Cristiano Gatti, il Giornale 29/9/2010, pagina 1, 29 settembre 2010
Flachi, il bomber bruciato fa gol con i panini - Dopo un furibondo naufragio, la salvezza può stare in un panino
Flachi, il bomber bruciato fa gol con i panini - Dopo un furibondo naufragio, la salvezza può stare in un panino. A 35 anni, Francesco Flachi è passato al di là del bancone e parla sempre da numero 10: facevo i migliori gol, i migliori assist, adesso farcisco i migliori spuntini di Firenze. Lo stesso locale che ha rilevato da un amico ha l’insegna in linea con tutta la sua vita: «Il panino da numero 10». Peccato soltanto che anche la squalifica sia da primo della classe: 12 anni, pietra tombale sul talento sprecato. L’ottimo programma Sfide potrebbe uscire una volta dallo schema e dedicarsi anche a una sfida come questa: perdere tutto pe r ritrovare qualcosa. Nell’attesa, a portare in superficie questa storia di campione e di uomo è il Secolo XIX , proprio il giornale che a G e- X nova l’ha visto nascere e l’ha visto sparire, con cocciuta volontà autodistruttiva. Flachi era uno di quei talenti che nascono in serie limitata, trequattro per ogni generazione, con l’inconfondibile segno dell’arte sportiva. Ma sì, la premiata categoria genio&sregolatezza, tormento e d estasi per il pubblico e soprattutto per gli allenatori. UnCassanoclasse 1975, piùo meno. Esordi precoci, tanti g ol, quella confidenza strettissima con l’attrezzo di lavoro, piede vellutato e p allone che viaggia lungo traiettorie impensate. Uno di quei funamboli dai quali giornali e tifosi si aspettano tutto e subito, sempre di più. Uno di quei numeri 10 che però si concedono seguendo sempre le loro misteriose e insondabili fasi lunari. Qualche anno nella Fiorentina, la squadra di casa e del cuore, poi tutta una carriera alla Sampdoria. Nel club ligure, 107 gol in 250 partite. Quando ha tutto in pugno, la prima caduta. Positivo all a cocaina. Non è doping classico, per migliorare l’atleta. Ha più il saporedel doping stupido, per distruggere la persona. Ma sempre più di frequente sembra essere la scelta inevitabile per m olti simboli del divismo popolare. Ricorda, uomo, tu sei polvere e polvere ritornerai. Evidentemente vogliono accelerare la metafora. Tutto quello che riescono a costruirsi i n un a vita di corsa lo devono bruciare ed esaurire nella polvere bianca , ultimo status-symbol degli a rrivati. Flachi cade ai controlli e finisce fuori per due anni. Sembra l’inizio della fine, invece lo è davvero. Al suo ritorno echeggiano parole grosse come rinascita, riscatto, riabilitazione. Gioca nell’Empoli, poi passa al Brescia. E qui cade per la seconda volta. Per lo stesso motivo. Ovviamente, non ci sarà la terza. La squalifica di dodici anni h a tutto il senso d efinitivo dell’ergastolo sportivo. «Ho commesso due leggerezze. Capita che uno si ubriachi, io ho commesso queste due leggerezze. Due, i n du e serate. L e ho pagate, le sto pagando». Tutto qui. D al nuovomondodimozzarelle esalsa rosa, il campione non concede spiegazioni più profonde, né lascia trapelare chissà quali pesantezze esistenziali, tipo l’oppressionedellostress e le subdole insidie del successo. È già qualcosa. Flachi risparmia a l pubblico l a solita tiritera che le belle gioie del jet-set infliggono quando finiscon o nella rete, in uno stridore di u nghie sullo specchio quanto mai i rritante (come no: il successo è c osì subdolo e pesante da portare inevitabilmente alla cocaina, invece andare a scuola, in fabbrica o in un ufficio è un’eterna festa di capodanno). «Certo, fare il calciatore è il mestiere più bello del mondo, ma per me è un capitolo chiuso», tag li a corto Fla chi. Niente opinionismo tv, nessun progetto di panchin e future. Ora gioca a scapoli-ammogliati, o giù di lì. Ritrova il divertimento allo stato brado. Nell’ultima sfida, vittoria per 9-7: lui 8 gol e u n assist. Del resto l o ripete ancora adesso: «Decidevo i l risultato da solo, quando mi girava». Ha deciso d a solo anche del suo destino. Non chiama i n causa cattive compagnie e chissà quali tranelli. Rispetto a quella prima vita, a quel mondo facile fino a essere impossibile, nota già una sostanziale differenza: «Lavoro con mia moglie e con i miei genitori. Lavorare in famiglia è una grande cosa: sai di poterti fidare a occhi chiusi, di chiunque ti stia attorno » . È cambiata la vita, è cambiato tutto, cambiano persino i sogni. Un a volta erano classifica cannonieri e maglia azzurra, adesso tutto sa di maionese e pancetta affumicata. Affettare e imbottire non è come piazzarla nel sette, ma non è detto sia più triste. Bisogna solo scattare subito con la ripartenza. «Nelmiolocale servo la migliore schiacciata di Firenze. Devo ancora imparare tutto. Ma ho progetti: mi piacerebbe aprire una serie di locali, tutti con la stessa insegna. Il panino da numero 1 0». Sfide. Quella di Flachi è iniziata quattro mesi fa, al di là del bancone. Nell’altra vita ha sbagliato a tirare, proprio lu i che aveva u n tiro infallibile. Nella nuova partita la tattica è più complessa. M a con una famiglia attorno, servendo panini rucola e grana, giocando a scapoli-ammogliati, imparerà presto lo schema. In quest’altra partita non conta più quanto ha, ma quello che ha.