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 2010  settembre 29 Mercoledì calendario

LA SIGNORA LADY OSCAR "ALL´INIZIO MI PAGAVANO LA METÀ D´UN COLLEGA UOMO"

«Il mio è un paese con venti secoli ricchi di storia, eppure la maggior parte delle persone che incontro lo ricorda solo per i manga»: si schermisce, Riyoko Ikeda, 62 anni, una vita dedicata ai fumetti. Ma la modestia che la signora esibisce presentando la sua partecipazione al Festival Romics di Roma, non può nulla contro la travolgente fortuna che accompagna sin dal primo giorno di vita Lady Oscar, il manga che Ikeda cominciò a disegnare nel 1972 e che in 40 anni si è trasformato in un formidabile ambasciatore dell´immagine del Giappone nel mondo. «Frequentavo l´università di Tsukuba e studiavo filosofia: la mia scelta di lasciare gli studi a 24 anni per dedicarmi ai manga deluse le aspettative di tanti, a cominciare dalla mia famiglia, ma soprattutto complicò la mia esistenza: entravo in un mondo di dominio maschile, e me lo fecero capire subito».
Prima di Ikeda, il fumetto giapponese era dominato dalla figura di Osamu Tezuka e gli autori uomini si occupavano anche dei manga destinati alle ragazze. La studentessa universitaria con la passione per le matite non s´intimorì, ruppe gli schemi: in Lady Oscar tratteggiò la figura di una ragazza androgina in divisa da colonnello che si fa strada alla corte di Francia, facendo innamorare di sé anche Maria Antonietta; in Caro fratello, pubblicato nel ´74, toccò temi sensibili come il suicidio, l´incesto, i rapporti lesbici, la dipendenza dalle droghe. Tutto in un paese fortemente sessista, «perché in Giappone all´inizio degli anni Settanta, una donna che sceglieva di lavorare piuttosto che fare figli era ancora fortemente osteggiata».
Il sessismo si presentò a Ikeda con la faccia di colui che sarebbe diventato l´editore di Lady Oscar: «Mi disse chiaro e tondo che mi avrebbe pagato la metà di quanto guadagnava un autore uomo. Io mi lamentai e lui candidamente mi spiegò che lo faceva perché se un suo autore avesse deciso di metter su famiglia avrebbe dovuto mantenere la moglie, se invece mi fossi sposata io, a me avrebbe pensato mio marito».
Il successo in patria fu travolgente, il Giappone era del resto in profonda trasformazione, anche lì si facevano sentire gli effetti del ´68 e della contestazione studentesca. Presto la fortuna dei manga disegnati da Ikeda avrebbe contagiato anche il pubblico internazionale: «Cominciando a immaginare Lady Oscar ero sicura che la storia di una ragazza che aveva sacrificato la sua infanzia e i suoi sogni avrebbe colpito il cuore di tutti. In particolare in Giappone cominciarono a identificarsi con Oscar le donne osteggiate sui posti di lavoro, anche oggi succede e mi sorprende».
L´obiettivo della signora delle matite era anche più ambizioso: «All´epoca il manga era considerato sottocultura. Io e gli altri che come me si affacciavano nel fumetto all´inizio degli anni 70, pensavamo di dover creare qualcosa che restasse, qualcosa di più alto. Credo sia questa la prima ragione del mio successo». Nei manga di Riyoko Ikeda irrompe la Grande storia, in particolare l´autrice sembra subire il fascino delle rivoluzioni: quella francese in Lady Oscar, quella russa in La finestra di Orfeo, dove ancora una volta l´eroina è una ragazza costretta a farsi passare per un uomo a causa di questioni legate all´eredità paterna. «All´epoca nel mio paese le bambine dovevano essere educate e carine, io non volevo dare indicazioni se non quella di rispettare la propria essenza, di dare espressione al proprio io. Oscar è stato il mezzo che mi ha permesso di parlare di un mondo maschile: in origine ciò che mi interessava era raccontare la vita militare nell´esercito di Francia».
Riyoko Ikeda nel 2000 ha affrontato un´altra sfida e avviato la sua seconda vita professionale, è diventata un apprezzato soprano: venerdì sera terrà un concerto a Roma nella Chiesa di Santa Marta al Collegio Romano.