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 2010  ottobre 02 Sabato calendario

RUSH FINALE PER IL TEATRO BOLSHOI

È considerato il simbolo del potere russo e, in quanto tale, non può non essere efficiente. Così il teatro Bolshoi di Mosca, che si trova vicino alla Piazza Rossa, per volere del presidente Dmitri Medvedev sarà riaperto entro il prossimo anno.
La struttura è chiusa dal 2005 per lavori di ristrutturazione.
direttamente dal governo, come il museo dell’Hermitage di San Pietroburgo. Bolshoi in russo significa grande, ma gli interventi sul teatro hanno mostrato lacune e incertezze. A inizio 2008 il Bolshoi sarebbe dovuto tornare a offrire spettacoli di alto livello, ma le lungaggini hanno preso il sopravvento: una quarantina di progetti si è succeduta senza arrivare al dunque. Così, a maggio dello scorso anno, Medvedev ha deciso di prendere personalmente in mano le redini dell’operazione, sottraendone il controllo al ministero della cultura. La promessa è che il Bolshoi riapra i battenti tra un anno con «La bella addormentata nel bosco», per il balletto, e con l’opera «Ruslan e Ludmilla» messa in scena da Tcherniakov.
Medvedev ha chiesto a Ziyavudin Magomedov, 38 anni, magnate del petrolio e presidente dei mecenati del teatro, di assumere il controllo del cantiere attraverso la società Summa. Tra luglio 2009 e la chiusura dei lavori i costi ammonteranno a 9 miliardi di rubli (215 mln euro), mentre non è stato possibile appurare quanto si è speso negli anni precedenti.
Un colpo d’acceleratore notevole, quello impresso dal presidente russo: adesso 3 mila persone lavorano al Bolshoi 24 ore su 24, tra cui mille esperti d’arte incaricati di restaurare le scenografie in base alle tecniche utilizzate a metà dell’800. Il Bolshoi, costruito nel 1824 sui resti del vecchio teatro Petrovka, andò distrutto nel 1853 a causa di un incendio. Così il sipario è stato ritessuto con lo stesso numero di fili dorati, lo stesso numero di pieghe e la stessa larghezza. Soltanto i vecchi simboli sovietici (falce, martello e la sigla Cccp) sono stati sostituiti da quelli della Russia: l’aquila a due teste e il nome della nazione.
E pensare che due leader russi, come Lenin e Stalin, avevano sentimenti contrapposti. Il primo odiava il teatro, simbolo dell’arte borghese: l’avrebbe raso al suolo volentieri, ma era utile perché, grazie alla sua capienza, poteva ospitare le affollate assemblee bolsceviche. Viceversa, Stalin era innamorato del Bolshoi: non solo assisteva regolarmente agli spettacoli, ma fece costruire una clinica di tre piani e appartamenti di servizio per gli artisti.
Il Bolshoi è noto anche per il suo immenso sotterraneo: sotto il palco, a una profondità di sei piani, due palcoscenici saliranno e scenderanno alternativamente. Uno è destinato alla danza, l’altro alla lirica. È stata anche realizzata una sala per concerti da 300 posti. Ma nel corso degli anni si sono susseguiti gli interventi per mettere in sicurezza il teatro, minacciato dallo scorrere del fiume Neglinnaya nel sottosuolo. Se tutto andrà per il verso giusto, nell’ottobre 2011 il glorioso Bolshoi potrà tornare a essere uno dei simboli chiave dello splendore moscovita.