Gennaro Grimolizzi, Il Sole 24 Ore 30/9/2010, 30 settembre 2010
INAMMISSIBILE IL RICORSO DELLA FIOM A MELFI
Il giudice del lavoro Emilio Minio ha dichiarato inammissibile il ricorso della Fiom con il quale si chiedeva di specificare le attività idonee a dare concreta attuazione all’ordine di reintegro nel posto di lavoro dei tre operai della Sata, licenziati a luglio e riammessi un mese dopo sulle linee produttive. All’inizio di agosto lo stesso Minio considerò illegittimo il licenziamento comminato dalla Fiat nei confronti di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, dichiarando antisindacale la condotta aziendale. I tre operai sono stati reintegrati nel posto di lavoro ma di fatto la Fiat non li ha ammessi sulle linee, seppur garantisca loro lo stipendio.
Il Lingotto si limita a prendere atto del provvedimento di ieri, rispettandone il contenuto. Gli avvocati evidenziano invece che la richiesta della Fiom sulla quale si è pronunciato il giudice del lavoro è «estranea al nostro ordinamento processuale», in quanto è un «tentativo che, oltrepassando i limiti dell’analogia, si caratterizza per essere un’iniziativa creativa e di politica legislativa, inibita all’ordine giudiziario».
L’ordinanza di inammissibilità non preoccupa il legale della Fiom, Lina Grosso: «La situazione non cambia. Il provvedimento ha natura strettamente processuale, che non entra nel merito delle nostre richieste, pur dando atto che esistono diverse opinioni sugli strumenti utilizzabili. Il decreto di reintegro resta valido a tutti gli effetti, così come persiste l’inottemperanza della Fiat con tutte le conseguenze civili e penali». Dello stesso parere Emanuele De Nicola, segretario della Fiom Basilicata. «Quanto stabilito un mese e mezzo fa – dice – non è stato messo affatto in discussione. Utilizzeremo gli strumenti giuridici e processuali più idonei per far attuare il decreto».
La battaglia legale è destinata a continuare ancora. Il 6 ottobre inizierà la causa di merito e verrà esaminata l’eventuale condotta antisindacale della Fiat. Sono circa quaranta i testimoni che saranno sentiti per ricostruire ancora più nel dettaglio la vicenda che ha portato al licenziamento dei tre operai. L’azienda attribuisce loro la responsabilità del blocco di un carrello che trasportava materiale con conseguente fermo ad una delle linee di produzione. La Fiom si è sempre difesa sostenendo che era in corso un corteo organizzato da tutte le sigle sindacali e che il carrello era già bloccato, probabilmente per un problema tecnico. Negli uffici della procura di Melfi, inoltre, sono aperti due fascicoli penali. Uno su impulso della Fiat a seguito del blocco della produzione attribuito agli operai, l’altro su iniziativa della Fiom per la mancata ottemperanza del decreto di reintegro nel posto di lavoro da parte dell’azienda.