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 2010  settembre 29 Mercoledì calendario

IL PRIMO VAGITO DI IDIL QUEL PIANTO CHE RISCATTA LA MORTE DELLA MAMMA - TORINO

Da Idil a Idil. Una storia contronatura quella della madre che dà il nome alla figlia, passandole il testimone della vita. Di solito i neonati prendono i nomi dei nonni. «Un´anima se ne va e una nuova arriva», dice in sala parto il padre Issa Jimale, sconvolto dalla burrasca dei sentimenti. Tutto è accaduto in pochissimo tempo, quello necessario a capire che ormai, per la piccola, la macchina incubatrice era più sicura dell´utero della madre.
La nuova Idil pesa 760 grammi e si stira con movimenti quasi impercettibili in un lettino sterile del Sant´Anna di Torino. Non è stata intubata perché, spiega il neonatologo Enrico Bertino, «siamo cautamente ottimisti». Non vuol dire che tra pochi giorni potrà andare a casa. Vuol dire che «nel 90 per cento dei casi i bambini nati prematuri alla ventottesima settimana sopravvivono». Ma Idil non è solo una bambina prematura. Da cinque settimane, da quando il tumore al cervello ha azzerato l´encefalogramma dell´altra Idil, la piccola vive in un corpo morto: «Per questo - dice il medico - non possiamo sapere oggi quali conseguenze avrà subito».
Decidere di toglierla anche da quella madre, in quelle condizioni, non è stato facile. È successo tutto ieri mattina, poco dopo le 9, quando la striscia del cardiotocografo ha segnalato che la piccola stava soffrendo: «Il battito del cuore era meno vivace del solito, troppo regolare, rischiava di decelerare da un momento all´altro», racconta Tullia Todros, la ginecologa che ha dato l´allarme. Così è nata Idil, è scappata dall´utero, è venuta in anticipo da questa parte del mondo per fuggire dalla morte. L´altra Idil, quella grande, è spirata ufficialmente alle 22,10 di ieri sera dopo aver compiuto la sua ultima, drammatica, missione. Un battesimo e un funerale nello stesso giorno: è tutta qui la burrasca dei sentimenti di Jimale. Per la nonna della piccola è invece il giorno del miracolo. Dice il padre: «Quando le ho raccontato che la bambina era nata viva non voleva crederci. Mi ha chiesto: ‘Come può un essere vivo nascere da un corpo morto?´». Per il presidente degli ordini dei medici italiani, Amedeo Bianco, quel miracolo è in realtà «la sintesi felice tra etica e medicina», perché «non si tratta di un caso di accanimento terapeutico. La medicina ha il compito di salvare la vita laddove è possibile, e questo ha fatto con la neonata».
Ora tutti attendono che Idil si irrobustisca. «Ci vorranno almeno due mesi», dice il neonatologo Bertino. La piccola potrebbe lasciare il Sant´Anna all´inizio di dicembre, per il ponte dell´Immacolata. E a quel punto, solo a quel punto, si saprà quale sarà davvero il suo destino. Se la famiglia deciderà (e potrà) trasferirsi in Italia, dove ora vive solo lo zio della bambina. O se invece anche Idil dovrà raggiungere i suoi cinque fratelli in Somalia, per vivere con il padre e la nonna. Non sarà una vita facile. Fino a pochi mesi fa Jimale e la moglie vivevano a Mogadiscio sulla rendita di un piccolo negozio di abbigliamento nel centro della città. Hanno dovuto scappare in un villaggio: «Non potevamo continuare a lavorare con i colpi di mortaio che cadevano in mezzo alla strada», racconta il padre. La guerra civile è al culmine. Mercoledì scorso il premier Sharmarke si è arreso all´evidenza: «Mi dimetto perché non riesco più a fermare gli scontri».
È in quella Mogadiscio, nei villaggi razziati dai signori della guerra e addirittura dagli ugandesi della forza di interposizione, che Idil potrebbe tornare a Natale. Tornare per fuggire di nuovo dalla morte, per seguire il drammatico kharma che ieri l´ha buttata nella vita. Questa volta la morte è portata dagli uomini, dai colpi che cadono in strada davanti al negozio, dai kamikaze che si fanno esplodere nelle hall degli alberghi del centro. Idil tornerà nel villaggio degli sfollati a rappresentare un miracolo vivente per la nonna che farà da mamma a lei e agli altri cinque orfani. Per il momento la certezza è che suo fratello maggiore, l´unico a potersi rendere conto del dramma della morte della madre, non sarà in Italia quando la donna verrà sepolta nel campo musulmano del cimitero di Torino: «È più utile in Somalia - dicono i familiari - deve occuparsi dei fratelli. È l´unico che può aiutare la nonna a rispondere al telefono».