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 2010  settembre 30 Giovedì calendario

La lavagna è di plastica, interattiva, con sensori che rilevano il movimento del dito e lo trasmettono al computer (e così scompare pure il gessetto)

La lavagna è di plastica, interattiva, con sensori che rilevano il movimento del dito e lo trasmettono al computer (e così scompare pure il gessetto). Il banco ha un monitor touchscreen incorporato ed è collegato in rete, per navigare su internet e permettere a più studenti di lavorare insieme. La penna ha una memoria che registra quello che si scrive, poi si collega al computer e trasforma tutto in file di testo. Anche i libri diventano digitali e si caricano nella memoria del Kindle (che si legge bene e non stanca gli occhi) o dell’iPad (che ha uno schermo a colori ed è più versatile). La scuola è sempre più tecnologica, proprio come la vita. Per bambini e ragazzi è divertente, ma per i docenti non è così semplice: bisogna aggiornarsi, documentarsi, immaginare una didattica capace di usare al meglio le potenzialità dei nuovi strumenti. Per questo in Italia non sono molte le classi dove si fa lezione con la tecnologia. All’estero, invece, la scuola digitale è già una realtà, oltre che un mercato redditizio per costruttori di computer (Apple e Intel soprattutto) e produttori di sussidi didattici evoluti (Smart technologies, ad esempio). Smart Technologies Sono già 1,6 milioni le lavagne interattive Smart disponibili in tutto il mondo La penna con la memoria Echo Pen di Livescribe è perfetta per prendere appunti: registra audio e testo insiemeiPad Per la tavoletta di Apple esistono molti software didattici e una ricca biblioteca di classici [FIRMA]ALESSANDRA PIERACCI GENOVA E’ la tavoletta di cera, con lo stilo, per gli studenti del Terzo Millennio. Così la vede il suo ideatore, il professor Vincenzo Raffaelli, del Cnr, che con 10 collaboratori ha creato lo «zainetto elettronico», ovvero un computer di 1 chilo e 200 grammi in grado di sostituire tutta la dotazione scolastica, dalla matita al vocabolario di greco e latino, secondo una concezione di interattività talmente innovativa «che dobbiamo sperimentarla per sapere come verrà accettata». L’obiettivo è trovare la soluzione ottimale per liberare i ragazzi dal peso degli attuali zaini pieni di libri, quaderni e astucci (ad esempio 6 chili in media il corredo quotidiano di uno studente del primo anno di liceo classico) e nello stesso tempo testare un rapporto diverso tra l’insegnante e la classe. «Il paragone con la tavoletta di cera è perfetto - dice il professore che guida lo Smart Services Cooperation Lab, laboratorio di ricerca applicata sostenuto dal ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, il Cnr, appunto, e Telecom - perché quando la tastiera scompare, coperta dal monitor ripiegabile, lo studente potrà scrivere con l’apposita penna come su un foglio». Solo che all’interno dell’apparecchiatura sono memorizzati libri di testo e compiti, elaborati e disegni, di cui deve conservare la traccia. Non solo, ma il computer è in grado di dialogare con la lavagna elettronica «di qualsiasi marca». L’insegnante può intervenire dalla sua postazione per bloccare le possibilità di collegamento Web e di consultazione dei testi, trasformando il pc in una pura tastiera durante ad esempio i compiti in classe e le verifiche, per evitare i copia e incolla. Gli elaborati poi affluiranno al pc del professore. «E’ questo potere di disattivazione la sfida più difficile, che risponde alle particolari esigenze dell’uso didattico». Dimensioni come un foglio A4, il pc non ha ancora un guscio esterno connotante. «Per ora lavoriamo sulla macchina - spiega il “padre” dell’innovativo strumento - che deve saper riprodurre i gesti naturali di un insegnante alla lavagna e di un ragazzo al banco». Lo zainetto elettronico verrà sperimentato dai primi mesi dell’anno prossimo in cinque classi di prima superiore a Bologna: 12 mila euro il costo dell’inserimento per classe, coperto da sponsor. «Non interverremo sui contenuti - spiega Raffaelli -. Che cosa inserire nella memoria è compito dei docenti: il nostro è un sistema trasparente pronto ad accogliere qualsiasi e-book, ma quali libri di testo, dizionari, dispense scegliere non dipende da noi». Il rivoluzionario supporto didattico verrà fatto vedere il prossimo novembre a Torino, in occasione della presentazione di «Smart Inclusion», il nuovo sistema sperimentato al Bambin Gesù di Roma e al Gaslini di Genova che consente ai piccoli lungodegenti isolati di onclogia ed ematologia di frequentare virtualmente la scuola e dialogare con i compagni tramite webcam, guardare film e giocare grazie a uno speciale pc in grado di essere sterilizzato più volte al giorno. Anche «Smart Inclusion» si deve al laboratorio di Raffaelli, 10 ricercatori tra i quali il più vecchio ha 28 anni, laureati in ingegneria elettronica, delle telecomunicazioni, informatica. 3 Professor Vincenzo Raffaelli, l’esperimento dello «zainetto elettronico» sarà proponibile anche per i bambini? «Personalmente sarei contrario all’uso esclusivo, per esempio nelle scuole primarie, le vecchie elementari. Meglio per un piccino scrivere su un quaderno e potenziare la manualità con la penna a inchiostro. Però ci sono persone molto importanti che la pensano all’opposto. Noi comunque lo abbiamo pensato e realizzato per studenti delle suole superiori». Ci sono controindicazioni per quanto riguarda l’affaticamento della vista? «Con i nuovi schermi “Oled”, ormai, leggere un display è come leggere un foglio di carta, non ci sono differenze». Che cos’è lo Smart Services Cooperation Lab? «Un centro di eccellenza per lo sviluppo di tecnologie e applicazioni innovative con sede è a Bologna a Palazzo Vidoni. Le nostre aree di intervento sono appunto Smart School, con servizi per la scuola e la comunicazione famiglia-scuola, Smart Hospital, servizi per la sanità con particolare riferimento alla gestione della cartella clinica al letto del paziente e strumenti innovativi per la gestione del risk management in ospedale, oltre a Smart Town con una serie di servizi per i cittadini e per la gestione intelligente del territorio grazie a strumenti per il monitoraggio ambientale». /