Maurizio Ferraris, la Repubblica 2/10/2010, 2 ottobre 2010
Sui giornali, alla tv, alla radio, sul computer o al telefonino, milioni di persone sentono o leggono ogni giorno una cosa vecchia come i Caldei, l´oroscopo
Sui giornali, alla tv, alla radio, sul computer o al telefonino, milioni di persone sentono o leggono ogni giorno una cosa vecchia come i Caldei, l´oroscopo. Tra questi milioni di utenti di notizie singolarissime, perché si presentano come profezie e si indirizzano direttamente al lettore, pochi direbbero di crederci davvero, e avrebbero ragione. In fondo, se la vita di una persona non è completamente condizionata dai suoi geni, per quale motivo dovrebbe subire l´influsso di stelle lontane, e oltretutto imprecise, di stelle più letterarie che astronomiche? Pur non essendo un razionalista puro e duro, visto che nella Dialettica dell´illuminismo aveva stigmatizzato la pretesa moderna di essersi liberati una volta per tutti dall´irrazionale, sembra sulle prime sorprendente che Adorno, filosofo laico e secolarizzato del Novecento, si metta a studiare gli oroscopi del Los Angeles Times dal novembre 1952 al febbraio 1953 (il frutto è il saggio Stelle su misura, che Einaudi ripubblica a metà ottobre dopo venticinque anni). Che cosa va cercando? Non il futuro, e nemmeno il passato mitico e magico, ma semplicemente il presente, la mentalità della società americana, in quanto avanguardia della civiltà di massa. Adorno ci va giù pesante, con uno stile sofisticato e sarcastico (uno stile in cui, per esempio, questa aggettivazione sarebbe immediatamente bollata come piccoloborghese). Il consultatore di oroscopi è un potenziale utente di jazz (il male assoluto o quasi per l´Adorno filosofo della musica), una persona dipendente, ansiosa, conformista, semicolta, narcisista e rassegnata, il cui rappresentante esemplare è - scrive Adorno in un accesso di politicamente scorretto - "il tipo di donna anziana coatta e isolata". L´astrologia da giornale è uno spiritismo di buon senso, non solo perché non evoca i fantasmi, bensì le stelle, ma perché i consigli dati in nome delle stelle si potrebbero benissimo dare anche senza di loro, e sono pressappoco «lavorate, non perdete le staffe, state buoni, rispettate i superiori, non parlate a sproposito». Ci manca solo il suggerimento di lavarsi i denti. Una "superstizione secondaria", non creduta sino in fondo perché confligge con altre parti del senso comune di adulti del ventesimo secolo. Adorno non si indigna, come avrebbe fatto Popper, per la infondatezza epistemologica dell´astrologia, ma per la debolezza di mente e ancor più di ceto dei suoi utenti. Il titolo originale è Stars down to earth, "stelle terra a terra", stelle alla portata di tutti. Probabilmente un aristocratico occultista non farebbe scandalo, per Adorno: scandaloso è l´oroscopo massmediatico e chi lo legge. Quelle di Adorno sono pagine esplicitamente debitrici della psicoanalisi, di cui condividono molte categorie, a partire dal disagio della civiltà, e il conseguente assunto che la vita sia essenzialmente patologia. Si può ben capire la causa di tanto malumore, in un Adorno preso tra lo choc culturale del suo incontro con la civiltà di massa americana e il ricordo recentissimo di masse di persone dipendenti, ansiose, conformiste e narcisiste che avevano dato, in Germania, il loro assenso incondizionato a un dittatore con una personalità dipendente, ansiosa, conformista e narcisista, e che indulgeva non poco agli oroscopi e alla magia. Da allora i tempi sono cambiati, e con loro sono mutati gli oroscopi. Oggi è difficile trovare un consiglio come quello che il Los Angeles Times raccomandava al Cancro per il 14 dicembre 1952: «Frequentate il culto, poi continuate a vivere religiosamente», e casomai può accadere di trovare nell´oroscopo cult di Rob Brezsny su Internazionale una citazione non ovvia di Nietzsche circa la natura labirintica dell´Io, e un commento che non stonerebbe nella Dialettica dell´illuminismo: «Nietzsche vuol dire che la chiarezza, la sicurezza e la determinazione sono lussi che l´io si concede, ma non corrispondono al nostro essere più profondo» (per i Pesci, 24 settembre 2010). Nella stessa settimana, e sempre per i Pesci, su D Marco Pesatori menziona Spinoza e consiglia l´ascolto di Scarlatti, che non è precisamente il jazz. Ma è anche vero che noi oggi, per assuefazione o rassegnazione, siamo diventati troppo teneri con il mondo circostante e con l´universo amministrato. Posto tuttavia che non siamo convinti che il nostro destino stia scritto nelle stelle che cosa cerchiamo negli oroscopi mediatici, cioè in una giungla lussureggiante che va dalle laconiche sentenze della compianta Linda Wolf («Acquario: non agite precipitosamente») sino alle dissertazioni dotte e barocche di Pesatori? A un certo punto Adorno riporta l´idea di Herta Herzog (la pioniera degli studi in materia) secondo cui i teleromanzi a puntate seguono la formula "Prima guai, ma alla fine tutto si accomoda", e vede l´analogia con il racconto dell´oroscopo. Adorno però sembra scartare questa pista, considerandola come secondaria, mentre a mio avviso è centrale. Quello che si chiede all´oroscopo è lo script della nostra vita, e questo non vale solo per gli oroscopi, perché la formula "Prima guai, ma alla fine tutto si accomoda" è il tema dell´arte in generale, piccola ma anche - ecco che cosa Adorno non avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura - grande. Ecco il punto: agli oroscopi chiediamo quella stessa funzione socializzante ("di che segno sei?") e di catarsi che si cerca nei miti antichi e nelle mitologie moderne o postmoderne: una narrazione che ci faccia sentire parte di una comunità e ci tranquillizzi, fosse pure soltanto mettendo ordine negli eventi. Rispetto al narratore classico, la pretesa dello scrittore di oroscopi sta nel rivolgersi proprio a noi, e più che di "stelle su misura" si potrebbe parlare di "racconti su misura": c´è posta per te, ogni giorno, il messaggio dell´imperatore è arrivato proprio a te attraverso il geniale espediente dei segni zodiacali, lo trovi tra la pagina dello psicologo e quella dei cuori infranti (del resto, Brezsny l´ha detto chiaro e tondo qualche anno fa: «Scrivo delle lettere d´amore ai miei lettori»). Ecco perché si può leggere l´oroscopo senza credere all´astrologia, proprio come si può piangere per Anna Karenina pur sapendo che è un personaggio fittizio. All´oroscopo di giornale non chiediamo previsioni, ma prospezioni e prospettive, il Senso, nella sua forma più semplice e cordiale, cioè appunto la Narrativa. L´oroscopo mediatico è un breve racconto a lieto fine i cui protagonisti siamo noi. Da qualche parte, nelle stelle, forse, ma di sicuro nel computer di un astrologo, qualcuno si è preso la briga di scrivere la sceneggiatura della nostra vita. Che dunque non soltanto (e malgrado le infinite prove contrarie) ha un senso, per giunta scritto in alto loco, ma un senso positivo, perché (ecco che cosa dice l´oroscopo tutti i giorni, e anche qui malgrado le infinite prove contrarie e contro ogni evidenza razionale) alla fine "andrà tutto bene".