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 2010  settembre 29 Mercoledì calendario

Nikki Yanofsky mescola il jazz con i Led Zeppelin - Tutto sommato manco te l’aspetti una voce così quando lei sale velocissima sul palchetto del Duc des Lombards, un club microsco­pico alle spalle del Marais, qui a Pari­gi, tutta musica e al massimo un bic­chiere sul tavolino

Nikki Yanofsky mescola il jazz con i Led Zeppelin - Tutto sommato manco te l’aspetti una voce così quando lei sale velocissima sul palchetto del Duc des Lombards, un club microsco­pico alle spalle del Marais, qui a Pari­gi, tutta musica e al massimo un bic­chiere sul tavolino. Appena inizia a cantare i suoi standard jazz, Nikki Yanofsky- che, detto per inciso, ha se­dici anni- spiega senza bisogno di do­mande perché il suo primo cd Nikki (appena uscito per la Decca) è stato prodotto nientepopodimenoche da Phil Ramone, un tipino sudafricano che si è fatto conoscere registrando la famosa Happy birthday di Marilyn Monroe a John Fitzgerald Kennedy e poi è arrivato fino a oggi passando per, tra gli altri, Ray Charles, Pavarot­ti, Sinatra e Liza Minnelli. Insomma, uno che capisce dove sia il talento e mica si fa scrupoli sull’età di chi lo esi­bisce. «Canto praticamente da quan­do ho iniziato a parlare » spiega lei, mi­nutissima, un volto dolce e adolescen­te che è anni luce da quello delle tante lolite di cui sono farcite le classifiche pop. Nikki Yanofsky canta cose come On the sunny side of the street , uno standard degli anni Trenta, mesco­landola con Fool in the rain , un bel rock che i Led Zeppelin pubblicaro­no nel 1980, poi I got rhyhmn e You’ll have to swing it e Over the rainbow , insomma tutti grandi classici che fa­rebbero paura anche a un artista più scafato, figurarsi a una ragazzina che ha la madre come manager e sgrana gli occhi ogni volta che le parli tanto è felice. «Le abbiamo sempre lasciato seguire questa strada - dice Elyssa, la mamma - perché abbiamo capito che era la sua».E,giudicando l’atmo­s­fera che si è creata in questo clubbet­tino con qualche decina di persone appena, non si sono mica sbagliati. Già nel disco, che snocciola tredici brani compreso l’inedito Bienvenue dans ma vie , questa ragazzina cana­dese­mostra una voce fuori dal comu­ne per estensione e soprattutto roton­dità, la padroneggia come se fosse una cantante jazz cresciuta a furia di serate al Blue Note di New York, e nep­pure si lascia intimorire. Sarà l’inco­scienza ( beata) dei sedici anni. Oppu­r­e la voglia inarrestabile di trasforma­re emozioni in suoni, chissà. In ogni caso,sembra nata per cantare,canta­re e null’altro, e riesce persino, accom­pagnata da un trio di musicisti che avranno almeno il triplo della sua età, a trasformare in musica una vecchia filastrocca come Old MacDonald had a farm senza trasformarsi in un patetico karaoke. «Ho scelto di canta­re vecchi standard perché mi piace sentire come erano e riproporli così come allora. Però io amo ogni tipo di musica, io faccio parte della genera­zione nata con iTunes , quella che divi­de la musica solo in due categorie: la bella e la brutta». E, per dimostrarlo, inizia a rappare in I love the way you lie , il brano duettato con Rihanna che ha appena riconsegnato Eminem al primo posto delle classifiche. Insom­ma, una (dolce) forza della natura. E non è un caso che sia stata la più giova­ne artista che abbia mai inciso con la prestigiosa Verve; che abbia già canta­to (all’età in cui non si può neanche guidare l’auto)con Celine Dion,Her­bie Hancock e Wyclef Jean; che a Um­bria Jazz quest’anno se la siano ritro­vata davanti senza stupirsi neppure un po’.D’altronde a quattordici anni, quando l’hanno chiamata a inaugu­r­are le Olimpiadi invernali di Vancou­ver, non si è presentata con un brano qualsiasi: ha cantato in mondovisio­ne Air mail special di Ella Fitzgerald con la stessa naturalezza sciolta e alle­gra con cui l’altra sera, quasi d’im­provviso, ha riempito di jazz un picco­lo l­ocale che non s’aspettava una sor­presa così.