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 2010  settembre 29 Mercoledì calendario

Lavitola: “Io ho le prove ma forse non le pubblico” - Un blitz tra Caraibi e Centro America per posizionare gli ultimi tasselli del mosaico «Affaire Montecarlo», un giallo con soluzione a tempo determinato

Lavitola: “Io ho le prove ma forse non le pubblico” - Un blitz tra Caraibi e Centro America per posizionare gli ultimi tasselli del mosaico «Affaire Montecarlo», un giallo con soluzione a tempo determinato. Il protagonista è Valter Lavitola. Pantaloni beige e camicia blu di lino, l’editore-direttore dell’Avanti! si presenta dinanzi al ministro della Giustizia di Saint Lucia col taschino gonfio di carte, sono le «smoking gun», le prove che dimostrerebbero come Giancarlo Tulliani sia il beneficiario di Timara e Printemps, le due off-shore mediatrici nella compravendita dell’appartamento monegasco una volta proprietà di An. E’ appena arrivato sull’isola caraibica dove si muove a bordo di due van assieme ad altre cinque persone tra cui José Antonio Torres di el Nacional, il quotidiano di Santo Domingo che per primo ha pubblicato la lettera con la quale Francis informava il premier sull’esito dell’indagine preliminare. «La soluzione del caso è in una mail inviata da James Walfenzao a Michael Gordon», messaggio che, come conferma l’Attorney General, è negli incartamenti del dossier. Come Lavitola sia arrivato a sbrogliare il bandolo della matassa ce lo spiega più tardi, sotto i portici dell’Auberge Seraphine di Castries. «Sto lavorando a un’indagine di tutt’altro genere», una storia di riciclaggio di denaro con una società di Costa Rica che ha sede a Napoli, dove «ci sono in ballo molti soldi in contanti». E’ su questo filone che si innesta quello monegasco. «Per puro caso - spiega l’editore dell’Avanti! - dopo che era scoppiato il caso, una persona ci dice che tra le prove raccolte nell’ambito dell’inchiesta madre», c’era un carteggio che riguardava la vicenda che vedeva coinvolto il cognato del presidente Gianfranco Fini. E’ questa la genesi dell’indagine che porta Lavitola un paio di volte ad atterrare a Saint Lucia, l’ultima due giorni fa mentre Francis convocava la conferenza stampa. «Ci siamo visti con i miei collaboratori a Puerto Rico e poi siamo venuti qui», spiega. «Avevo saputo che l’indagine era chiusa, e sono venuto per chiedere un’intervista al ministro, e così ho saputo dell’incontro». Perché ingaggiare proprio Torres? «E’ uno dei migliori e se anche fosse un velinaro come qualcuno dice, che problema c’è?». Ma il documento sul suo tavolo come è arrivato? «Attraverso un free press dal Guatemala». Mario Sanchez? «Una persona dello staff. Non mi piace citare le fonti». Poi la dissertazione sulla «smoking gun»: «La mail sta qui, ma non la faccio vedere: è un documento che voglio pubblicare prima sull’Avanti!». Ma parla di Tulliani? «Poi la vedrete». Si capisce che parlano di lui anche se non c’è? «Compratevi l’Avanti!». Per Lavitola il giallo di Santa Lucia ruota attorno all’Ocse: «Il governo vuole uscire dalla lista nera dei paradisi fiscali, ma di punto in bianco tra le mani del premier Stephenson King scoppia il caso perché qualcuno interno ha fatto girare questo documento». Quindi nessuna pressione per aprire l’inchiesta? «Credo di no», dice Lavitola: nella sua testa la soluzione del caso è «sicura al 99,9%». «Secondo me è stato Gordon che ha parlato con il governo. E’ un magistrato di 71 anni, molto importante, sta per passare l’attività al figlio e non vuole problemi». La presunta negligenza di Tulliani, che avrebbe nascosto a Walfenzao la sua parentela con un politico, è diventata una mina vagante quando «qualcuno ha preso questo documento e se lo è portato in Guatemala facendo scoppiare il bubbone». Ed è lì che Lavitola si è recato ieri per avere l’ultimo elemento con cui si chiuderebbe il cerchio. Chissà quanto costano tutti questi giri? Il direttore dice di aver pagato 32 mila euro sino ad oggi: «Sono attento nelle spese e l’Avanti! vende sempre più copie». E a Bocchino che lo accusa di essere l’autore della lettera «patacca» risponde: «Italo ha avuto un esaurimento nervoso, prima lo ritenevo un amico. Io non ho mai fatto querele, non riesco ad aver l’animo di fare una querela, in ogni caso ci voglio parlare e poi temo che lo querelerò». La verità è quindi solo questione di ore? «Non farò nulla prima che abbia parlato Berlusconi». Berlusconi l’amico di sempre. «Lo conosco molto bene, da prima dei tempi di Forza Italia. L’ultima volta l’ho visto la settimana scorsa. Mi ha detto: ma te proprio non riesci a tenerti fuori dai casini». Hanno anche parlato di questa storia ma il direttore smentisce di star indagando per lui: «Di Berlusconi si può dire tutto meno che è scemo. Io, un amico di Berlusconi, che fa un’indagine su Fini commissionata da Berlusconi? Ci puoi anche non credere ma delle volte esistono anche rapporti personali». E sui fatti del Brasile dice: «Ero lì quando è venuto, ma i gozzovigli alla tarantina maniera di cui si è parlato sono solo montature». Non rimane quindi che comprare l’Avanti! il 30 settembre? «Aspetta un secondo. Sto cercando di capire qual è il danno che viene provocato da questa cosa. In alcuni casi certe cose non riesco a farle, non escludo che prendo tutta ’sta roba, ci faccio un fiocco sopra e la butto in acqua». L’incertezza diventa certezza ore dopo, quando Lavitola in partenza verso l’Italia fa sapere che giovedì usciranno i primi dossier dell’inchiesta, ma di quella madre, quella sul riciclaggio. E l’affaire monegasco? Forse non se ne fa nulla, o meglio si dovrà attendere la fine delle indagini. Lavitola nel corso della sua tappa guatemalteca è stato «raggiunto al telefono dalla polizia» di Saint Lucia: «Se pubblichi quei documenti - gli hanno detto - qui non metti più piede, verrai arrestato per inquinamento delle indagini».