Rubina Affronte, La Stampa 29/9/2010, 29 settembre 2010
In fondo alla stanza di Elena, una bambina di cinque anni che sta per essere sfrattata assieme alla sua famiglia, c’è Rubina Affronte
In fondo alla stanza di Elena, una bambina di cinque anni che sta per essere sfrattata assieme alla sua famiglia, c’è Rubina Affronte. Esce dalla finestra, si arrampica sull’impalcatura dove hanno appeso lo striscione, regola il microfono e dice: «L’ufficiale giudiziario non si avvicina, il nostro presidio sta dando solidarietà». Indossa un pile blu con il cappuccio, una sciarpa scura, scarpe da ginnastica bianche. Quando ci vede arrivare in Lungo Dora Voghera, con i fotografi e tutte le curiosità che ben immagina, per un attimo sembra spaventata. Ha 24 anni. Sa che siamo qui per lei. Per la militante del centro sociale Askatasuna che l’8 settembre, durante la festa del Pd, ha lanciato un fumogeno contro il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Sa che siamo qui perché lei è la figlia di un magistrato. E sa che di tutto questo vorremmo parlare. A lei però interessa sollevare l’attenzione sul caso della famiglia di Elena. E lo dice subito. Così diventa un incontro a carte scoperte. Alle 9 di mattina, insieme a altri ragazzi di Askatasuna, Rubina Affronte torna sulle barricate. «Veramente io non me ne sono mai andata - spiega - sabato ero alla manifestazione contro la Tav. Ora siamo qui per resistere insieme a questa famiglia». E’ lei che cura il progetto sull’emergenza abitativa. Ma tutti aspettano al varco l’ufficiale giudiziario che deve notificare lo sfratto: «Perché senza notifica, i tempi si allungano e per un po’ potranno stare ancora a casa loro...». Nei giorni scorsi, tutte le più importanti trasmissioni di approfondimento giornalistico hanno cercato Rubina Affronte, la volevano in studio. Ha sempre rifiutato, anche su consiglio del suo avvocato. Per questo, adesso, ripete due volte lo stesso concetto: «Chiedo onestà intellettuale, di non confondere i piani». E per onestà intellettuale bisogna dire alcune cose. A un certo punto al microfono va la maestra di Elena - la scuola è proprio davanti al palazzo dello sfratto - e quasi scoppia a piangere: «Sono troppo emozionata. Non mandatela via, non è giusto...». Poi parla la signora Ernesta Antonucci, di ottant’anni, coinquilina della famiglia che sta rischiando di ritrovarsi sulla strada: «Non sfrattateli, vi prego». C’è un dramma familiare in corso. Un dramma autentico. E la mamma di Elena dice: «Questi ragazzi sono gli unici che ci stanno dando una mano». Ma Rubina Affronte è anche la ragazza del fumogeno, per cui molti hanno chiesto l’arresto e evocato gli Anni di Piombo. «Io non avrei mai voluto che una battaglia collettiva per difendere un diritto fondamentale - come il lavoro, come la casa - diventasse una questione personale. Chi è Rubina Affronte... Cosa fa Rubina Affronte e cosa pensa...». Tutti abbiamo scritto di suo padre, che fa il pm a Prato: «Tirare in ballo questa cosa è stato veramente vergognoso. Gli errori o meno dei figli non devono ricadere sui genitori». Le domandiamo: perché avete impedito a Bonanni di parlare? Vi sembra democratico? «Io penso, anzi noi pensiamo - risponde - che la democrazia sia avere pari diritti e pari opportunità. Ma è differente per chi parla per tanti altri, come nel caso di milioni di operai. E quindi, secondo noi, era importante non far parlare». Impedirgli di parlare è democrazia? «Non era impedire di parlare a una persona. Ma a chi, con quelle parole, mette in pericolo i diritti fondamentali di milioni di lavoratori». Cosa c’entrano Bonanni, la Tav e l’emergenza abitativa? «Sono tutte situazioni in cui i diritti fondamentali vengono violentati». E lo rifaresti quel lancio? «Questa è una domanda a cui non voglio e non posso rispondere».