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 2010  settembre 29 Mercoledì calendario

FIGLIO, SORELLA E COGNATO ECCO LA DYNASTY COREANA

Dopo sedici anni inizia a chiudersi anche ufficialmente l´era di Kim Jong-il in Corea del Nord. Il congresso straordinario del Partito dei lavoratori, il primo dal 1966, ha avviato ieri un pericoloso passaggio di consegne all´interno dell´unica dittatura comunista ereditaria del mondo.
Ancora una volta, nella sigillata Pyongyang, più che i fatti contano i segnali. Il politburo del partito, circoscritto ormai al solo "caro leader", ha formalmente confermato Kim Jong-il segretario generale. Nel cuore della notte però, mentre i delegati si apprestavano ad aprire un congresso misteriosamente ritardato di tre settimane, l´agenzia di Stato nordcoreana ha annunciato una raffica di nomine che ridisegnano un apparato del potere scosso da una devastante crisi economica. Kim Jong-il, 68 anni, secondo fonti di intelligence gravemente malato dal 2008, ha designato 39 nuovi generali. Tra i 6 a "4 stelle" c´è anche Kim Jong-un, il suo figlio terzogenito, indicato come successore: al giovane è stato assegnato anche un ruolo di primo piano nel comitato centrale del Partito comunista.
L´investitura, fuori da un Paese all´oscuro di tutto, era attesa da mesi. La fretta e l´incertezza con cui si è consumata confermano la precarietà estrema della salute di Kim Jong-il, che qualcuno sostiene sia già morto, ma suggeriscono che il futuro è tutt´altro che certo. Assieme a Kim Jong-un sono stati promossi al vertice del potere anche alcuni potenti militari, fra cui la sorella maggiore di Kim Jong-il e il cognato Jang Song-Thaek. Ciò significa che il partito non considera il giovane Kim pronto per raccogliere l´eredità del padre e del nonno, che la famiglia presidenziale non è unita alle sue spalle e che anche le forze armate sono divise.
È una sospensione di fiducia senza precedenti, dovuta essenzialmente al profilo ignoto di Kim Jong-un. Lontano da Pyongyang nessuno l´ha mai visto, non esistono immagini ufficiali e in patria solo ieri è stato menzionato per la prima volta da un giornale. Secondo le testimonianze di ex funzionari fuggiti all´estero, sarebbe nato 27 o 28 anni fa dalla seconda moglie del padre, ballerina. Sotto falso nome avrebbe studiato tre anni a Berna, prima di essere richiamato a casa per impedire l´ascesa dei fratelli maggiori. Il fatto che il suo debutto al potere sia stato accompagnato dalla "promozione" dei due zii più fidati, significa che se presto Kim Jong-il non sarà più nelle condizioni di governare, il comando sostanziale passerà temporaneamente nelle mani dei due «tutori».
La Corea del Nord resta intrisa di confucianesimo e non accetta che i giovani diano ordini ai più anziani. A complicare la precoce successione, costretta a trasformare una gerontocrazia comunista classica in un "reame bambino", ci sono però anche motivi più pragmatici. La nazione è a un passo dal fallimento, la popolazione è alla fame e lo scontento è al livello di guardia anche tra funzionari e militari. Lo stesso "caro leader" dubita che l´inesperto figlio possa impedire un´implosione improvvisa del sistema. Lo avrebbe scelto per la sua fedeltà, deciso a sventare un colpo di stato e nel timore di essere ucciso. Per il resto del mondo l´incubo è invece quello della bomba atomica, affidata ad un ventenne di cui si sa solo che ha due passioni: il basket e l´eliminazione fisica di chi si rifiuta di acclamarlo "genio dei geni».
Fino ad oggi la minaccia nucleare ha reso stabile il regime di Kim Jong-il, sostenuto dalla Cina in chiave anti-Usa e anti-Giappone. Con un leader descritto come «appeso ad un filo» e un successore in balìa di parenti e generali, la prevedibilità relativa di Pyongyang si azzera e la ripresa dei colloqui "a sei" per fermare la corsa all´atomo rischia di essere rinviata oltre il tempo massimo. Nel 1980, quando Kim il-Sung detto "grande leader" aveva designato successore Kim Jong-il, l´elemento dominante era stata la stabilità. Il "caro leader" aveva 38 anni e avrebbe studiato per altri 14 prima di assumere il potere assoluto. Il fatto che oggi in Corea del Nord ogni mossa sia dettata dall´instabilità, apre scenari inquietanti nell´intera penisola coreana e inizia a preoccupare anche Pechino. Nord e Sud restano impreparati sia ad una riunificazione pacifica, prologo della democrazia, che ad un esodo di milioni di rifugiati verso Seoul. La Cina continua a sostenere la "dinastia Kim", ma solo se le garantisce affari e opposizione «al nuovo imperialismo occidentale». Il problema, sebbene nessuno lo voglia, è fare dunque in modo che il dopo-Kim «fili liscio almeno per un po´».
Ma proprio su questo, mentre a Pyongyang i delegati del congresso per alcuni giorni fingeranno di discutere, nessuno oggi è disposto a scommettere.