FRAMMENTI, 30 settembre 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ELKANN, JOHN JACOB
PHILIP"
2010
[Spin-off in casa Fiat, si profila la scissione tra le attività auto e il resto (camion Iveco e macchine agricole Cnh)]. A Marchionne e […] John Philip Elkann, questa struttura del gruppo non piace più. A metà settembre i soci della Fiat saranno chiamati in assemblea per approvare un piano che prevede di togliere dall’azienda ciò che non fa parte dell’auto. Fiat Group continuerà a essere guidata da Marchionne e John Elkann […]. [Si scorporano le produzioni di trattori e tir:] […] per consentire all’auto da una parte e ai camion e ai trattori dall’altra di diventare, come ha detto John Elkann, «due società forti con ambizioni, obiettivi, persone pronte a realizzarli» […]. “Non si può più vivere nel mondo delle favole”, ammonisce John Elkann. […] «Una svolta», annuncia agli azionisti John Elkann.
Fonte: Salvatore Tropea, Affari & Finanza 27/9/2010; Il Foglio 17/09/2010; vedi frammento 1390048 e 217787; Luca Piana, L’espresso 19/8/2010.
[Intervista a Beppe Modenese, presidente onorario della Camera nazionale della moda italiana]. Perché hanno chiamato lei a organizzare il matrimonio di John Elkann, erede dell’impero Fiat, con Lavinia Borromeo? «Perché sono amico sia degli Elkann che dei Borromeo. È stato il mio regalo di nozze. Diciamo pure regalone: ci ho lavorato tre mesi». Accidenti. «Ho scelto il posto: 700 invitati sull’Isola Madre, al centro del lago Maggiore. Ho scelto le decorazioni. Ho scelto le musiche e l’illuminazione. Ho scelto il menù». Gianfranco Vissani? Gualtiero Marchesi? «Daturi e Motta, catering di Torino».
Fonte: Stefano Lorenzetto, il Giornale 19/9/2010.
[Sul] La vicenda dell’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo […] John Elkann […] a nome dell’accomandita che controlla la Fiat, lascia che sia Sergio Marchionne a decidere la strategia. Riservandosi di mandare via l’ad se i piani aziendali e le azioni per applicarli non abbiano successo.
Fonte: vedi frammento n. 1390721.
[John Elkann e Sergio Marchionne hanno brindato:] Il primo tentativo di vendita della Cinquecento negli Usa ha fatto bingo: 500 esemplari […] «Prima Edizione» sono stati venduti via Internet […] in appena cento minuti. […] il rapporto di Marchionne con John e con i suoi collaboratori non potrebbe essere migliore.
Fonte: Sergio Luciano, ItaliaOggi 21/9/2010.
[Gianni Minoli e la puntata de “La storia siamo noi” sul decennale della morte di Edoardo Agnelli. Pare che l’autopsia non sia stata fatta e ci fossero dei dubbi sul suicidio:] «anche se John Elkann ci ha aperto tutte le porte» […] [per fare chiarezza sul caso]. […] E’ un caso che il suicidio di Edoardo avvenga all’indomani della richiesta dell’avvocato di firmare un atto che lasciava il comando fiat in mano a john elkann?
Fonte: Gigi Moncalvo, Libero 17/09/10; Enrico Mannucci per "Sette" del "Corriere della Sera"- dagospia.
[Assemblea azionisti RCS]. […] decisione del socio Fiat (il secondo azionista dopo Mediobanca) di sostituire il suo rappresentante: non sarà più l’ex presidente del Lingotto, Luca Cordero di Montezemolo, ma John Elkann, in quanto quest’ultimo ha preso il posto del primo alla presidenza della Casa torinese. […] per ribadire che Rcs è una “partecipazione strategica” della Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Fonte: Il Foglio 8/09/2010; Gianluigi Da Rold, Libero 10/09/10.
John Elkann piomba al centro sportivo di Vinovo per dare una scossa, l’ennesima, a una Juve che non ne ingrana una. Non è solo, l’allora vicepresidente della Fiat: con lui il cugino Andrea Agnelli […].
[Andrea, un altro Agnelli alla presidenza della Juventus. John controlla comunque il club e gli ridà prestigio senza tuttavia intervenire in prima persona. Chiedendo ad Andrea] […] com’è il suo rapporto con il procugino John. Chi lo fa prende questa risposta: “Noi stiamo vivendo come famiglia un momento di profonde trasformazioni, dove diverse persone di noi hanno un ruolo di responsabilità sia interne che verso il mondo esterno. In primis non posso che pensare a mio cugino John […] siamo una generazione di trentenni che […] ha dovuto assumersi delle responsabilità molto importanti. […] il mondo del calcio è un mondo che va molto veloce e procura il rischio di bruciarsi, però l’unione e la compattezza che abbiamo in famiglia fa sì che questo rischio possa essere attenuato perché tutte le decisioni vengono quasi sempre condivise. Con John noi abbiamo un rapporto e un confronto continuo e costante perché cerchiamo di ragionare su tutte le varie problematiche delle partecipate di Exor. Quindi noi ci vediamo regolarmente per discutere di questa o quella società, di questo o quel manager, di questo o quel problema a cui andiamo incontro. Quando la situazione della Juventus ha iniziato a precipitare l’anno scorso abbiamo anche cominciato a parlare di quale sarebbe stato il miglior assetto per la Juventus per la stagione 2010/2011. Nel fare questi ragionamenti assieme abbiamo condiviso che il miglior modo era quello di prendere un[a] posizione diretta come famiglia e quindi, essendoci le condizioni per poter far bene, abbiamo poi deciso che io mi assumessi la responsabilità diretta”.
[John e Andre a Vinovo]. Jaki dirà a tutti piùo meno questo: «Lui [Andrea] sarà il riferimento costante della famiglia».
Nella decisione pesano equilibri familiari: John Elkann bi presidente di Fiat ed Exor ha bisogno dell’appoggio del terzo azionista (9,92) dell’Accomandita Giovanni Agnelli.
Fonte: TEODORO CHIARELLI, La Stampa 29/4/2010, pp. 12-13; Beppe Di Corrado, Il Foglio 3/09/2010; Ettore Boffano, la Repubblica 29/4/2010; Roberto Perrone, Corriere della Sera 29/04/2010.
[Sulla breve stagione della Fiat guidata da Giuseppe Morchio nel periodo di malattia di Umberto Agnelli. John Elkann:] ”L’ingegner Morchio fece sapere a Gabetti e a Franzo Grande Stevens che era sua intenzione convocare un consiglio di amministrazione al quale sottoporre la proposta dell’assunzione del doppio incarico, di presidente e amministratore delegato. Da tempo però noi avevamo considerato che, per il buon funzionamento dell’azienda, fosse necessario tenere distinti i due ruoli. Un equilibrio adeguato che non avevamo intenzione di modificare. Il 31 maggio c’era l´assemblea della Banca d´Italia e Morchio voleva essere sicuro di arrivare a quell’appuntamento con il doppio incarico. Noi ritenemmo che ciò non fosse possibile”. [Morchio uscì dalla Fiat].
Fonte: Salvatore Tropea, ”la Repubblica” 6/3/2010.
