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 2010  ottobre 02 Sabato calendario

La rivoluzione dei viaggi: la compagnia aerea che non possiede aerei - Può esistere una compa­gnia aerea senza aerei? Sem­bra assurdo, ma la risposta è sì

La rivoluzione dei viaggi: la compagnia aerea che non possiede aerei - Può esistere una compa­gnia aerea senza aerei? Sem­bra assurdo, ma la risposta è sì. Esattamente come esisto­no aziende post-industriali che tengono al proprio inter­no la progettualità, lo svilup­po, il controllo qualità, il mar­chio e la commercializzazio­ne, mentre i prodotti - che pur sono il perno di tutta l’atti­vità- sono fabbricati in stabili­m­enti spesso lontani e di pro­prietà altrui. Esempi, nel mondo dei beni di consumo, sono tanti; uno per tutti è Ikea, che vende con il proprio nome prodotti ideati al suo in­terno ma realizzati altrove, sottoposti alle sue verifiche, nella piena trasparenza della loro origine. Anche nella mo­d­a quasi sempre funziona co­sì: lo stilista disegna, firma e vende, i terzisti - in questo set­tore il termine gergale è faso­nisti - producono. Il rischio d’impresa, ovviamente, è del committente, che paga il for­nitore a prescindere dal risul­tato ottenuto sul mercato. Il mondo industriale nel tem­po ha alleggerito le proprie strutture, portando all’ester­no molti servizi accessori, fi­no a liberarsi anche di quello che sembrava un cuore irri­nunciabile: la fabbrica. Il ri­sultato è un’economia più leggera, dove ogni segmento di business è presidiato da un imprenditore che punta a massimizzare l’efficienza dei risultati. In Europa esistono tre esempi di «compagnie aeree virtuali», cioè senza aerei; e l’aereo, per una compagnia, è la fabbrica. (Ma verso la fles­sibilità sono indirizzati tutti i vettori, Alitalia compresa, che aumentando le alleanze e gli accordi di code sharing tendono a diventare aziende sempre più commerciali che industriali). Delle tre «virtua­li », una è in Islanda, una in Gran Bretagna, e una in Ita­lia: è TrawelFly, nata nel 2009 nell’ambito di un gruppo, Trawel, che aveva già espe­rienza come piattaforma di vendita e come tour opera­tor. I suoi numeri sono anco­ra modesti: due aerei, 140 mi­la passeggeri trasportati, 16,5 milioni di fatturato (sui 40 del­­l’intero gruppo), con prospet­tive di utile nel 2011 (quando il gruppo salirà a 60). L’aspet­to molto interessante è il mo­dello di business ideato dal­l’azionista e ad, Carmine Prencipe, manager e consu­lente con ricca esperienza nel settore aeronautico. Spie­ga Prencipe: «Nel 2001 siamo partiti mettendo a punto una rete commerciale nel settore turistico al servizio di tour operator, alberghi, compa­gnie aeree, per i quali svolgia­mo attività di promozione e di vendita, da fornitore ester­no. Mano a mano che cresce­va questo lavoro (il volume d’affari intermediato nell’ul­timo anno è stato di 70 milio­ni, ndr), abbiamo aggiunto al portafoglio di offerte anche prodotti nostri, creando un tour operator, Flyaway. Un tour operator è, sostanzial­mente, un assemblatore di trasporto aereo e di ospitalità alberghiera, e noi abbiamo messo a punto dei pacchetti tradizionali, con destinazio­ni come Maldive e Sharm el Sheikh». Racconta sempre Prenci­pe: «Il trasporto aereo è un’at­tività difficile, ma è determi­nante in un progetto turisti­co, perchè la pianificazione del volo consente un forte controllo del prodotto». Così è nata l’idea di creare una pro­pria compagnia aerea; la qua­le, a differenza di quel che so­­litamente avviene, poggiava su una capacità e una rete commerciale già solide: sa­per vendere è l’elemento es­senziale di qualunque busi­ness. E proprio per concen­trarsi sugli aspetti commer­ciali, senza affrontare le com­plessità e i costi di una gestio­ne operativa, Prencipe ha pensato di affidarsi a un ope­ratore «terzo», al quale dele­g­are tutto il complesso dell’at­tività aereonautica, autoriz­zazioni comprese. La scelta, dopo una gara, è caduta sulla compagnia inglese Astraeus, specializzata nel fornire a ter­zi, in un unico pacchetto, ae­rei, equipaggi, manutenzioni e assicurazioni; un tipo di so­cietà che ha un ruolo impor­tante nella flessibilità delle flotte (si pensi ai fermi mac­china dovuti a imprevisti, esi­genze stagionali o sostituzio­ni di velivoli). TrawelFly nel 2009 ha affittato in esclusiva un Boeing 737, dipinto con propria livrea, con il quale ha cominciato attività charter e di linea. Nel giugno 2010 è na­to poi un contatto con Mi­stral, la compagnia delle Po­ste italiane. Mistral possiede 5 Boeing 737 che utilizza di notte per trasportare lettere e cartoline dalla provincia ita­liana al centro di smistamen­to di Brescia. Ma di giorno gli aerei restano a disposizione di altri utilizzi. Trawel ha pre­so dunque in affitto un 737-400 di Mistral, 168 posti, che tiene basato a Bergamo e che fa il doppio lavoro: di not­te porta i sacchi di corrispon­denza, di giorno passeggeri con voli charter e su un network di linea semplice ma «di soddisfazione», con colle­gamenti per Catania, Napoli, Reggio Calabria, Olbia e con prolungamenti da Napoli a Parigi.