Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 30/09/2010, 30 settembre 2010
RADIO3 NE HA 60
Fotografie che parlano, suoni che si vedono: è la sfida della mostra «La voce delle immagini», ideata per celebrare i 60 anni di Radio3 e inaugurata ieri nel foyer dell’Auditorium Parco della Musica. Protagonisti, sette grandi fotografi italiani: Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Vittore Fossati, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Walter Niedermayr, Francesco Radino. A ognuno di loro è stato chiesto di prestarsi a un esperimento: presentare una selezione di immagini abbinate a un brano musicale, che si ascolta attraverso le cuffie che i visitatori troveranno sulle panche in legno davanti alle pareti dove le sono appese le foto. Succede questo: ci si siede, si indossano le cuffie e lamusica a poco a poco, quasi per magia, si insinua nelle immagini e le fa vivere. Così davanti alle marine vuote e luminose di Jodice, che l’artista ha accompagnato con il suono delle onde, sembra di vedere la superficie dell’acqua incresparsi e si percepisce l’odore del salmastro. Oppure, nelle grandi vedute di Gerusalemme e Ramallah scattate da Castella si avverte il movimento degli abitanti dentro le case bianche e nei vicoli; un miracolo ottenuto con un brano musicale di The Como Drum Band. «Fu registrato sul campo in Mississipi dal ricercatore George Mitchell per riflettere sull’interazione tra la dinamica della musica e la dinamica delle immagini, cioè su quell’aspetto di proiezione quasi tridimensionale dei suoni come fossero figure», spiega Castella. Divertono le immagini di Basilico - che fa vedere le impronte lasciate su un sedere quando si alza dalle poltrone o dai dondoli rivestiti con fili di plastica - accompagnate dalle percussioni di Max Roach. Affascinano le mistiche melodie di Amelia Cuni, che si ascoltano guardando le foto scattate da Radino a Benares.
«La mostra - dice Marino Sinibaldi direttore di Radio3 - vuole spezzare il limite del solo ascoltare e del solo vedere. La sfida nasce dal provare a far vedere quello che non si può vedere». La stessa sfida che ha sempre perseguito Radio3, fin dall’inizio delle trasmissioni, il primo ottobre del 1950, in un’Italia «ancora povera, chiusa, senza scuola di massa né società dei consumi». E chi la progettò «credeva nella cultura come leva di progresso, utile alla ricostruzione di un paese da poco uscito dalla guerra e proiettato verso il progresso. C’erano una consapevolezza e un coraggio di cui oggi abbiamo nostalgia». Sessant’anni fa, la prima giornata del terzo programma, che si differenziava dalle altre reti chiamate ancora Rete Rossa e Rete Azzurra, fu raffinata e tematica, dedicata al mito di Orfeo, con una conversazione di Emilio Cecchi e la proposta di tre opere di qualità: l’Orfeo di Monteverdi, quello di Stravinskij e l’Orfeo all’Inferno di Offenbach. Programma che, con i suoni e le parole di oggi, verrà riproposto la sera del primo ottobre, giorno del compleanno, a conclusione di una lunga maratona in diretta dagli studi di via Asiago, con la partecipazione di attori, musicisti, scrittori e poeti. La festa continuerà per tutto il mese con convegni, serate speciali e concerti.
Lauretta Colonnelli