[Sull’eredità della famiglia Agnelli, le posizioni di Margherita e del figlio John]. Margherita fu liquidata alla morte del padre [l’Avvocato Gianni Agnelli] con una cifra di circa un miliardo, comprensiva della rinuncia a pretese sulla quota Fiat, andata per volontà dell’Avvocato direttamente al nipote John Elkann (primogenito di Margherita).
[…] a John Elkann, il nipote scelto come leader dal nonno […], le chiavi della Fiat, a Margherita un complesso di attivi valutabile in 1,2 miliardi e alla moglie dell’Avvocato poco meno di trecento milioni e un vitalizio di sette milioni l’anno. […] E’ l’avvocato Gamna a trattare nel 2003 e nel 2004 per conto di Margherita e a raggiungere l’accordo […] [Intervista a Gamna]. «[…] la madre di Margherita, che possedeva l’altro 37,5 per cento, aveva già espresso la volontà di cedere o donare la sua quota al nipote John, rendendo così impossibile a Margherita di salire in termini percentuali e confinandola così a un’eterna minoranza senza poteri». […] «[…] Ma penso che Margherita non abbia mai davvero accettato il ruolo attribuito da suo padre a suo figlio John, molto legato anche affettivamente a Gabetti e Grande e che lei vedeva come usurpatore della funzione di capofamiglia. Com’è noto, la designazione di John a quel compito proveniva dall’Avvocato e, in vita di suo padre, Margherita mai la contestò. […]». […] il marito di Margherita fu licenziato in tronco nell’autunno del 2005, dopo che l’accordo ereditario era stato firmato. Non proprio un gesto pacificatore da parte della famiglia, non trova? «Concordo con lei, Margherita in realtà fu molto scossa dal licenziamento di suo marito. Licenziamento, anche a mio parere, quanto mai inopportuno. E che scatenò una grande rabbia nei confronti del figlio John e dei principali consiglieri di quest’ultimo. […]».
Fonte: PStef, il Giornale 5/9/2010, pagina 9; Nicola Porro, il Giornale 26/4/2010, pagina 1.
Margherita, che ormai da quattro anni va dicendo di essere stata truffata dal figlio, John Elkann, da Gabetti e da Grande Stevens.
Fonte: WALTER GALBIATI, la Repubblica 4/9/2010.
Margherita vuol sfilare la Fiat a John? «Se il patto del 2004 fosse nullo, si annullerebbe anche il trasferimento delle azioni a John, che finirebbe per perdere quel ruolo ai vertici Fiat che il nonno aveva voluto per lui. Difficilmente però Margherita intende giungere fino a questo punto. Fa anzi trasparire la volontà di dividere con la madre l’eventuale patrimonio aggiuntivo senza toccare gli accordi già raggiunti. Ma nell’atto di citazione, lascia anche capire che, costretta, potrebbe far sentire gli effetti della sua azione anche in Fiat».
Fonte: Ettore Boffano, Paolo Griseri, la Repubblica 1/6/2010.
John Philip Elkann ha un ruolo importante nelle vicende di quest’estate: è stato lui a ricomporre lo “strappo” in Confindustria ed è toccata a lui la prima telefonata con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo la lettera del capo dello stato sui tre operai di Melfi.
Fonte: Ugo Bertone, Il Foglio 28/08/2010.
[…] l’entrata, quest’anno, di John Elkann nel comitato di presidenza [di Confindustria] non è piaciuta affatto [i piccoli di Confindustria sono arrabbiati soprattutto nel Nordest: accusano Fiat di avere troppo peso nell’organizzazione].
[Secondo indiscrezioni Elkann in Confindustria dovrebbe occuparsi della internazionalizzazione. Si dice inoltre che il suo ingresso sia conseguenza del fatto che Sergio Marchionne, oggi nel direttivo, non possa più seguire attivamente la vita confindustriale per gli impegni internazionali].
Fonte: vedi frammento n. 1384342; Il Foglio 25/03/2010.
Senza Chrysler, come regolarmente ripete anche il presidente John Elkann, lo spin-off [la divisione del comparto auto da camion e macchine agricole] non sarebbe stato possibile, qui a Detroit c’è un bel pezzo del valore che la scissione potrà liberare.
Fonte: Raffaella Polato, Corriere della Sera 22/07/2010.
[Ai funerali di Gianni Agnelli, l’ex storico dirigente Fiat e deputato Luigi Arisio:] Lì ho visto per la prima volta John Elkann. E’ stato affettuosissimo. Mi sono presentato: mi chiamo Arisio. E lui: ”Lo so, lo so. Chi non lo sa?”».
Fonte: Stefano Lorenzetto, il Giornale 4/7/2010.
[La sua finanziaria è la Exor. E’ azionista di riferimento del Lingotto].
John Elkann ha assunto la presidenza del gruppo [Fiat Auto] che oltre alla Fiat controllerà Ferrrari, Maserati, Comau, Teksid, Magneti Marelli, la Stampa e il 10% di Rcs. Così a 34 anni l’erede dell’avvocato somma la presidenza di Fiat Auto, a quella di Exor e dell’accomandita di famiglia, apprestandosi a ricoprire anche il delicato ruolo finora affidato a Gianluigi Gabetti. […] Adesso però che John Elkann ha aumentato dal 30 al 33% la quota della Dicembre nell’accomandita, e alla luce del fatto che Exor è controllata saldamente al 59% e ha in corso un massiccio piano di buy back, ecco che il futuro assetto del gruppo appare meno a rischio di incursioni ostili. La presa degli eredi dell’Avvocato è più salda, John sarà l’unico membro della famiglia a presiedere tutta la filiera di aziende che dalla Giovanni Agnelli & c porta all’auto. La prossima sfida che il mercato e una parte della sua stessa famiglia chiedono al delfino di casa Agnelli di affrontare è quella di sciogliere l’accomandita, realizzando così anche l’altro grande sogno dello zio Umberto.
Fonte: Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 24/6/2010; SARA BENNEWITZ, la Repubblica Affari&finanza 26/4/2010.
[…] la Fiat che con Sergio Marchionne e John Elkann nella grande crisi mondiale è protagonista di un grande balzo […] nel mercato americano con Chrysler […].
Fonte: Oscar Giannino, Il Messaggero 13/6/2010.
Luca Cordero di Montezemolo annuncia l’abbandono della presidenza Fiat e al suo posto sale John ”Yaki” Elkann, attuale vice, l’erede designato dal nonno Gianni Agnelli che a soli 21 anni lo volle nel cda del gruppo dopo la morte improvvisa di Giovannino, figlio di Umberto, destinato a prendere in mano la Fiat. Elkann a 34 anni, siederà su quella poltrona che l’Avvocato conquistò nel ”66 a 45 anni. Il ”Nipote perfetto” come lo ha definito il Financial Times qualche anno fa, diventa il plenipotenziario del gruppo […]. Il passaggio di consegne tra Montezemolo e Elkann segna la fase nuova che affronterà il Lingotto attraverso un piano che l’a.d. Sergio Marchionne, dopo il consiglio odierno anticipato alle ore 8,30, annuncerà al mercato. […] L’avvento di Elkann ai vari livelli societari fuga il timore di un disimpegno della famiglia che anzi rafforza la presa sul gruppo, ma la separazione servirà a creare le premesse per le aggregazioni dell’auto, che si porterà dietro il 20% di Chrysler destinato a salire al 51% nel 2013. Il neopresidente sogna «una Fiat più forte, col cuore e testa in Italia». […] Poi le visite istituzionali al Quirinale e a palazzo Chigi. Con Elkann nel ruolo di azionista che prende a cuore le sorti dell’impresa di famiglia, forte di un ruolo anche fuori da Torino riconosciutogli di recente con l’ingresso nel comitato di presidenza di Confindustria.
