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 2010  ottobre 02 Sabato calendario

IL PARLAMENTO DEI TRANSFUGHI: PIÙ DI 100 CAMBIA-CASACCA

Quelli che che sono rimasti fedeli alla causa sono loro, i leghisti. Qualche turn over interno per dar la precedenza a nomine amministrative territoriali e una sola perdita per espulsione dal partito, quella di Maurizio Grassano, teoricamente subentrato al posto di Cota. Ma in casa padana le poltrone sono rimaste praticamente le stesse da quel lontano 14 aprile 2008: 59 posti alla Camera e 26 al Senato. Per il resto invece il Parlamento è un rimpiattino di tessere. Dall’avvio della XVI legislatura sono più di 100 gli onorevoli e senatori che hanno cambiato gruppo e c’è chi è riuscito a collezionare tre tessere in poche settimane. È successo a Souad Sbai, con l’andata e ritorno Pdl-Fli-Pdl, e a Massimo Calearo: nato Pd, diventato Api e finito nel gruppo Misto.

Perché di questi tempi la tripletta va forte a Montecitorio. Mario Baccini, prima Udc e poi passato al Misto, da qualche giorno milita nel Pdl. Ma anche il compagno Lorenzo Ria non scherza: già Pd, poi misto, adesso ha promesso fedeltà all’Udc. Gruppo dov’è rientrato, finalmente sereno, anche Deodato Scanderebech. Entrato in sostituzione di Vietti (eletto vicepresidente del Csm), l’ingegnere pugliese trapiantato in Piemonte ha avuto una cotta seria per il Pdl interpretando un ruolo essenziale nell’elezione di Cota a governatore, meritandosi anche le attenzioni della magistratura.

Senza dubbio il maestro storico del genere è l’eterno Giorgio La Malfa. Per celebrare il suo decimo mandato alla Camera ha girato come una trottola tra il Misto, i Liberaldemocratici, il Pdl, e poi di nuovo il Misto per unirsi all’Alleanza di centro con i sodali Francesco Nucara e Francesco Pionati. Pazienza se mercoledì scorso Nucara ha detto sì a Berlusconi e La Malfa no: è la democrazia bellezza, benché ridotta a mosaico irriconoscibile.

Scelte dolorose e

opportunismi politici

INSOMMAèverocheFinihafatto il colpaccio estivo radunando il drappello più numeroso, ma l’arte del transfugo è una tecnica assaipraticataatuttelelatitudinipolitiche. Certamente il Pdl ha pagato il pegno più caro: nelle due Camere sono 46 i fuoriusciti verso Futuro e libertà, cui si sommano altri 9 ribelli confluiti soprattutto nei gruppi Udc e Misto. Per tutto lo stupore e le polemiche scatenatedall’addiodiChiaraMoroni o Angela Napoli (scelte dolorose lontane da opportunismi), sono passate in cavalleria altre perdite secche come Paolo Guzzanti, Adriana Poli Bortone (voci storiche del berlusconismo)olospavaldoduoritrovatosi tra i Liberaldemocratici di Palazzo Madama – Daniela Melchiorre e Italo Tanoni – che ha pronunciato un sonoro no alla fiducia.

Notevole il cameo di Ricardo Antonio Merlo, eletto nel partito degli italiani all’estero, passato per l’appunto ai liberali (fino al 14 settembre) e poi approdato all’Udcproprioilgiornodopoesser stato nominato dal segretario nazionale Lorenzo Cesa responsabiledegliitalianinelmondo,conun incarico Tremaglia-style. Ci avesse pensato Silvio, chissà, magari un voticino in più sarebbe arrivato.

L’errore, in questi casi, è mancare di fantasia. Chi se lo poteva immaginare che un certo Salvatore Misiti, eletto per l’Idv, potesse passare al Movimento per le autonomie e votare pro Berlusconi? E che un altro candidato sudista by DiPietro,taleAmericoPorfidia, decidesse all’ultimo di darsi pure lui al fritto misto sostenendo infine il premier in un giorno tanto delicato?

Osare,bisogna.EPierFerdinando Casini, l’amante del grande centro, ha osato parecchio. Portando acasaunbuonrisultatononostante due botte considerevoli: l’addio di Bruno Tabacci e Francesco Pionati prima, la perdita dei Mannino boys poi, proprio al fotofinish della fiducia. Soddisfazione però per ingressi vivaci e nomi pesantucci come Enzo Carra, Renzo Lusetti, Paola Binetti , Achille Serra (e l’amicizia al Senato con Adriana Poli Bortone e Luciana Sbarbati): tutti regali arrivati dal Pd. E già, il Pd lo ha fatto il gioco della sedia? Un po’ sì, ma perdendoci. Tra Veltroni, Franceschini e Bersani sono 18 le poltrone andate in fumo, solo due quelle guadagnate. Un pezzo di partito è finito dritto al gruppo Misto sotto la sigla Alleanza per l’Italia: starring Francesco Rutelli e Linda Lanzillotta (abbracciati a Tabacci). Altri ex piddini vagano nella stratosfera dei non allineati, tipo il mitologico Calearo o l’ex margheritino Bruno Cesario, entrambi passati attraverso l’Api prima di finire nel gassoso calderone per anime erranti.

La forza

del gruppo misto

EPPURE forse lì dentro si divertiranno di più, con tutto quel via vai che è destinato ad aumentare in caso di urne più vicine. Per ora il misto vanta 35 deputati e 12 senatori, quindi supera abbondantemente l’Idv e pareggia l’Udc. L’illusione che non possa rappresentare una forza vera, perché spezzettato in mille diverse volontà ,haunsolodifetto:cadesolo a guardare con un minimo di prospettiva ciò che sta accadendo davvero. La stessa schizofrenia delle microformazioni in perenne rifacimento si respira dentro i partiti veri, e quindi piano con le accuse di voltagabbana. Quello dei transfughi potrebbe davvero diventare il necessario alleato di governo per il premier che verrà: un pacchetto di voti essenziale agli squilibri di un sistema parlamentare palesemente al collasso.