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 2010  ottobre 02 Sabato calendario

FRASI DI VALENTINO ROSSI


Ducati. «In questi mesi ho dovuto pensare più seriamente a cosa fare nei prossimi anni. Non è stato facile ma ho capito che in Yamaha il mio lavoro era finito. Ho accettato questa sfida perché ho sentito la voglia di fare qualcosa di diverso. Quando sono arrivato in Yamaha la moto era molto meno competitiva della Ducati di quegli anni. Sono cambiati i tempi, sono passati gli anni e non sarà facile nemmeno questa volta».

Età. «Avevo bisogno di motivazioni perché alla mia età, dopo aver vinto così tanto, non basta vincere e divertirsi. Serve anche l’ambiente giusto e in Ducati mi è sembrato di individuare questo».

Rapporti. «I rapporti umani hanno contato molto sulla mia decisione perché un’altra cosa che mi ha convinto a lasciare la Yamaha è stata la situazione di Masao Furusawa, il general manager Yamaha Racing che quest’anno va in pensione. Per me la Yamaha era lui, io ho parlato sempre con Furusawa di questione tecniche e non solo; quindi mi mancherebbe troppo una persona importante».

Amori. «Anche le più belle storie d’amore finiscono ma ti rendono comunque felice perché ti lasciano un sacco di bei ricordi».

Soldi. «Non ho preso questa decisione per soldi, perché per me sono altre le cose che contano. Non l’ho fatto quando avevo 20 anni, figurarsi adesso. Ci tengo molto a precisare questa cosa: il mio ingaggio in Ducati è identico a quello che mi ha offerto Yamaha.

Prima donna. «Sono cambiate tante cose in Yamaha, anche io, perché a un certo punto non mi sono più sentito fondamentale. Prima c’ero solo io, adesso la Yamaha ha tanti piloti forti, con Lorenzo c’è anche Spies. Insomma, lo ripeto, il mio lavoro qui era finito».

Mille. «Pensando al futuro sono tranquillo perché penso al 2012, quando tutti ripartiremo da zero con le 1.000 cc. Sono molto felice per questa situazione perché insieme alla Ducati formeremo la Nazionale della moto».

Bar. «Fino a oggi tutte le volte che andavo al bar mi chiedevano perché non andavo in Ducati. Adesso è successo. Sono contento anche di come si siano svolte le cose, è stata una cosa graduale. Più passa il tempo e più mi convinco di aver fatto la scelta giusta».

Papà. «Ho sempre scelto il 46 perché è il numero che aveva mio babbo quando vinse la prima gara con la Morbidelli 250 nel 79».

Età/2. «Passare in Ducati è stata una scelta difficile perché gli anni in Yamaha sono stati fantastici. Ho fatto grandi gare e grandi imprese e mi sono divertito molto. Ma ho scelto di cambiare perché alla mia età le motivazioni sono importanti, io e il mio team abbiamo bisogno di nuovi stimoli».

Nomi e cognomi. «Nella vita e in pista bisogna riconoscere i propri errori: quando l’errore è mio lo dico tranquillamente perché è giusto attribuire le responsabilità così com’è giusto che vengano riconosciuti i meriti. Con nomi e cognomi».

Fan. «Ringrazio tutti i miei tifosi perché mai, per nemmeno un secondo, mi hanno fatto mancare il loro affetto e sostegno».

Morfina. «Devo dire che nei giorni dopo l’operazione alla gamba il morale era abbastanza alto, soprattutto perché ho scoperto di avere un buonissimo rapporto con la morfina».

Noia. «Ho anticipato il rientro dopo l’incidente perché a casa mi annoiavo».

Anima. «La moto non è solo un pezzo di ferro, anzi, penso che abbia un’anima perché una cosa così bella non può non avere un’anima».

Figli. «Mi piacerebbe molto di più avere una bambina che un maschio. Non lo so perché, forse solo perché mi piace l’idea».