Fonte: Rosario Dimito, Il Messaggero 21/4/2010.
Con l’ascesa di John Elkann alla presidenza della Fiat e la divisione del gruppo disegnata da Sergio Marchionne, si allentano i legami che per un secolo hanno stretto le sorti della Fiat a quelle del Paese, e viceversa. La svolta è stata possibile perché alla guida degli Agnelli è arrivato un giovane di formazione cosmopolita, certo educato dal nonno, ma libero da eredità regali. Giovanni Agnelli ne era in certo qual modo schiacciato. Rifiutò l’offerta d’acquisto di Fiat Auto fatta dalla Daimler, non perché non fosse buona, ma per non essere ricordato come colui che smontava l’eredità […]. L’esperienza della crisi ha «liberato» John Elkann. […]. La famiglia affida i propri destini a un top manager ancor più cosmopolita, che sta traendo le conclusioni della storia degli ultimi vent’anni, forte dell’idea che l’azienda abbia oggi bisogno di lui più di quanto lui non ne abbia di quell’azienda. […].
Fonte: Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 22/04/2010.
John Elkann [è italiano e ha studiato] ingegneria al Politecnico di Torino, ma […] in realtà per formazione e famiglia pensa prima in francese che in italiano […].
Fonte: Oscar Giannino, Panorama 24/06/2010.
[…] fra gli astri nascenti e i ”figli di” dell’imprenditoria del Paese […] John Elkann che, oltre agli incarichi al vertice delle società della galassia Fiat, che includono La Stampa e la controllante Itedi, coltiva una spiccata passione per i media internazionali. L’erede di Gianni Agnelli siede infatti nei consigli di amministrazione di Rcs Mediagroup, Le Monde e The Economist. Cariche che vanno aggiunte alle poltrone in Banca Leonardo, Confindustria e Fondazione Italia-Cina, senza contare la vicepresidenza dell’Italian Aspen Institute e della Fondazione Giovanni Agnelli, la guida del forum delle imprese italo-francesi e la vicepresidenza di Italia 70, la società a capo del consorzio italiano che parteciperà alla prossima Volvo Ocean Race, la più importante regata d’altura intorno al mondo che partirà da Alicante nel 2011.
Fonte: Giovanna Lantini, il Fatto Quotidiano 5/6/2010.
[L’albero genealogico recente di John: Gianni Agnelli sposa Marella Caracciolo, nascono Edoardo (morto nel 2000) e Margherita. Margherita sposa Elkann e nascono John, Ginevra e Lapo].
Fonte: Affari e Finanza, La Repubblica 26/4/2010.
[Intervista alla sorella dell’Avvocato, Maria Sole Agnelli]. Suo nipote John, già alla guida di Exor e vicepresidente di Fiat, è atteso da una delicata sfida: quella di tenere unita la famiglia. Gabetti, in questi anni, ha infatti svolto soprattutto il ruolo di «collante» tra i numerosi discendenti. «Benché giovane, John è un ragazzo molto attento ai problemi del mondo e della società. Gabetti gli ha fatto una buona scuola. La famiglia è sempre stata unita, fin dai tempi di Gianni e Umberto. Nessuno pensa a separazioni. […]». […] [Sullo strappo con Margherita Agnelli:] «E’ una questione delicata. Che Margherita possa ritornare ce lo auguriamo tutti, anche suo figlio John». […] [Marella, la moglie dell’Avvocato] «[…] E’ molto triste, per lei, vedere questa situazione tra John e la sua mamma».
Fonte: Pierluigi Bonora, il Giornale 14/4/2010, pagina 1.
[Intervista al presidente d’onore di Exor, Gianluigi Gabetti, gia’ presidente dell’Accomandita Giovanni Agnelli e C. Sapaz]. E John? Lo ha designato l´Avvocato? «La prima volta me ne ha parlato dopo aver passato una sera con lui a Parigi: Gabetti, quel ragazzo è da tenere d´occhio. Io l´ho preparato, e un anno e mezzo fa ho detto: è pronto. Adesso non ha più bisogno di me».
Fonte: SALVATORE TROPEA, la Repubblica 10/4/2010.
Gianluigi Gabetti lascerà la presidenza della Giovanni Agnelli e C. Sapaz a John Elkann […]. Il passaggio delle consegne avverrà nell’assemblea di approvazione del bilancio, a metà maggio.
Fonte: ALBERTO GAINO, La Stampa 10/4/2010, pagina 29.
[Montezemolo in azienda ha ormai un ruolo sempre minore]. […] ormai i rapporti con la politica romana li tiene in prima persona John Elkann, vicepresidente e azionista di riferimento del Lingotto.
Fonte: dagospia, Stefano Feltri Il Fatto 20/3/2010.
Al direttore - Calciopoli come Mani pulite. A qualche anno di distanza, emerge che si indagò in una sola direzione e che pagò uno solo. Prima o poi forse si scriverà anche la vera storia del tribunale speciale istituito da John Elkann e Guido Rossi, con la complicità della Pravda Rosa.
Fonte: Frank Cimini, Il Foglio 06/04/2010.
[Calciopoli]. […] alcuni punti fermi da ricordare. Mario Sconcerti: «Primo, è stato John Elkann, cioè la Juve, a prendere subito le distanze dai suoi dirigenti. Secondo, la sentenza cardine dei processi, quella della serie B con penalizzazione, fu praticamente richiesta dall’avvocato della Juve; ci fu cioè una specie di patteggiamento pubblico. Terzo, la Juve ha accettato per intero la giustizia sportiva rifiutando di rivolgersi al Tar. La Juve è stata cioè parte molto attiva nel formulare e accettare la propria condanna». L’idea che circola tra la parte più malignosa dei tifosi bianconeri […] è che a Torino avrebbero approfittato di Calciopoli per far fuori Moggi e l’amministratore delegato Antonio Giraudo, diventati di fatto i padroni della Juventus. Elkann ha risposto a Sconcerti con una lettera al direttore del Corriere della Sera: «La Juventus non è stata ”parte attiva nel formulare ed accettare la propria condanna”. L’osservanza delle regole e il rispetto delle istituzioni sportive sono gli unici valori che hanno guidato ogni nostra decisione e comportamento». Moggi ha incalzato Elkann con un editoriale su Libero: «So bene che taluni nervi sono rimasti scoperti, e lo stato rovinoso della Juve di oggi li tende oltre i limiti, ma dopo quattro anni di conniventi silenzi John Elkann avrebbe potuto trovare argomenti migliori per difendere l’operato suo e dei suoi».
