l’italica bandiera sul poggiolo, facendo imbufalire il popolo leghista radunato sul sacro suolo di Riva Sette Martiri. Come al solito, la politica è una questione di sfumature...