Marinella Correggia, il manifesto 28/9/2010, 28 settembre 2010
LA GRANDE MURAGLIA VERDE
Una sterminata barriera vivente di alberi piantumati sta crescendo in Cina. Battezzata «Grande muraglia verde», è destinata a fermare il deserto e a combattere i cambiamenti climatici. Nel 2050 dovrebbe arrivare a coprire 400 milioni di ettari: il 40% della superficie del paese. In Cina c’è già la più grande foresta al mondo che sia stata piantata. Copre oltre 500.000 chilometri quadrati. Il Partito comunista ha annunciato di aver raggiunto quest’anno l’obiettivo di una copertura forestale pari al 20% del territorio. Ma si va avanti: la Grande verde muraglia dovrebbe allungarsi su una distanza di 4.480 chilometri dalla provincia di Zinjiang nel remoto ovest alla provincia di Heilonjiang a est. Il progetto iniziò nel 1978 e tre anni dopo il Congresso del popolo approvò una risoluzione che assegnava a ogni residente maggiore di 11 anni il compito di piantare ogni anno almeno tre alberi (pioppo, eucalipto, larice o altri).
Nell’ultimo decennio i cinesi - anche i membri del partito e i funzionari - hanno piantato 56 miliardi di alberi. In un solo evento lo scorso aprile, secondo il giornale «People’s Daily», i cinesi che piantavano alberi sono stati due milioni. Nel 2009 la Cina ha riforestato 5,88 milioni di ettari: due volte e mezza il resto del mondo tutto insieme, «il più grande sforzo di riforestazione che il mondo abbia mai visto» ha riconosciuto Al Gore, campaigner ed ex vicepresidente statunitense.
La Grande muraglia arborea si inquadra nell’impegno multisettoriale nazionale per contrastare il caos climatico. Ne hanno ben donde, perché la Cina già nel 2007 ha sorpassato gli Stati Uniti nel primato delle emissioni di gas serra; non deve sorprendere perché il paese, «fabbrica del pianeta», si accolla anche le emissioni relative all’uso del «made in China» da parte dei consumatori di tutti il mondo uniti. La Cina ha investito in tecnologie più sostenibili e sta chiudendo per legge migliaia di impianti inquinanti, ma è criticata per l’eccessiva lentezza e la non adesione a standard internazionali.
Tornando alla riforestazione, quanto è davvero benefica? Certo occorre fermare i deserti dell’ovest e del nord. In un rapporto del 2006 alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione, il paese risultava avere 2,63 milioni di chilometri quadrati di deserto: il 27% del territorio, rispetto al 18% del 1994. E le terre inerbite si sono ridotte di 15.000 chilometri quadrati dall’inizio degli anni 1980 a oggi. Più alberi, più carbonio non spedito in atmosfera; e visto che la Cina non ha quasi più foreste originali, tanto vale rifarle.
Ma non è tutto così verde, anche se il governo utilizza la Grande muraglia verde come propaganda. L’eminente botanico Jiang Gaoming dell’Accademia cinese delle scienze sostiene che l’opera arborea in diverse aree ha accelerato il degrado ecologico, stressando le preziose risorse idriche in aree aride e semiaride, perché sono state scelte varietà (a rapida crescita) non native. Un altro esperto, della Inner Mongolia, ha spiegato all’Inter Press Service che in effetti il muro ha frenato un po’ il deserto, ma c’è il rischio di un impatto negativo sulle specie animali. E che comunque la Grande muraglia verde non è abbastanza: il degrado degli ecosistemi infatti non è stato invertito.
Fuor di Cina, una ricerca Usa ha trovato che convertire terre agricole a foresta può ridurre la quantità di carbonio assorbita dal suolo e la capacità di quest’ultimo di degradare il metano. Debolezze che riducono l’indubbia efficacia climatica degli alberi.