Fonte: APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 12 APRILE 2010.
«John Elkann deve scendere in campo in prima persona e prendere la situazione in mano. Non può stare zitto, sarebbe dannoso, deve incidere di più: o dice che va bene così e ci spiega le motivazioni, oppure ammette il fallimento e decide di cambiare radicalmente, illustrando che cosa vuole fare. Lui ha dato ai dirigenti la possibilità di costruire una squadra vera, soldi per il mercato ce n’erano tanti, però il vertice Juve non assomiglia a quello della Fiat...» (Giovanni Minoli, tifoso della Vecchia Signora).
Fonte: M. S., Tuttosport 21/3/2010.
«La Juventus ha perso l’identità. […] Urge una dose massiccia di competenza. A questo proposito, mi auguro un impegno più diretto della famiglia, John Elkann o Andrea Agnelli presidente […]» (Walter Veltroni).
Fonte: Roberto Beccantini, La Stampa 21/3/2010.
[…] John Jacob Elkann e Lavinia Borromeo hanno scelto Leone e Oceano [come nomi] per i loro bimbi.
Fonte: Daniela Mastromattei, Libero 19/3/2010.
Margherita Agnelli de Pahlen ha perso la causa civile avviata tre anni fa a Torino sull’eredità del padre […]. Subito dopo la sentenza, John Elkann e la nonna Marella, rispettivamente figlio e madre di Margherita, si sarebbero telefonati più volte, concordando sulla necessità di provare a favorire un ritorno alla «normalità».
Fonte: Mario Gerevini, Corriere della Sera 18/03/2010.
Il Foglio ha riferito che, secondo molti, [Andrea Agnelli] non andava d’accordo con i cugini John e Lapo già quando il padre Umberto era vivo: «Alcuni pensavano che ci fosse rimasto male del fatto che, dopo Giovanni Alberto, l’Avvocato avesse scelto i suoi nipoti e non lui come successore […]».
Fonte: Il Catalogo dei viventi 2009.
[Condivide con la nonna Marella Agnelli una casa sulla collina di Torino].
Fonte: Il Catalogo dei viventi 2009.
[Sul pericolo che la Fiat delocalizzi alcune produzioni fuori dall’Italia]. «La Fiat non lascerà Torino. Torino, per la Fiat, è il luogo dove siamo e dove staremo. Qui c’è il nostro cuore, qui c’è la nostra testa» ha detto John Elkann riecheggiando Marchionne […].
Fonte: APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 8 MARZO 2010.
[Intervista a Marchionne. Si teme un disimpegno della Fiat in Italia]. La guida della Chrysler e la permanenza a Detroit hanno cambiato il rapporto con gli azionisti? «[…] c’è una collaborazione stretta e continua, soprattutto con John Elkann, e penso siano soddisfatti di quello che la squadra sta facendo. C’è assoluto allineamento tra noi e le scelte strategiche sono tutte condivise».
Fonte: Mario Calabresi, La Stampa 04/02/2010.
[Processo Ifil-Exor a Torino, imputati Gabetti e Grande Stevens: in caso di condanna sono in molti a ritenere possibile un addio alle scene dei due grandi vecchi di Torino]. Gabetti e Grande Stevens hanno mantenuto [con John] il ruolo di consiglieri del principe che già ebbero con il nonno.
Fonte: Gianluca Beltrame, Panorama 04/02/2010.
2009
[Andrea Agnelli e John in visita alla Juventus di Ciro Ferrara]. «E’ il momento di fare gli auguri ai giocatori e allo staff e di ribadire l’impegno per raggiungere traguardi ambiziosi», ha detto John, che poi ha sottolineato l’importanza di essere «qui con Andrea, per dimostrare l’assoluta unità e la coesione di tutti nel confermare il nostro sostegno alla squadra e alla società ».
Fonte: Gino Minguzzi, Corriere della Sera 18/12/2009.
[Ha lanciato con Giovanni Soldini e lo Yacht Club Italiano un progetto per prendere parte alla regata Volvo Ocean Race].
Fonte: FABIO POZZO, la Stampa 23/11/2009.
Sarà il Salone [nautico di Genova] della Volvo Ocean Race. E non potrebbe essere diversamente, vista la sfida tricolore di Italia 70, lanciata di recente da John Elkann e Giovanni Soldini con il presidente dello Yacht Club Italiano Carlo Croce. […] La sfida italiana […] di Italia 70 […] che può contare sul sostegno personale di John Elkann, il quale ha acquistato la barca con cui il team salperà da Alicante nel novembre 2011. […] Il budget stimato è di 15 milioni di euro. […] Elkann sogna anche di creare un’associazione degli «Amici di Italia 70» e una scuola di vela oceanica, che dovrebbe sorgere a La Spezia […].
Fonte: Fabio Pozzo, La Stampa 01/10/09.
Ieri a Torino si è inaugurato il nuovo anno accademico del Politecnico. Ospite d’onore era il vicepresidente della Fiat John Elkann.
Fonte: Andrea Rossi, La Stampa, 12/11/2009.
Giovanni Cobolli Gigli, 64 anni, ha lasciato la presidenza della Juventus («John Elkann vuole svecchiare e anche entrare di più nella vita della Juve, nello spogliatoio, come faceva suo nonno»).
Fonte: Roberto Perrone, Corriere della Sera 6/11/2009.
[Nell’agosto del 2006 in piena bagarre per l’eredità dell’Avvocato non invita la madre Margherita al battesimo del suo primogenito Leone].
Fonte: Guido Mattioni, il Messaggero 12/10/2009.
Così Panorama nel numero oggi in edicola pubblica i redditi dichiarati nel 2007 […]. [John] all’epoca vicepresidente della Fiat, denunciava 2,2 milioni di euro […]. L’emolumento di John, come vicepresidente, era di 582mila euro […].
Fonte: Paolo Stefanato, il Giornale 2/10/2009.
[La Fiat prova ad acquistare Opel]. […] quando Marchionne lanciò l’operazione Opel, John Elkann disse che, se del caso, l’Exor non si sarebbe tirata indietro.
Fonte: Massimo Mucchetti, Corriere della sera 24/09/2009.
[John Elkann controlla la "Dicembre" e la quota del nonno nell’accomandita di famiglia "Giovanni Agnelli & C. Sapaz":] Il 10 aprile 1996 […] Gianni Agnelli è alla vigilia di un delicato intervento al cuore: cede tre quote uguali del 24,87 per cento, alla moglie, alla figlia e al nipote, conservando per sé il 25,38. Alla sua morte, Marella, Margherita e John salgono ciascuno al 33,33 per cento. Prima dell’apertura del testamento, però, Marella dona il 25,4 per cento al nipote, trasformandolo nel socio di maggioranza assoluta con il 58,7. Quando il notaio torinese Ettore Morone legge il testamento, il 24 febbraio 2003, la notizia della donazione scatena la lite familiare.
Fonte: Ettore Boffano e Paolo Griseri, Affari&finanza 16/11/2009.
