Valentino Parlato, il manifesto 29/9/2010, 29 settembre 2010
COME TI SVALUTO AUTORE, EDITORE, LIBRAIO, LETTORE
Certo è triste che la sinistra debba battersi contro i deboli a favore dei potenti, sostenere gl’interessi del fatturato (di Berlusconi) contro la ricerca e del mercato selvaggio contro la qualità, ma è quello che sta succedendo intorno alla nuova, tanto attesa, tanto sperata, legge sul prezzo del libro, che proprio ieri si è cominciato a discutere in Commissione Cultura del Senato.
Questa legge viene proposta da Ricardo Franco Levi, deputato Pd, stretto collaboratore di Romano Prodi, che da anni si batte perché in Italia ci sia una regolamentazione del prezzo del libro, come c’è ormai in tutti i paesi civili (con l’eccezione dell’Inghilterra, che ha preso un’altra strada distruggendo le proprie librerie ed edizioni indipendenti).
Allora perché questa legge è una presa in giro? Perché fissa un tetto del 15% di sconto su tutti i libri, novità comprese (sconto già altissimo rispetto a leggi serie come quella francese, tedesca, olandese, spagnola...), ma poi consente agli editori di fare campagne promozionali per 11 mesi l’anno, cioè sempre tranne a Natale. Fatta la legge trovato l’inganno, si dice, ma in questo caso ci si è premuniti e l’inganno è già legge.
Certo è strano andare contro uno sconto che sembra aiutare la lettura e la diffusione del libro, ma se si presta un po’ più di attenzione, si capisce che non l’aiuta affatto. Il risultato non è più libri a poco prezzo per tutti, ma pochi libri a prezzo ridotto, mentre il resto dell’offerta editoriale scompare dietro i tavoli degli sconti e diventa inaccessibile. E dunque meno scelta, meno varietà, meno qualità.
Solo i grandi gruppi editoriali, infatti, che possiedono tutta la filiera libraria - editori, distribuzione, librerie - possono permettersi sconti e promozioni quasi illimitati. Editori e librai indipendenti vengono tagliati fuori da questo mercato, mentre le librerie di catena propongono solo un numero esiguo di best-seller, imposti dai grandi gruppi, primo fra i quali, naturalmente, il gruppo Mondadori.
E allora perché un uomo di sinistra, spalleggiato dall’Aie (Associazione italiana editori) e dall’Ali (Associazione italiana librai) si batte accanitamente per questa legge? Perché sostiene che questo è l’unico compromesso che è riuscito a strappare a Mondadori! Ammette, cioè, che ancora una volta una legge viene fatta per difendere gl’interessi di pochi, pochissimi, contro molti, moltissimi. E in questo caso specifico, del fatturato contro la cultura.
Come giornale indipendente, ci sentiamo parte di questa lotta a difesa degli editori e dei librai indipendenti, che vogliono con forza una legge, ma una buona legge e chiedono che questa venga modificata, per ridare al libro il suo valore.
Così come al manifesto vengono tagliati gli aiuti pubblici, allo stesso modo si lascia che l’editoria indipendente scompaia. Si svaluta l’editore che cerca e scopre, si svaluta il libraio che gli apre le porte e il lettore che pensa e sceglie. Che a dar fastidio sia proprio la parola «indipendente»?
In Francia, a sostenere la legge sul prezzo del libro era stato per primo Jérome Lindon, il mitico editore delle editions de Minuit, la casa editrice nata nella clandestinità durante la Resistenza. Credo che bisognerebbe seguire il suo esempio e ridare alla sinistra i suoi veri obiettivi.