Massimo Gaggi, Corriere della Sera 29/09/2010, 29 settembre 2010
COSI’ MR RIGGIO SFIDA IL FUTURO DEI LIBRI
La battaglia col miliardario californiano amico dei Clinton che voleva sottrargli il controllo della sua creatura, Barnes & Noble, l’ ha vinta. All’ assemblea di ieri Ron Burkle è uscito sconfitto su tutti i fronti: non è riuscito a portare i suoi uomini nel consiglio d’ amministrazione del gigante mondiale delle librerie né ha potuto cambiare le regole della società che ostacolano la sua ascesa nel capitale oltre l’ attuale 19%. Ora, però, Leonard Riggio - battuto il suo nemico mortale con la grinta del figlio di un pugile siciliano diventato tassista a New York che è cresciuto a Bensonhurst, distretto di frontiera nel cuore di Brooklyn - deve compiere un’ impresa anche più difficile: trovare un nuovo modello di business per la grande catena dell’ editoria di carta da lui creata partendo, nel 1971, da un’ unica libreria sulla Quinta Strada di Manhattan da lui rilevata quando stava per fallire. A 69 anni, Leonard deve ritrovare la brillantezza dell’ imprenditore che fu capace di inventare un nuovo modo di vendere i libri: il «giant big box», il «superstore» nel quale la gente può leggere e comprare volumi, riviste e dvd, ma può anche mangiare, ascoltare conferenze, intrattenere i bimbi in angoli a loro dedicati, incontrare amici. Fu un successo travolgente, ma anche la fine dei librai tradizionali. I suoi 720 supermarket della carta stampata (più altri 600 negozi «tradizionali») hanno costretto gran parte delle vecchie librerie a chiudere i battenti. Poi, però, sono arrivate la crisi dell’ editoria, la rivoluzione digitale, Amazon e il boom delle vendite online, il libro elettronico. Riggio ha cavalcato tutte le onde, mettendo in piedi la sua rete di vendite via Internet e tentando fin dal 2001 - quando tecnologia e mercato non erano ancora maturi - la strada dell’ «ebook». Ma il gruppo, inesorabilmente, ha cominciato a perdere terreno: quello dei libri sta diventando un mercato sempre più difficile. Il Nook, il lettore elettronico con cui Barnes & Noble ha risposto al Kindle e all’ iPad, vende bene ma ha la quota di mercato più piccola. E, poi, è sempre più difficile per chi deve offrire ai clienti un catalogo completo di opere, contrastare la concorrenza dei supermercati «generalisti», da Wal-Mart a Costco, che vendono solo i best seller sui quali sono in grado di praticare sconti eccezionali. Così la catena che era considerata dagli uomini di cultura americani il mostro che aveva distrutto le vecchie librerie sostituendole con piazze chiassose, ora viene difesa da autori, editori e lettori abituali come l’ ultimo baluardo - assieme ad altre catene più piccole e ancor più pericolanti come Borders - del regno dei libri. Burkle, un imprenditore che ama essere protagonista della vita mondana e che è diventato miliardario coi supermercati, voleva trasformare i superstore B&N in luoghi dove si possono comprare molte altre cose, oltre a saggi e romanzi. Riggio, uomo molto riservato e pragmatico, resterà più fedele all’ impostazione originaria, ma senza rigidità o preclusioni. Lui non ha mai preteso di essere un uomo di cultura: «Guadagno coi libri come potrei farlo vendendo altro. Gli intellettuali non mi amano perché faccio profitti. Non capiscono che, se non fai soldi, non c’ è business». Criticato per aver portato i suoi parenti nella società e per alcune operazioni finanziarie non del tutto trasparenti, Leonard ha avuto comunque la lucidità, quando le cose si sono messe male e il vento ha cominciato a gonfiare le vele dell’ editoria digitale, di far dimettere il fratello Stephen, divenuto amministratore delegato della società, sostituendolo con William Lynch, il capo della divisone online di B&N. Ora deve ristrutturare il gruppo chiudendo le librerie che costano troppo o non incassano abbastanza (compresa quella, celeberrima, sulla Broadway, davanti al Lincoln Center di New York), investendo sempre più nell’ editoria elettronica, compresa la stampa «istantanea» dei volumi in libreria. Cercherà di far diventare i suoi «store» una sorta di terminale fisico di un «social network» digitale legato alla lettura. Impresa non da poco: Wall Street, dove ieri il titolo è sceso di un altro 2,5% dopo aver perso negli ultimi anni i due terzi del suo valore, non scommette su di lui, lo considera un uomo del passato. Riggio è deciso a smentirli anche cercando nuovi soci e partner con nuove idee. Non sarà facile, operando in uno dei settori oggi più problematici.
Massimo Gaggi