Tempi e modalità del passaggio di testimone sono ancora tutti da decidere. Ma il risultato si sa: a prendere le redini dell’accomandita di famiglia, la Giovanni Agnelli & C sapaz, sarà John Elkann, presidente designato, numero uno della Exor e vice presidente della Fiat. La sua investitura, annunciata da Gianluigi Gabetti che oggi siede ai vertici dell’accomandita, potrebbe peraltro essere ulteriormente supportata dai numeri. La Dicembre, cassaforte che fa capo agli eredi di Gianni Agnelli a partire da John, rafforzerà la già rilevante presa sulla Sapaz.
Fonte: Laura Galvagni, Marigia Mangano, Il Sole-24 Ore 23/9/2009.
[Intervista a Henry Kissinger, grande amico per oltre trent’anni dell’Avvocato Agnelli]. Gli eredi dell’Avvocato furono due. Prima il povero Giovannino Agnelli […] poi suo nipote John. «Sì, quando morì Giovannino il designato fu John. E non a caso l’Avvocato chiese al suo amico Jack Welch, il capo della General Electric, di prenderselo un anno sotto le sue cure».
Fonte: Paolo Madron, Il Sole-24 Ore 2/9/2009.
[Lettera di risposta di Franzo Grande Stevens a Margherita Agnelli]. Suo padre (seguendo il paradigma del nonno con Lui) aveva scelto John come il Suo successore, negli affari aziendali e nella famiglia, perché – sono le Sue parole – bisogna che a decidere e comandare sia uno solo alla volta.
[Moggi, ex direttore generale della Juve]: "Anche John Elkann - dice - ci ha scaricato immediatamente. Domenica 7 maggio 2006 la Juventus ha giocato in casa contro il Palermo. Era la prima partita dopo la pubblicazione delle telefonate, lo scandalo stava divampando, ma senza contorni netti. Eppure il giovane John ha detto deciso che "la proprietà starà vicina alla squadra e all’allenatore". […] "In quei giorni nessuno mi ha chiamato e non soltanto per starmi vicino, ma neppure per chiedermi spiegazioni. Per avere la mia versione dei fatti […]". [John disse in quella occasione:] "Ci siamo resi conto dei problemi quando i giornali hanno pubblicato le intercettazioni; erano problemi gravi. Lì abbiamo capito che il management Juve non si era comportato in maniera scorretta. Quindi, abbiamo reagito con decisione per uscire dalla crisi. Non è stato difficile. Anzi, è stato semplice prendere la decisione, difficile metterla in pratica. Una reazione radicale, perché grande era la responsabilità. Sono così arrivate penalizzazioni pesanti, ma c’era differenza tra quanto ottenuto dai ragazzi sul campo e quanto fatto dal management. Ora c’è un rinnovo totale ai vertici. Noi come proprietà continuiamo a seguire la questione, le nuove indagini, ma vi posso garantire che non troveranno nulla che non va bene nell’attuale management. La Juve resta la Juve con la sua splendida storia". […] In una intervista a "Panorama", l’ex capo della security Telecom, Giuliano Tavaroli, racconta [che] “[…] Il golpe dell’estate 2006 ha prodotto questi risultati: John Elkann ha calpestato il gentlemen agreement tra Gianni ed Umberto, ha allontanato la dirigenza della Juventus prima di ogni processo e sentenza, ha praticamente sottratto a suo cugino Andrea la possibilità di guidare la Juventus, ha messo sotto controllo il club affidandolo a un presidente, Giovanni Cobolli Gigli, definito dai tifosi "la più grande sciagura juventina dai tempi di Luca Cordero di Montezemolo". […] I tifosi rimproverano a John molte cose: "Ha preso, o non ostacolato, decisioni e comportamenti a dir poco discutibili nella forma e nella sostanza. Oltre all’allontanamento preventivo della Triade, si è distinto per dichiarazioni altamente lesive della dignità e della passione dei tifosi, infangando, di fatto, il lavoro compiuto dalla dirigenza scelta personalmente da suo zio Umberto. Ha chinato il capo durante tutta la vicenda "Calciopoli", evitando colpevolmente di spendere anche una sola frase di conforto per i tifosi affranti. Ha subito le pressioni di mezza Italia per rinunciare al ricorso al TAR, lasciandosi convincere da Montezemolo, che fu poi ringraziato pubblicamente dal presidente della FIFA, Blatter. Ha insediato ai posti di comando della società persone che sembrano inadeguate, dal punto di vista professionale e comportamentale, a reggere il blasone della Juventus, rallentando, di fatto, il ritorno all’eccellenza".
Fonte: Gigi Moncalvo, Libero 24/08/2009.
[Nelle] ”Operazioni successive alla data del decesso” [dell’Avvocato Agnelli] […] il personale delle varie proprietà […]. «Tutti i restanti domestici sono stati provvisoriamente intestati all’ing. Elkann […] In sostanza, dunque, Ferrero [il contabile di Agnelli] ha deciso di intestare a John, anziché a Donna Marella, i contratti di lavoro e la titolarità in carico dei quindici domestici di casa Agnelli […] nonostante i domestici siano in effetti a servizio di Donna Marella e non di John [Marella è cittadina italiana residente in Svizzera e con troppi domestici a carico sembrerebbe la sua una residenza fittizia per fini fiscali]. […] La prima mossa per blindare la ”Dicembre” e consegnarla a John parte […] dal 10 aprile 1996 allorchè l’Avvocato dona al nipote la nuda proprietà del suo 24,78%. […] [Allora] il libro soci era così composto: Gianni Agnelli con la piena proprietà del 25,3%, mentre Margherita, Marella e John avevano la nuda proprietà del 24,87% ciascuno, con l’usufrutto nelle mani dell’Avvocato. Contemporaneamente alla donazione a favore del nipote, veniva inserita nei patti sociali una clausola, sottoscritta da tutti i soci, in cui si stabiliva che tutti i poteri di amministrazione fino ad allora in capo solo a Giovanni Agnelli, dovevano passare a John Elkann alla morte dell’Avvocato. Prima di quella data e proprio per garantire che la ”Dicembre” restasse solo all’interno della propria famiglia, l’Avvocato decise di far entrare Marella (che fino ad allora possedeva una sola azione), Margherita e Edoardo. Voleva che i due figli entrassero a pieno titolo nell’azionariato, così come la moglie. La sua intenzione era di intestare loro la nuda proprietà e di riservarsi l’usufrutto vitalizio. Ma, all’ultimo istante, l’Avvocato venne indotto e convinto a inserire anche John Elkann nel nuovo pacchetto della ”Dicembre”. Edoardo si ribellò, ebbe un durissimo scontro col padre e alla fine rinunciò alla propria quota lasciando campo libero a John. La decisione di far entrare anche John viene fatta risalire a Gabetti e a Grande Stevens. […] [Margherita Agnelli:] «[…] Papà, secondo i suoi consiglieri, doveva prendere atto e rassegnarsi della presenza, dell’’inutilità” e della ”pericolosità” di quel figlio: e non poteva permettersi di sciupare tutto mettendo l’azienda nelle mani di un ”degenerato”». E’ probabilmente