VALERIO MAGRELLI, la Repubblica 29/9/2010, 29 settembre 2010
DOPO LE POLEMICHE PER LE FRASI DI BOSSI, VIAGGIO NELLE DUE METROPOLI. PER SCOPRIRE, OLTRE I LUOGHI COMUNI, LE RAGIONI DI TANTA RIVALITÀ
Il nome di Giorgio Bocca, per me, resta legato a una delle più violente liti che ebbi con mio padre. La colpa fu di un articolo in cui Roma era vituperata in modo a mio parere intollerabile. Avrò avuto sì e no dieci anni, e schiumavo dalla rabbia sentendo la mia città accusata di parassitismo e indolenza, oziosità e ladrocinio. Superato il furore, però, dovetti ricredermi: mio padre, cioè Bocca, aveva ragione. Fu la mia prima lezione di educazione civica. Grazie ad essa imparai che amare il proprio luogo natale, significa innanzitutto riconoscerne i difetti, e nel mio caso i difetti dell´oggetto amato risultavano indubbiamente numerosi e gravi.
Capitale improvvisata, capitale bacata, capitale dimidiata, con uno stato-intruso al proprio interno (il Vaticano), Roma merita molti degli insulti che le indirizza sprezzante la Lega.
Ma quale altra città sarebbe uscita indenne da quelle vere e proprie ondate di invasioni che essa dovette subire nell´arco di centocinquant´anni? Si è andati dalla speculazione umbertina, agli sventramenti fascisti, su su fino alla nascita di una "città della politica" che sta silenziosamente occupando intere strade e piazze, blindandole con le cosiddette colonnine a scomparsa. Per non parlare delle manifestazioni, che regolarmente la paralizzano come nessun´altra metropoli italiana. E allora tanto vale ammetterlo: tutti questi scompensi non attengono a Roma in quanto tale, bensì alla sua funzione rappresentativa. In tal senso non è eccessivo affermare che la Città Eterna porta su di sé il peso e i costi politici di un´intera nazione.
Una volta chiarito ciò, bisogna ammettere che la tipologia del romano ha molto di vero. Il luogo comune, purtroppo, affonda le sue radici in una realtà storica dura a morire, e nella quale lo spirito del Belli resta ancora vivissimo. Eppure, al di là di tanti stereotipi, esiste un´altra Roma, ormai innegabile e ben diversa dalla precedente. Cominciando dal concreto, come si conviene, incontriamo una città dove almeno comincia a diffondersi la raccolta differenziata dei rifiuti. Piccoli passi, ma significativi. Ben più importante il fatto che Roma abbia assorbito decine di migliaia di immigrati senza eccessivi traumi sociali. Malgrado alcuni atroci fatti di cronaca, il suo tessuto sociale continua a tenere anche sotto il profilo della sicurezza, come sa bene il florido turismo. Certo, le singole comunità non sempre si sono integrate, ma si segnalano meritevoli esempi di solidarietà, quali la comunità di Sant´Egidio o l´Orchestra multietnica di piazza Vittorio. Con ciò arriviamo al mondo della cultura, una delle realtà più effervescenti.
Agli anni dell´effimero e delle estati romane, è seguito un periodo diverso, segnato dalla crescita di centri propulsivi stabili. Senza citare le molte nuove case editrici, basti pensare all´offerta teatrale, con l´apertura di due sedi quali l´India e il Palladium, e una massiccia presenza della produzione internazionale. Un caso a sé è rappresentato dall´Auditorium Parco della Musica, la creatura di Renzo Piano che, con le sue quattro sale, attira oltre un milione di spettatori l´anno. A completare il panorama, ecco le Scuderie del Quirinale, il rinato Palaexpo, il Maxxi di Zaha Hadid, il Macro Odile Decq, e infine il recente restauro di Palazzo Barberini, grazie a cui l´Urbe ha potuto arricchire il proprio patrimonio artistico e espositivo. Morale della favola, tra svantaggi e vantaggi, credo valga la pena condividere il parere del poeta Hermann Kesten: «A Roma il profumo del mandorlo in fiore è più forte del rumore che fanno gli autobus».