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 2010  settembre 29 Mercoledì calendario

I SETTE NUOVI "ACQUISTI" DEL CAVALIERE - ROMA

In piena aderenza alla logica del calciomercato, anche in Transatlantico i colpi migliori arrivano sul filo di lana. Sette cambi di casacca alla vigilia della fiducia. Sette deputati che abbandonano il loro gruppo per andare ad infoltire le file del "misto". E mantenere, così, mani libere sul passaggio più delicato della legislatura. Cinque arrivano dall´Udc: i siciliani Saverio Romano, Calogero Mannino, Giuseppe Drago e Giuseppe Ruvolo e il campano Michele Pisacane. «Se voteremo la fiducia? Dipende da ciò che il premier dirà sul Sud». Due dall´Api: gli ex Pd Massimo Calearo e Bruno Cesario. «Voteremo secondo coscienza». Ma dal pallottoliere di Montecitorio ci sono pochi dubbi sul fatto che i sette transfughi voteranno con la maggioranza.
E così, dopo il grande mercato estivo (abboccamenti e rifiuti, telefonate e inviti a cena, conferme e smentite) alla fine il governo conquista qualche voto in più. Costruendo un ponte con quelle piccole realtà parlamentari che restano nel misto, orientate però a sostenere Berlusconi. Ieri, a Palazzo Grazioli, sono transitati sia Italo Tanoni, leader dei Liberaldemocratici (3 deputati), sia Elio Belcastro con Luciano Sardelli, di Noi Sud (5 deputati). Insieme fanno 8 voti per il governo. Tramontata, almeno per ora, l´ipotesi di un "gruppo di responsabilità", le fuoriuscite di ieri lasciano però il segno anche nell´opposizione. Nell´Udc, soprattutto. Che ieri ha perso pezzi sia a Roma sia a Palermo. Dalla costola dei centristi, infatti, nascono i "Popolari per l´Italia del domani": 5 a Montecitorio, 8 all´Assemblea regionale siciliana. «Non saremo la stampella di nessuno. Non eravamo più d´accordo con la linea politica del segretario», spiega Calogero Mannino. Colpa di Casini, insomma e della sua politica che andrebbe «verso il Pd». «E la tradizione della Dc non si può disperdere nel Pd», conclude Mannino. In Sicilia gli ex Udc arrivano a dire che «Casini, D´Alema e Bersani hanno un accordo. Il papa straniero c´è già ed è Casini».
Il leader Udc non replica. Piuttosto denuncia «una compravendita squallida e indegna di parlamentari». Il fuoriuscito Saverio Romano ribatte: «Forse Casini si riferisce a quei parlamentari eletti nel Pd o nel Pdl che lui stesso ha poi imbarcato nel suo partito». Certo, per Romano, «se Casini volesse tornare nel centrodestra noi non ci opporremmo». Per ora, però, il tema non sembra all´ordine del giorno. Il tenore dei rapporti lo si evince da come il capogruppo Udc al Senato Gianpiero D´Alia giudica i trasfughi, passati dall´altra parte per «un piatto di lenticchie, neppure grandi». I 5, però, assicurano: «Non accetteremo posti di governo».
Così dice anche Massimo Calearo, già capolista Pd nel 2008, poi transitato all´Api con Francesco Rutelli e ora passato al misto con il collega Cesario. «Non ho mai parlato di ministero», afferma Calearo che poi spiega come si comporterà oggi in aula: «Se Berlusconi fa delle proposte di rilancio dell´economia, non mi sembra il caso che si vada ora a elezioni per far vincere un partito che non c´è». «Lascio l´Api perché è giunto il momento di dare una mano alla risoluzione dei problemi del Paese», è la motivazione di Cesario. Per entrambi, «non è finita qui. Altri ci seguiranno». Intanto incassano gli ironici auguri degli ex colleghi dell´Api («Buona fortuna al nuovo ministro e al suo vice») e vanno ad ingrossare le fila di quelli che, dal 29 aprile 2008, giorno della prima seduta a Montecitorio, hanno cambiato casacca. Settantaquattro deputati (tre hanno fatto vai e vieni due volte) che hanno abbandonato il gruppo con il quale sono stati eletti per passare in un altro. O per formarne uno nuovo di zecca, come è successo ai finiani di Futuro e Libertà. Qualcuno è rimasto nello schieramento di provenienza. E qualcun altro ha cambiato colore del suo voto. Basta guardare il gruppo misto: erano in 12 all´inizio della XVI legislatura. Ora sono 36. Il pallottoliere di Montecitorio dice che oggi, da lì arriveranno 23 voti per il governo.