questa la ragione per cui l’Avvocato si convince ad attribuire a John una quota, e una quota identica a quella di Margherita e di Edoardo, i due figli. […] Edoardo fu coerente e inflessibile: non entrò nella ”Dicembre” […]. Se non ci fossero stati Gabetti e Grande Stevens a parlare e convincere il nonno, probabilmente John non sarebbe stato certo messo sulla rampa di lancio. […] Era il 10 aprile 1996 quando la ”sistemazione” della Dicembre […] diventava la prima fase del passaggio dello scettro del comando non a Giovannino – come veniva fatto credere - , ma all’altro nipote, John Elkann […]. Fino a quel 10 aprile 1996, Gianni Agnelli controllava il 99,9% del capitale della ”Dicembre”, che era di soli cento milioni di lire. Aveva altri cinque soci, ciascuno dei quali poteva contare su una sola ma importantissima azione da diecimila lire: Marella, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens, sua figlia Cristina Grande Stevens in Gandini, il ”contabile” Cesare Ferrero. Nel momento in cui l’Avvocato decide il nuovo assetto, si procede a un aumento di capitale portandolo da cento milioni a venti miliardi di lire. Questo riassetto consente di sottoscrivere a favore di John una quota di cinque miliardi di lire. E’ Gianni Agnelli a versare questa somma e a riservarsi l’usufrutto. A favore di Margherita viene sottoscritta la stessa quota, con le stesse modalità. E, infine, a favore di Marella viene sottoscritta, per la sola nuda proprietà, una quota da cinque miliardi di lire nominali, gravata da usufrutto a favore del marito. Marella è anche l’unica ad aprire il portafoglio poiché nel suo caso non è l’Avvocato, come nel caso della figlia e del nipote, a versare il denaro che garantisce l’usufrutto. Dopo queste operazioni Gianni Agnelli di fatto controlla sempre il 99,9% ma è proprietario solo del 25,372% e ha l’usufrutto del restante 74,626%. Quest’ultima quota, per la sola nuda proprietà, è suddivisa tra Marella, Margherita e John in tre quote uguali pari al 24,87%. Marella ha qualche zero virgola in più grazie a quell’azione da diecimila lire retaggio del passato. Gabetti e Grande Stevens restano con la loro unica azione, che nel frattempo ora vale 200 milioni. Se Edoardo non avesse rifiutato la sua quota, probabilmente i tre soci al 25% sarebbero stati Edoardo, Margherita e John Ekann, senza la presenza di Marella. Ma non c’era stato nulla da fare. La risolutezza e la contrarietà di Edoardo gli aveva così procurato un danno economico e la rottura definitiva col padre.
Fonte: Gigi Moncalvo, Libero 21/08/2009.
Fondamentale il ruolo dei quattro soci garanti: Franzo Grande Stevens, la figlia Cristina Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Cesare Ferrero. Senza il loro consenso, nemmeno John Elkann può modificare gli accordi o l’assetto azionario.
Fonte: Silvia Bernasconi, Il Riformista, 27/6/09.
John Elkann non aveva i liquidi per sottoscrivere la sua parte di aumento di capitale, pari a 56,4 milioni di euro che, dunque, gli vennero donati dalla nonna. […] Prima John annuncia la decisione di sposarsi «dimenticandosi» di avvertire la madre e, la settimana successiva, il marito di Margherita, Serge de Pahlen, perde il suo posto di responsabile delle relazioni internazionali per Europa dell’Est alla Fiat.
Fonte: Marco Cobianchi per "Panorama" rilanciato da Dagospia, 26-06-2009.
John Elkann è stato indicato dal nonno Gianni quando ancora era in giovanissima età. Il 18 dicembre del 1997 l’Avvocato infatti annunciò: «Oggi entra a far parte del consiglio Fiat mio nipote, primogenito di mia figlia Margherita. Sta per compiere 22 anni, la stessa età che avevo io quando entrai in consiglio nel 1943».
Fonte: Laura Galvagni, Marigia Mangano, Il Sole-24 Ore 9/8/2009.
L´utile di gruppo nel trimestre è […] di 310 milioni, […] 821 in meno dello stesso trimestre del 2008 ma pur sempre in attivo. «Risultati soddisfacenti se letti nel contesto di mercati estremamente difficili», commenta il vicepresidente di Fiat John Elkann.
[Nel mercato U.S.A.] […] grazie all’operazione Chrysler, come ribadito ieri dal vice-presidente John Elkann, [la Fiat] approderà con la produzione della 500 a partire dalla fine del 2010.
Fonte: Laura Galvagni, Il Sole-24 Ore 7/7/2009.
Ieri John Elkann, vicepresidente Fiat, ha auspicato che «alla fine della crisi economica nel settore automotive ci siano meno produttori che prima della crisi. Aggregando i diversi costruttori si avrebbe la possibilità di investire meno, in nuovi prodotti, con meno unità, risolvendo così la sovracapacità».
Fonte: Andrea Malan, Il Sole-24 Ore 24/6/2009.
«Siamo tutti molto contenti e soddisfatti per l’accordo Fiat-Chrysler. Tutto è andato a buon fine per il lavoro incredibile fatto da Marchionne e dal suo staff», ha dichiarato il vicepresidente della casa di Torino, John Elkann, portavoce, peraltro, degli interessi della dinastia.
Fonte: Marco Valsania, Il Sole-24 Ore 11/6/2009.
Al Gp di F1 di Montecarlo, passerella di personaggi famosi. E tra i box […] sono apparsi […] John Elkann con la moglie Lavinia Borromeo […].
Fonte: Chi, 3 giugno 2009.
[Nella classifica dei guadagni dei rampolli dell’imprenditoria italiana per l’attività svolta nelle società di famiglia] […] dodicesimo John Elkann (650.000 fra Fiat e Rcs).
Fonte: Milano Finanza 9/5/09.
[Sull’] ammontare di quanto la signora Agnelli De Pahlen ha già ottenuto nel 2004 [per l’eredità dell’Avvocato]. Una cifra ufficiale non esiste: si va dai 109 milioni ricevuti da Morgan Stanley a un «molto, molto di più» indicato dal figlio John Elkann […] in un´intervista del luglio 2007.
Fonte: Ettore Boffaro e Paolo Griseri, la Repubblica 9/4/2009.
[Intervista ad Andrea Agnelli]. «[…] John è maturo ed è lui il nostro primus inter pares». Sbaglio o dopo l’iniziale freddo vi siete riavvicinati? «Vero. Caratterialmente siamo diversi, ma abbiamo imparato a lavorare sulla complementarietà. […]».
Fonte: paolo Madron, Il sole 24 ore 1/3/2009.
Una ragione per cui John Elkann […] [ha scelto Marchionne] era proprio per strappare Fiat dalle banche.
Fonte: Financial Times, 24 gennaio 2009 (Traduzione integrale, Marchionne uomo della settimana).
2008
[Le assemblee degli azionisti di Ifi e Ifil hanno] […] approvato il progetto di fusione per incorporazione della controllata Ifil nella controllante Ifi e la nascita di Exor. E John Elkann è visibilmente soddisfatto quando, a metà della lunga giornata di ieri, chiude l’assemblea di Ifi chiamata a dare il suo via libera: «Questo è un momento storico per la nostra società. Sono molto fiducioso per il futuro. Tutti noi ci impegneremo per gli azionisti, anche per quelli che oggi non sono presenti».
