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 2010  ottobre 02 Sabato calendario

Silvio evasore? Versa 2,2 milioni al giorno - Sarebbe stato bello se l’altra sera, ad Annozero Marco Travaglio, si fosse gi­rato verso Diego Della Valle e gli avesse chiesto: caro mi­ster Todt, ma lei ha le società all’estero?Sarebbe stato bel­lo se Santoro avesse evocato le decine di milioni di euro evasi da Agnelli, l’Avvocato che la sinistra per anni ha in­dicato come modello di im­prenditore illuminato e ri­spettoso delle istituzioni

Silvio evasore? Versa 2,2 milioni al giorno - Sarebbe stato bello se l’altra sera, ad Annozero Marco Travaglio, si fosse gi­rato verso Diego Della Valle e gli avesse chiesto: caro mi­ster Todt, ma lei ha le società all’estero?Sarebbe stato bel­lo se Santoro avesse evocato le decine di milioni di euro evasi da Agnelli, l’Avvocato che la sinistra per anni ha in­dicato come modello di im­prenditore illuminato e ri­spettoso delle istituzioni. Sa­rebbe stato bello se Santoro e Travaglio avessero chiesto a Carlo De Benedetti, edito­re di Repubblica , per quale ragione abbia trasferito la re­sidenza nella Confederazio­ne elvetica, diventando citta­dino svizzero. Forse perché paga meno tasse? In fondo non ci stupiamo. Da che mondo e mondo, gli uomini bravi (o talvolta solo fortuna­ti), cercano di infilarsi tra le maglie della legge per ridur­re al minimo la contribuzio­ne fiscale. In Italia, però, solo un im­prenditore viene costante­mente scrutinato da circa vent’anni: Silvio Berlusconi. Ormai sappiamo tutto di lui: quante società, quante ville, quanti yacht possiede al­l’estero. Travaglio li ha elen­cati l’altra sera in tv, punti­gliosamente, anche se non sempre a proposito. Dicia­molo senza ipocrisia: la criti­ca, anche feroce, in demo­c­razia è lecita e quando qual­cuno scende in politica sa che il rischio di finire nel tri­tacarne mediatico, e talvolta giudiziario, è alto. I dati e i processi citati dal fondatore del Fatto Quoti­diano li conosciamo a me­moria. Rappresentano il mantra di una certa Italia di sinistra. È così ripetitivo che dal 1993 a oggi, ogni cittadi­no ha avuto modo di appren­derlo e di giudicarlo. Nel se­greto dell’urna. Ma c’è anche un’altra veri­tà, che rimane sempre in om­bra. Riguarda il Berlusconi contribuente e datore di la­voro, come ha ricordato, sempre ad Annozero , il diret­tore di questo giornale, Ales­sandro Sallusti. Qualche set­timana fa, Marina Berlusco­ni, in un’intervista al Corrie­re della Sera , ha dichiarato che da quindici anni il grup­po Fininvest, da lei presiedu­to, paga 2,2 milioni di euro al giorno fra imposte e contri­buti. Aggiungiamo qualche da­to. Il totale, sempre su quin­dici anni e sempre tra impo­ste e contributi, è di 7,7 mi­liardi di euro. Dicasi 7,7. Mi­liardi. Ed esaminando la car­tella fiscale del Cavaliere emergono altre cifre interes­santi. Ad esempio, che dal 2000 al 2008 ha denunciato un reddito medio annuale di 14,5 milioni di euro, esclu­dendo il 2006, quando i pro­venti furono di ben 139 milio­ni di euro. Un collega, Clau­dio Borghi, recentemente si è preso la briga di calcolare quante tasse Berlusconi pa­ga ogni giorno: se i suoi conti non sono sbagliati, ogni vol­ta che tramonta il sole il pri­mo ministro consegna allo Stato italiano 34mila euro. Il gruppo che ha fondato impiega ben 20mila dipen­denti, i quali, naturalmente, versano la propria quota Ir­pef allo Stato, senza un cen­tesimo di evasione. Conside­r­ando le 40mila persone del­l’indotto Mediaset il totale sale a 60mila. Sì, sessantamila famiglie che si mantengono grazie a una società che nel 2009 ha fatturato 5,4 miliardi di euro e che in quindici anni ha stanziato investimenti per 21 miliardi. Prevalentemen­te in Italia, non come certi grandi nomi di Confindu­stria, che a parole difendono il Made in Italy e lo stile italia­no, ma poi delocalizzano in Estremo oriente. Questi sono i fatti. Provati. Poi, ci sono i sospetti, le illa­zioni, le inchieste giudizia­rie. Tutte le società estere ri­conducibili al Cav sono legal­mente ineccepibili? Qual­che magistrato e una certa stampa continuano a ritene­re di no. E lo ripeteranno. Al­l’infinito. Fino alla nausea. Eppure sarebbe opportu­no non perdere il senso delle proporzioni. E ricordare, un po’ più spesso, anche l’altra parte della storia, quella di una realtà imprenditoriale che da decenni crea ricchez­za in Italia. Una storia che i giornalisti alla Travaglio non evocano mai. Anzi, che non considerano nemme­no.