Riccardo Signori, il Giornale 29/9/2010, pagina 40, 29 settembre 2010
INTERVISTA A PIETRO MENNEA
Povero Mennea, nel senso di Pietro, un nome, una garanzia, inutile fare presentazioni. C’è rimasto proprio male.E su Internet ha lanciato il grido di dolore: «Ragazzi,sto guardando«Porta a Porta » e ho appena scoperto che non sono mai esistito!!!». Roba da Tapiro (magari arriverà) a Bruno Vespa e ai suoi interlocutori, che poi erano Gianni Petrucci, presidente del Coni, Livio Berruti, campione olimpico di Roma nei 200 metri, oltre a Nino Benvenuti, un altro che non ha bisogno di presentazione, e gli ospiti del salotto. Riavvolgiamo il nastro. Cos’è successo? Venerdì scorso, nel «Porta a Porta» dedicato alle Olimpiadi di Roma nel 1960, Vespa chiede a Petrucci: «Perché non abbiamo avuto un altro Benvenuti o un altro Berruti? ».E l’insolitamente distratto Presidente del Coni ha replicato parlando di un mondo che cambia, di piccoli paesi che prendono forza. Insomma ha dimenticato che, se Benvenuti non ha avuto eredi, l’Italia dell’atletica ha visto nascere Mennea con vittorie e record mondiale al seguito. Personaggio ed emblema in tutti i sensi.
Mennea che dire?
«Che il presidente del Coni è bocciato in storia dello sport. Sarà meglio torni a scuola. Se vuole gli faccio lezione, mezzora alla settimana».
Strana dimenticanza....
«Che vuole! Il mondo è fatto di cose mediocri. Non posso prendermela più di tanto, non si può star sempre dietro a tutto. Hanno dimostrato i loro limiti».
Anche Vespa e Berruti?
«Guardi, darei il tapiro d’oro a Vespa e Petrucci, quello di bronzo a Berruti che è meno colpevole. Ma quando dice che ha vinto solo con il talento, manda un messaggio negativo ai ragazzi. Talento e qualità vanno allenate, servono sacrifici per arrivare. Vale in tutti i campi».
Berruti è stato un grande campione...
«Ma io ho vinto qualcosa in più. Lui, con il suo talento, poteva raccogliere di meglio, andare più in alto. Io avevo meno talento, ma sono andato oltre. Ho cominciato con gli atleti del ’ 68 a Città del Messico e ho chiuso con la generazione di Carl Lewis. Un lungo arco di tempo, vent’anni di storia. Ho partecipato cinque volte alle Olimpiadi e fatto quattro finali olimpiche. E solo una volta ho trovato lo stesso avversario: Don Quarry. Da quando ero ragazzino ho affrontato più di 630 sprinters, oltre 530 gare. Cominciavo a correre a maggio e concludevo a ottobre: davo sempre un segnale di esistenza. Penso di essere andato al di là dello sport».
Per completare: e adesso cosa fa?
«Mi dedico solo alla professione legale e fra poco andrò in pensione. Ho chiuso con la politica, ma faccio ancora parte della commissione europea dei superesperti di sport».
Magari, nel mondo, la ricordano più che a «Porta a Porta »?
«Ci può scommettere: ho incontrato persone che hanno lavorato nelle miniere belghe. Li ho visti piangere, orgogliosi di essere italiani come me e con me. Sono andato in Australia, America: la gente nostra mi ha ringraziato per quello che ho fatto. Poi vedi la tv e ti cascano le braccia».
Suvvia, conceda la dimenticanza da abbaglio tv?
«Ma Petrucci è presidente del Coni! Non puoi parlare delle Olimpiadi di Roma e dimenticare la storia.
Lo sa che Ileana Salvador, l’ex marciatrice,ha chiamato dalla Svezia: ha visto ed è saltata sulla poltrona».
Parliamo di poltrone da presidente: su Facebook c’è qualcuno che vuole Mennea presidente... dell’atletica.
Vero?
«Si, lo so: è nato questo gruppo che mi vorrebbe. E mi fa piacere. Ho fatto capire, però, che sono operazioni decise altrove. Bello che ci sia una volontà di base, ma è difficile che vada in porto. Fare il presidente non è la mia ambizione di vita, soprattutto ora che sto per andare in pensione. Però se vogliono un contributo... Ed è la prima volta che un social network lancia un’idea del genere ».
Quali sono i problemi dell’atletica?
«Non c’è gente motivata che creda a qualcosa. Ci vorrebbe un esame universitario per vedere chi è preparato e chi no. Io accetto un esame con chiunque».
Lo sport è corroso da molti problemi...
«Quando incontro gli studenti, ne ho incontrati più di mille sul territorio, dico che lo sport può farti diventare Usain Bolt e dare una svolta alla vita. Ma lo sport ti può preparare alla vita di tutti i giorni: questo conta. Si deve parlare di lavoro, sacrificio, dedizione, non bisogna essere superficiali».
Un voto allo sport di oggi?
«Dico solo, attenzione a non finire come la Grecia e come quelli che hanno organizzato le Olimpiadi: in crisi economica. L’Inghilterra ha detto che, se avesse previsto la crisi, avrebbe rinunciato ai Giochi del 2012».
Quindi abbandoniamo l’idea dei Giochi a Roma?
«Dico: non dobbiamo dimostrare a nessuno di essere capaci, ma pensiamo agli aspetti economici. Il nostro sport, grazie ai 470 milioni di contributi, è il più ricco al mondo. Però il 75% delle medaglie di Pechino è stato vinto dai gruppi militari».
Bene, allora come sfidare il futuro?
«Credo nell’associazionismo sportivo. Può farcela dove altri hanno fallito. Ora tutto passa per la scuola. Servono altre soluzioni per la funzione educativa dei giovani. Questa è la sfida».