Fonte: Gianluca Paolucci, La Stampa 2/11/2008.
La nuova società si chiamerà Exor che è il nome di uno dei due bracci stranieri (l´altro era Worms) attraverso i quali gli Agnelli hanno fatto sinora investimenti all´estero avendo come base di partenza la Francia. Il presidente sarà John Elkann […].
Fonte: Salvatore Tropeas, la Repubblica 1/12/2008.
[S’inizia la costruzione del nuovo stadio della Juventus. Elkann col pallone dello scudetto bianconero del ’50, assieme a Boniperti e Del Piero:] «C’era lei - dice indicando Boniperti - e ora l’affido a Del Piero. Perché questo stadio sia il simbolo del passato e lo stimolo per il futuro».
Fonte: Massimiliano Nerozzi, La Stampa 21/11/2008, pagina 1.
[Ha accordato l’accesso agli archivi di famiglia alla scrittrice Vendeline von Bredow per il suo “The Life of Gianni Agnelli”].
Fonte: Alessandra Farkas, Corriere della Sera 31/10/2008.
[Presente alla 40ª edizione della «Barcolana» di Trieste]. «Sono rimasto letteralmente impressionato dalla partecipazione popolare a questa regata - ha detto Elkann -. Per me è un grande privilegio aver debuttato alla Barcolana con Alfa Romeo, il maxi yacht che corre e vince creando passione non solo tra i velisti ma anche tra chi subisce il fascino delle grandi prestazioni».
Fonte: Vittorio Sabadin, La Stampa 13/10/200, pagina 23.
[Ilary Blasi] Sul nome della figlia: «Tutto quel polverone per come l’abbiamo chiamata. Poi Del Piero ha chiamato suo figlio Tobias, John Elkann ha scelto Oceano, e nessuno ha detto niente».
Fonte: "Sorrisi e canzoni" numero 2 gennaio 2008.
2007
[Intervista a Margherita Agnelli sull’eredità]. John dice che lei ha avuto moltissimo […]. "Jaki […] ha perfino detto che ho spogliato mia madre... vuol dire che c’è proprio una totale incomprensione. Non mi ha neppure avvisata del suo matrimonio. […] Si muovono con un esercito di gorilla, hanno i telefoni sotto controllo, non mi sembrano liberi. Se solo avessimo potuto sederci intorno a un tavolo noi soli e mia madre non saremmo a questo punto".
Fonte: Cinzia Sasso, la Repubblica 8/9/2007.
[John] In una intervista al Corriere della Sera, dopo aver preso una posizione netta sulla battaglia legale avviata da Margherita («Non ci sarà nessun nuovo negoziato. Mia nonna Marella si è privata di tutti i suoi averi per rendere possibile a suo tempo l’accordo con la figlia»), […] ha dichiarato riferendosi a quanto ottenuto dalla madre: «Pensi solo al patrimonio artistico e al potenziale di rivalutazione che ha. La donazione fatta da mio nonno alla Pinacoteca nel 2002 era stata valutata 500 milioni di euro».
Fonte: Il Sole 24 Ore 29/07/2007, pag.5 Marigia Mangano.
John Elkann, detto Jaki, 31 anni, è il vicepresidente in carica della Fiat. Gianluigi Gabetti, attuale presidente dell’Ifil, la principale finanziaria della famiglia, ha detto che tra due anni gli lascerà il posto. E’ stato appena nominato presidente dell’Ifi, la finanziaria che controlla Ifil. Nell’accomandita Giovanni Agnelli & C., in testa alla catena di controllo della Fiat, è il fiduciario di una quota superiore al 30 per cento, custodita da una società di nome Dicembre le cui quote sono divise con i fratelli, Lapo e Ginevra. Della Dicembre John controlla più del 50 per cento, il che significa che, da un punto di vista aritmetico, occupa una posizione identica a quella di suo nonno. La maggioranza della Dicembre gli permette di disporre del 34 per cento dell’accomandita Giovanni Agnelli & C. e dunque di essere l’arbitro unico riguardo alle decisioni della cassaforte famigliare, che a sua volta controlla – attraverso Ifi e Ifil – il 30 per cento della Fiat. In teoria gli basterebbe allearsi per esempio con la sua prozia Maria Sole, secondo socio dell’accomandita con il 12 per cento, e con un altro socio al 4 per cento per escludere tutti gli altri. In realtà questo non accadrà, perché ha un atteggiamento inclusivo. Tende a coinvolgere il maggior numero di persone in una gestione maggioritaria del sistema famigliare. Nel ramo Campello-Teodorani ha una buona intesa con Eduardo Teodorani, nel ramo Rattazzi con Lupo, nel ramo Brandolini con Ruy, che guida le attività internazionali, nel ramo Nasi con il giovane Alessandro. Per cercare di tenere a bada le spinte centrifughe, utilizza anche le tecniche imparate da suo nonno. Per esempio, quando è uscito il libro che raccoglieva i discorsi di Gianni, ne ha mandato una copia a tutti i nipoti di quinta generazione, alcuni dei quali sono ancora bambini. Sa che la buona educazione può essere uno strumento di esercizio del potere. Per esempio, ha sviluppato quel tipo di memoria gentile nei confronti degli altri che si palesa in una dimostrazione di interesse, di attenzione, a partire da una qualunque semplice domanda: ”Come stanno i suoi figli?”. Riguardo al rapporto con il nonno, la questione è complicata. John gli deve molto, ma a qualcuno sembra che con gli anni cominci a cogliere – come sempre capita in simili casi – i limiti della lunga leadership di Agnelli. Questo processo è rigorosamente intimo. Parla del nonno con sobrietà, e si comporta in modo da evitare in ogni modo di confrontarsi col mito, sin dalle cose più banali, per scoraggiare paragoni anche solo di tipo estetico. Quanto al fatto di essere l’erede di Gianni, non lo enfatizza. Dice che per il nonno era stata una scelta obbligata: Edoardo, suo zio, aveva mostrato una predisposizione insufficiente e lui era il nipote più anziano di otto tra fratelli e sorelle. In effetti, in un certo senso, notano gli amici di Agnelli, Elkann è stato quasi una costruzione astratta per suo nonno. Spiega Nicola Caracciolo: ”Gianni da un lato aveva il senso del mondo che finiva, dall’altro voleva che continuasse”. Al momento è l’unico esponente dell’intera famiglia Agnelli-Nasi a potersi personalmente considerare in possesso di una robusta ricchezza. La quota in accomandita riconducibile direttamente a lui vale intorno ai 400 milioni di euro. A ciò bisogna aggiungere le entrate, gli emolumenti Fiat pari a circa 0,5 milioni di euro all’anno, e i dividendi percepiti dell’accomandita, poco meno di 4 milioni annui. Prima di trasferirsi alla villa Frescot, residenza dei nonni Agnelli, dove ha stabilito il domicilio matrimoniale, ha vissuto a Moncalieri in una casa di proprietà della famiglia di sua nonna paterna, Carla Ovazza, ottocentesca, non lussuosa, ma con un bel giardino. Lì abitavano suo padre Alain, lo zio Giorgio Barba Navaretti, economista, fratello