Luca Telese, il Fatto Quotidiano 29/9/2010, 29 settembre 2010
“NULLA È SCONTATO”
Nel giorno più duro per i finiani, alla vigilia della fiducia più incerta della legislatura, e nella fase più avanzata dell’offensiva mediatica che si sta abbattendo sul suo gruppo, Fabio Granata ti stupisce. Non nasconde nessuna delle difficoltà del momento, racconta senza filtro, quasi in presa diretta: “Ci sono stati, questa sera – dice – incontri intensi, umanamente drammatici, fra Fini e i deputati del gruppo. Il risultato finale? È che non sono riusciti a dividerci: siamo più uniti di prima”. Non è normale che un dirigente fornisca una rappresentazione così vivida della vita interna del suo partito. E nemmeno che, alla vigilia del voto, improvvisamente anche l’ipotesi di votare sì, fino a ieri scontata, possa tornare improvvisamente in gioco.
Onorevole Granata, Berlusconi ha cambiato di nuovo idea. Prima voleva la fiducia, poi voleva votare una risoluzione, adesso di nuovo la fiducia. È colpa vostra?
Guardi, questo non lo so dire, e non spetta a me dirlo, noi non facciamo manovre di Palazzo. Posso dire quale è stata la nostra strategia di fronte all’ipotesi di un ordine del giorno.
Cosa avete minacciato?
Nessuna minaccia.
Non ci credo.
Lo faccia, invece. Solo una certezza, strategica e politica.
Quale?
Se si fosse votato un documento, noi ne avremmo presentato uno nostro, scritto in accordo con il movimento di Lombardo, che poneva la priorità di mantenere stretta la coesione del sud e denunciava l’appiattimento sulla Lega.
Vuol dire che Berlusconi avrebbe perso i voti dell’Mpa?
Sicuramente.
Cosa è successo oggi?
È stata una giornata infinita, stressante, ma molto importante per noi.
Perché?
Perché Fini ha ricompattato il gruppo di Futuro e libertà.
Quindi, prima di oggi c’era il rischio che si sgretolasse?
Ci provano ogni giorno, a dividerci. Ma adesso, dopo un confronto molto bello, siamo tutti convinti che non ci sono alternative: costituiremo un nuovo movimento politico.
Prima non era così? Fino a ieri c’era fra noi chi, legittimamente, pensava che il filo sottilissimo che ci teneva uniti al Pdl potesse non spezzarsi. Adesso, credo di poter dire, non lo crede più nessuno. Vuol dire che hanno vinto i “falchi”? Sì. Ma non tra noi, nel Pdl. Che vuol dire? Gli ultimi feroci attacchi a Fini sono la prova che ha convinto tutti. E cosa farete in aula? A rileggere quello che avete detto in questi mesi la fiducia dovrebbe essere automatica. Non lo è. No? È un colpo di scena. Sentiremo quello che Berlusconi dirà. Se l’intervento di Berlusconi si atterrà allo spartito dei cinque punti voteremo sicuramente. E se non si atterrà? Se ci saranno delle aggiunte, dei temi che esulano dal programma , e soprattutto sui nodi per noi nevralgici della legalità e della giustizia...
Ovvero?
Se ci saranno aggiunte sulla falsariga del vecchio disegno di legge sul processo breve o del provvedimento sulle intercettazioni, per esempio...
Voi cosa farete?
Ci fermeremo. Valuteremo queste eventuali aggiunte. E decideremo cosa votare.
Questo però vuol dire che potreste anche votare contro la fiducia?
Questo vuol dire che ci riuniremo. Ma che certo, nulla è scontato.
C’entra qualcosa il fatto che oggi su “Il Giornale” sia apparsa una foto di quella che viene definita la cucina di Montecarlo?
Abbiamo tanti elementi e, oggi ne abbiamo anche altri in più, per ritenere che quella sulla casa di Montecarlo sia una campagna di killeraggio e di dossieraggio.
Altri elementi?
Conoscevamo già l’entità delle società off-shore che Berlusconi possiede Santa Lucia e in giro per il mondo.
Però?
Gli articoli che avete pubblicato su Il Fatto, le notizie apparse su altri giornali rendono ancora più chiaro questo quadro e la possibilità di pressione che Berlusconi ha su quel governo.
E poi?
Mi risulta addirittura che Lavitola, l’uomo che ha accompagnato il premier in Sudamerica, abbia fatto dei contratti ai giornalisti di Santo Domingo che hanno scritto su Santa Lucia.
Per lei tutte le strade portano a Palazzo Chigi?
Per noi c’è una ciclopica questione morale dentro il centrodestra. Mi viene in mente Francesco De Gregori.
Un verso?
Sì. Vogliono dimostrare che...
tutti sono uguali/ tutti rubano alla stessa maniera.
Cita La Storia siamo noi...
Esatto. Ma aggiungo che non è affatto così. Fini ha avuto migliaia di occasioni nella sua vita ma, al contrario di altri, non ha mai cercato in nessun modo di perseguire l’arricchimento personale.
Non gli rimprovera davvero nulla al suo leader?
Tutt’al più un eccesso di ingenuità nel fidarsi del cognato.
È vero che potrebbe dimettersi da presidente della Camera ?
La sua leadership attraversa, sia dal punto di vista delle implicazioni umane, che di quelle politiche, un momento drammatico. Adesso è certo che dobbiamo costituire un nostro movimento politico.
Sono due ordini di problemi molto diversi tra di loro...
Ci sono degli intellettuali, che guardano magari più lontano di noi politici, che suggeriscono a Gianfranco, data la delicatezza di questo passaggio, di agire con le mani libere.
E lei condivide questa analisi?
È una valutazione che fa Alessandro Campi, e che io ascolto con interesse.
È anche quello che chiedono da mesi Berlusconi e il Pdl.
Non c’è nessun legame con quella richiesta politica, che consideriamo irricevibile, e che abbiamo già rispedito al mittente.
Però ci pensate...
Però facciamo un ragionamento diverso. E in ogni caso non è un problema all’ordine del giorno. L’idea delle dimissioni, semmai, è un’ennesima riprova del senso di responsabilità e di rispetto delle istituzioni che al contrario di altri anima Fini.
Lei di nuovo evoca paragoni con altri leader...
Dico che sono la prova del senso di responsabilità che è la sua bandiera. Di una diversità anche antropologica che vive dentro la destra.