AURELIO MAGISTÀ, la Repubblica 2/10/2010, 2 ottobre 2010
UN RISORGIMENTO CORALE FRA QUADRI, FOTO E DOCUMENTI
Un padre che si commuove mentre regala alla figlia quindicenne il medaglione della madre morta: è un dettaglio di vita privata che irrompe nella storia d´Italia. Il padre infatti è Vittorio Emanuele II, la figlia la principessa Maria Clotilde, che come primogenita aveva sulle spalle il gran peso di fare da madre ai fratellini. Corollario della tragedia famigliare: Maria Adelaide d´Asburgo-Lorena era morta prima dell´unificazione, e quindi, mentre Vittorio è stato il primo re della prima Italia, lei non poté essere la prima regina. Si trova anche questo nella mostra che si articola nelle due importanti sedi di Palazzo Reale, nel cuore di Torino, e del castello di Racconigi, sede delle "reali villeggiature". La mostra, alla vigilia del centocinquantenario dell´Unità del prossimo anno, è quasi un indice generale del Risorgimento, un lungo viaggio dal Congresso di Vienna a Roma capitale, quindi dal 1815 al 1870. In realtà il progetto espositivo è più raffinato. Ce lo racconta Anna Fontanella, che ha coordinato il gruppo di curatela della mostra.
«È una mostra corale perché si articola su più livelli e offre al visitatore diversi aspetti del viaggio verso l´unità nazionale e dei suoi protagonisti. Su questi scenari emerge la figura di Vittorio Emanuele, sia perché le sedi della mostra erano le sue regge, sia perché era la figura giusta, nei pregi e nei difetti, per far identificare il popolo nel re e nella nascente nazione. Una figura, fra l´altro, in parte costruita per questo a tavolino da Massimo d´Azeglio».
Sezioniamo la mostra nei suoi strati?
«Il primo strato è il contesto: le due sedi. Racconigi, luogo dell´infanzia e della giovinezza di Vittorio Emanuele, all´ombra del padre Carlo Alberto, e Palazzo Reale, teatro dei fatti chiave del Risorgimento e della vita privata del re».
In mostra ci sono molti quadri dell´epoca.
«Costituiscono un altro strato: non vogliono documentare l´arte del periodo, ma mostrare le vicende storiche, la loro narrazione e propaganda e i loro simboli. L´odalisca di Hayez che apre la mostra, per esempio, è allegoria dell´Italia asservita alle potenze straniere».
E le fotografie?
«Un importante episodio del Risorgimento come la guerra di Crimea è stato anche l´occasione per il primo reportage di guerra. La fotografia ci offre grandi documenti, per esempio il ritratto della contessa di Castiglione, che tra l´altro amava molto farsi fotografare».
Poi ci sono i documenti veri e propri.
«Alcuni sono vere pietre miliari, come lo Statuto albertino che Vittorio Emanuele volle mantenere sfidando gli austriaci; i proclami di Moncalieri o il celebre Grido di dolore con le annotazioni autografe del re prima di farne un memorabile discorso che lanciò il Risorgimento in Parlamento. In mostra non ci sono solo documenti ufficiali, ma lettere e altre testimonianze personali. Tra l´altro, tramite una sorta di gioco di ombre cinesi alcuni "parlano" direttamente ai visitatori. C´è un dialogo tra due carabinieri, per esempio, sulla battaglia di Novara e sull´armistizio che portò al trono proprio Vittorio Emanuele».