di Alain (figlio del secondo matrimonio di Carla) e all’ultimo piano lui, Lapo e Ginevra. […] John è il prodotto di questo miscuglio di componenti [la famiglia di banchieri ebrei del padre, la madre artista…], ha sviluppato un lato Caracciolo, ma anche il lato Jean-Paul Elkann [il nonno], che si avverte sin dall’aspetto. Alcuni ingredienti di questa miscela sono: il senso della famiglia, per esempio, o la tendenza all’internazionalismo. Poi bisogna considerare indole e carattere. Al contrario di Lapo, per esempio, è sospettoso. Questo dipende anche dal ruolo, dalla pressione cui è sottoposto sin da quando era un ragazzino. E’ ligio alle regole; quando arrivò a Torino per studiare al Politecnico si stabilì dai salesiani, al Collegio universitario San Giuseppe, e tornava presto a casa. E’ attento e studioso. Per il momento, però, una parte del mondo degli affari non sa che giudizio dare di lui. E’ troppo presto. Del resto, ”non è uno sfrontato” dice una vecchia amica, ed è abbastanza abile a non esporsi. E’ una persona tenace, come mostra un episodio raccontato da un signore che lo conosce da quando era bambino. Una volta a Parigi subì il furto di un giaccone, fece di tutto per ritornarne in possesso, e alla fine riuscì a recuperarlo nella periferia della città. Un’altra volta, passò il mese di luglio a Torino a studiare per l’esame di diritto pubblico, senza cedere alla tentazione di mandare tutto al diavolo, di andarsene al mare e rimandare l’esame all’autunno. Capisce le situazioni e le persone, sa entrare in relazione affettiva con gli altri. E’ l’unico tra i figli di Margherita a essere presente nel libro di foto di Priscilla Rattazzi. Si tratta di un’immagine scattata a New York nel 1977: ha poco più di un anno, è seduto sul vasino, ha un bavaglino, i capelli biondi scarmigliati, i piedi nudi, accanto un cagnolino, un gioco sonoro e una confezione di talco della Johnson & Johnson. E’ un timido e non lo nasconde, il che è un buon segno. Quelli che non lo amano ritengono che la sua aria distaccata sia il frutto non tanto di timidezza, quanto della considerazione del proprio ruolo. Nel periodo in cui Umberto fu a capo della famiglia, John si trovò, com’era inevitabile, in posizione più appartata. Decisivo è stato negli ultimi anni il rapporto con Gabetti. Quest’ultimo, primo consigliere e garante della stabilità famigliare, lo ha allevato con fermezza. Oggi ritiene che cominci a poter decidere in autonomia, così sempre più spesso dice ai suoi: ”Di questo parlatene con John”. Sembra che Elkann sia più coriaceo di come appare. Non vuole fare la fine dei Rockefeller negli Stati Uniti, non vuole che la sua famiglia diventi un’istituzione ricca e tuttavia marginale. Ha sposato Lavinia Borromeo Arese Taverna. […] Carlo e Beatrice [fratello e sorella di lei] sono stati suoi testimoni di nozze all’Isola Bella, la principale delle Isole Borromee di proprietà della sua famiglia, 700 invitati, compreso Silvio Berlusconi che ha cantato. […] L’estate scorsa lei e John hanno avuto il loro primo figlio. Non ha un nome Elkann, né Agnelli, né Borromeo. Si chiama Leone, volevano dargli un nome che non appartenesse alle tradizioni famigliari. […] Ogni anno che passa, la posizione di John Elkann si rafforza perché, come in una partita di Risiko, le sue risorse crescono a un ritmo superiore a quello degli altri. Inoltre egli ha una base di partenza, 34 per cento, con cui è al centro delle operazioni. Gli altri, invece, di anno in anno si rimpiccioliscono. […] Tenacia di John Elkann, che derubato di un giaccone a Parigi passò tutta la giornata a cercarlo e alla fine lo recuperò alla periferia della città. […] Quando è uscito il libro con i discorsi di Agnelli, John ne ha mandato una copia a tutti i nipoti di quinta generazione, alcuni dei quali sono ancora bambini.
Fonte: Marco Ferrante Casa Agnelli. Storie e personaggi dell’ultima dinastia italiana.
John Elkann ha detto: ”Sono molto addolorato come figlio e stupito per questa vicenda privata che era stata risolta nel 2004 con il consenso e l’accordo di tutti”.
Fonte: Mario Baudino, La Stampa 1/6/2007.
[Intervista a Ratan Tata (proprietario della Tata Group, industria automobilisticaa indiana) e la sua partenrship con Fiat]. […] com’è nato l’accordo con Fiat? «[…] Luca (il presidente Fiat Montezemolo, ndr) […] Mi chiese, assieme a John Elkann (il vicepresidente, ndr), se potevo aiutarli a fare recuperare alla Fiat posizioni in India. […]».
Fonte: Alessandra Farkas, Corriere della Sera 7/2/2007.
2006
[La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo lunedì consegnerà il premio StellaRe a Franca Sozzani, storica direttrice di Vogue Italia]. Fra gli ospiti attesi all’evento: […] John e Lavinia Elkann.
Fonte: Antonella Amapane, La Stampa, 06/05/2006.
[Vice presidente dell’Aspen Institute Italia].
Fonte: Panorama 19/01/2006, pag.23 Carlo Puca.
2005
In Iran circola da tempo una versione della morte di Edoardo in cui si contraddice la tesi del suicidio. Edoardo, che si era convertito all’Islam, sarebbe stato ucciso in un complotto volto a inpedirgli di ereditare il controllo della grande casa automobilistica, e consentire così che finisse in mano al ramo ebraico della famiglia nella persona di John Elkann.
Fonte: Gabriel Bertinetto, l’Unità, 04/11/2005.
2004
E’ stata Isabella […] a presentare alla sorella [futura moglie di Yaki] l’uomo della sua vita. Lavinia si era recata a Londra, in visita alla sorella maggiore […] amica di Lapo Elkann. Con la complicità del rampollo Fiat è avvenuto l’incontro tra Yaki e Lav che si sono immediatamente scoperti affini per semplicità, riservatezza e voglia di viaggiare. Una volta tornata a Milano […] […] si è laureata […]. Nel frattempo la storia con Yaki è continuata, come la sorella maggiore aveva predetto. [...].
Fonte: www.tgcom.i 1/9/2004.
[Sul lavoro] Lapo […] deve render conto ad un altro Elkann, John, il fratello maggiore di un anno che è vice presidente di Fiat Spa: ”John è il mio capo sul lavoro però è anche il mio migliore amico, quello con cui ci confidavamo tutto da piccoli, oltre a litigare giocando con le macchinine. Riferire a lui mi onora, perché John è molto determinato e rigoroso. Io...beh, io sono diverso per formazione e studi. Ed altro. Però Jaki (passa a chiamarlo così; n.d.r.) ed io abbiamo molte passioni in comune. Dalla Juventus, alla Ferrari a Valentino Rossi” […].
Fonte: Pino Allievi, ”La Gazzetta dello Sport” 3/12/2004.