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 2010  settembre 29 Mercoledì calendario

SPIRANO, IL PAESE VERDE LEGA DOVE ANCHE IL CENTRALINO RISPONDE IN BERGAMASCO - SPIRANO

(bergamo) - S. P. Q. S.: sono pazzi questi spiranesi. Per dirla con Asterix, quello vero, mica Bossi, uno potrebbe pensare che da queste parti il consenso ha dato alla testa. Sarà anche così ma ce la mette tutta il sindaco Giovanni Malanchini, 36 anni, imprenditore della plastica - uno che alle sei del mattino è già in ufficio a scrivere su carta intestata in bergamasco - per convincerti che dietro alla dialettizzazione del paese, dietro ai cartelli bilingui come le qualifiche di assessori e consiglieri, al notiziario, alla segreteria telefonica in slang locale; dietro al verde che tutto tinge - i dossi pedonali, la scuola, i furgoni dei servizi sociali - dietro a tutto questo non c´è solo un metodo (Lega) ma anche dello studio. «Ci siamo rivolti a uno storico e a un cantautore locale, che tra l´altro, lo scriva, è tutto fuorché leghista». A 617 chilometri dal «porcile romano», sdraiato sulle lande bergamasche tra fabbriche e campagne, c´è Spirano. Che potrebbe benissimo stare in Baviera o in Alto Adige. In fondo il modello quello è. Spirano incarna il sogno leghista dell´indipendenza, dell´affrancamento-secessione se non ancora amministrativa almeno culturale dall´Italia. Un luogo dove prima viene il dialetto e poi semmai l´italiano, dove il 50% della popolazione (5.365) vota Lega e dove il 70% di quelli che vanno a colloquio col sindaco si esprime - ricambiato - in dialetto. Tutto o quasi è lega-lizzato, qui. Sono solo stati attenti a non inciampare nella scivolosa sindrome Adro: niente sole delle Alpi, per capirci. E cioè il simbolo del Carroccio. Ma tutto il resto sì, alla grande. «Sono cose che piacciono alla gente», ragiona il vicesindaco Giancarlo Menotti. E già. In principio fu la toponomastica. Sotto i cartelli con il nome delle vie hanno affisso la seconda dominazione, in dialetto, che indica la contrada dell´epoca (si va dal 1500 al 1800). Poi sono arrivate le altre novità: la carta intestata del sindaco e della giunta (bilingue, italiano e bergamasco); lo stemma del paese, il giornalino per i cittadini; i messaggi di auguri del sindaco ai neodiciottenni; il calendario. Tutto in "lingua bergamasca", perché, chiosa il primo cittadino alla vigilia del 150° dell´unità d´Italia, «mia figlia ha sei mesi e voglio che impari il bergamasco». Il Comune ha organizzato un corso per educare l´eloquio dei giovani nel segno del «recupero della tradizione». «Nel nostro statuto, 16 pagine, il più breve d´Italia, c´è la tutela della lingua bergamasca».
La sintesi del processo di padanizzazione sociale di Spirano è il sorriso di Tony Iwobi, leghista nigeriano, capogruppo e presidente della commissione cultura. In pratica l´ufficio da cui escono le varie trovate che qui nessuno considera folcloristiche. «In giunta parliamo solo in dialetto», va fiero il sindaco Malanchini. L´ultimo guizzo dell´amministrazione? La segreteria telefonica in idioma orobico. Chi chiamerà il centralino del Comune impatterà con una voce local su base composta dallo chansonnier Luciano Ravasio. Guai a parlare di forzature. «I nostri amministratori amano le loro comunità - dice il parlamentare Giacomo Stucchi - solo difendendo la nostra identità si tutelano gli interessi veri dei cittadini». È la speranza il punto forte di Spirano. Nel senso che il colore dominante è il verde: verdi i dossi dei passaggi pedonali («abbiamo fatto un concorso e tutti hanno presentato il verde»), verde la nuova scuola media, verdi i mezzi dei servizi sociali, verdi il giornalino e il portale web del Comune. Verde declinato in varie tonalità. «Il nostro è acceso, quasi brillante. Non il classico verde Lega», sfuma il sindaco. «Non che me ne vergogni eh...». Gli chiediamo cosa pensa della battuta di Bossi e dei romani: «Tanto clamore esagerato. Comunque io ho dei clienti romani e hanno sempre pagato regolarmente».