Pier Giorgio Odifreddi, la Repubblica 2/10/2010, 2 ottobre 2010
Chi può dire di non conoscere persone lunatiche, o gioviali, o solari? Ma chi crede veramente che la Luna, Giove o il Sole le abbiano influenzate o le influenzino, per farle diventare ciò che sono? E, più in generale, che gli astri e le stelle abbiano, o abbiano avuto, un influsso sulla nostra vita e sul nostro carattere? Qualcuno che ci crede sicuramente c´è ancor oggi, almeno a giudicare dalla diffusione degli oroscopi in particolare, e dell´astrologia in generale
Chi può dire di non conoscere persone lunatiche, o gioviali, o solari? Ma chi crede veramente che la Luna, Giove o il Sole le abbiano influenzate o le influenzino, per farle diventare ciò che sono? E, più in generale, che gli astri e le stelle abbiano, o abbiano avuto, un influsso sulla nostra vita e sul nostro carattere? Qualcuno che ci crede sicuramente c´è ancor oggi, almeno a giudicare dalla diffusione degli oroscopi in particolare, e dell´astrologia in generale. Ma l´abitudine di guardare al cielo per capire cosa succede su questa Terra è antica, e almeno in origine aveva le sue giustificazioni prescientifiche. La Luna e i pianeti principali si muovono infatti all´interno di una stretta fascia della volta celeste, che si estende di pochi gradi attorno all´eclittica: cioè, al piano su cui il Sole sembra muoversi attorno alla Terra. Questa fascia contiene una dozzina di costellazioni, che il Sole sembra percorrere in successione durante l´anno. A queste costellazioni sono stati dati, probabilmente dai Babilonesi, dei nomi che ricordano in qualche modo ciò che succede nel periodo dell´anno in cui il Sole sembra percorrerle. Ad esempio, l´Ariete corrisponde al periodo della nascita degli agnelli. Il Toro, a quello in cui si usa l´animale per i lavori agricoli. La Bilancia, al momento autunnale in cui il giorno e la notte hanno circa la stessa lunghezza (l´equinozio). Il Cancro, a quello in cui il Sole inverte il suo percorso di ascesa in uno di discesa (il solstizio d´estate). Il Capricorno, a quello in cui succede il contrario e il Sole ricomincia ad arrampicarsi in cielo come una capra (il solstizio invernale). E così via. Sembra che in origine siano state dapprima isolate le costellazioni del Toro, dei Gemelli, del Leone e dello Scorpione, che sono le più luminose: esse appaiono già in monumenti babilonesi risalenti al dodicesimo secolo prima della nostra Era. In seguito furono individuate l´Ariete e il Sagittario. Il sistema fu poi completato con il Cancro, la Vergine, il Capricorno, l´Acquario e i Pesci. Da ultimo, lo Scorpione originario fu diviso in due, e si ottenne così la Bilancia. Il sistema completo consiste dunque di dodici costellazioni, ed era già in uso a Babilonia verso il Seicento prima della nostra Era. Poiché quasi tutte queste costellazioni hanno nomi di animali, l´intero sistema si chiama zodiaco (da zoon, «animale»). I periodi dell´anno in cui il Sole percorre in sequenza le varie costellazioni si chiamano segni zodiacali, e prendono i loro stessi nomi. E come punto di partenza dell´intero ciclo annuale viene convenzionalmente assunto il segno dell´Ariete, che è quello che corrisponde all´equinozio di primavera. Poco a poco, alle solide basi astronomiche dello zodiaco vennero però affiancate fragili estrapolazioni astrologiche. Gli aspetti scientifici e reali, legati al moto degli astri e al ciclo delle stagioni, finirono per diventare esoterici. E quelli antropologici e immaginari, legati alla vita e al carattere dell´uomo, presero il sopravvento. Ad esempio, un paio di secoli prima della nostra Era, Roma fu letteralmente invasa da schiere di astrologi, che vennero chiamati Caldei, per sottolineare le origini mesopotamiche della loro impresa: essi rimasero in voga fino all´epoca di Nerone, e poi lentamente decaddero. A indulgere nell´astrologia non furono però soltanto i ciarlatani, ma anche alcuni grandi scienziati, da Cardano a Galileo. Il primo, ad esempio, nel 1522 fece radiosi oroscopi all´arcivescovo di Edinburgo e al re d´Inghilterra: il primo fu impiccato quasi subito dai riformatori, e il secondo morì di tubercolosi l´anno dopo, costringendo lo scienziato a tornare di corsa in Italia. Il secondo, invece, praticò l´arte per arrotondare i proventi, e alle sue pratiche è dedicato l´intero Oroscopi e cannocchiali di Andrea Albini (Avverbi, 2008). Oggi naturalmente sappiamo che l´intera astrologia non è altro che una pseudoscienza, per molti motivi. Anzitutto, le costellazioni non esistono: sono semplicemente insiemi di stelle che noi raggruppiamo, perché ai nostri occhi appaiono vicine e di luminosità più o meno simile. Inoltre, la scelta delle costellazioni dell´eclittica è convenzionale: i Cinesi, ad esempio, privilegiano quelle circumpolari ed equatoriali, con identico «successo». In ogni caso, le costellazioni della fascia zodiacale sarebbero tredici, e non dodici: all´appello astrologico manca Ofiuco, o Serpentario. E poi, i segni astrologici hanno tutti una durata di circa un mese, mentre il Sole percorre le varie costellazioni in periodi che variano da due settimane a un mese e mezzo. Ma, soprattutto, i segni usati negli oroscopi sono tutti sbagliati! La precessione degli equinozi, scoperta scientificamente da Ipparco e raccontata mitologicamente da Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend in Il mulino di Amleto (Adelphi, 1983), sposta infatti la posizione del Sole all´equinozio di primavera di un segno ogni circa 2150 anni. Quelli che credono di essere dell´Ariete, essendo nati fra il 21 marzo e il 19 aprile, lo sarebbero stati nell´antichità, ma oggi sono dei Pesci, e tra pochi anni saranno dell´Acquario. Non sarebbe veramente straordinario che gli oroscopi funzionassero davvero, pur basandosi su una teoria che fa acqua come un colabrodo cosmico?