Varie, 29 settembre 2010
BENESSERE IN UFFICIO PER VOCE ARANCIO
Il Great place to work institute Italia ha stilato la classifica dei migliori ambienti di lavoro italiani. Ecco i primi dieci classificati nel 2010:
1 Microsoft Italia
2 Mars Italia
3 Cisco Systems Italy
4 Elica
5 Nissan Italia
6 W.L. GORE & Associati
7 Tetra Pak
8 Janssen-Cilag
9 FedEx Express
10 Medtronic Italia
«Un lavoratore soddisfatto rende di più: la qualità del clima aziendale incide in maniera significativa sui risultati» (Gilberto Dondé, amministratore delegato di Great place to work institute Italia).
Come si riesce a creare un bel posto di lavoro? Con i programmi di welfare aziendale, come per esempio fa Luxottica, che dal 2009 stanzia dei fondi utilizzati per servizi e beni ai dipendenti. Quest’anno la cifra a favore dei 7.500 dipendenti ha raggiunto circa 2 milioni di euro. Di questi, 200 mila euro in buoni per libri scolastici, mentre altri 20 mila sono andati per le borse di studio. Per i dipendenti, inoltre, c’è il carrello della spesa: 100 euro da spendere in beni alimentari al supermercato (stanziamento complessivo: 600 mila euro).
La novità di quest’anno in Luxottica è stata la nascita di una Cassa sanitaria per i dipendenti, che copre le spese sostenute per le prestazioni odontoiatriche, le visite specialistiche, gli esami di alta diagnostica e i grandi interventi. Con questa iniziativa una famiglia media arriva a risparmiare da 300 a 5 mila euro in un anno. Per la maternità è previsto un ulteriore contributo di circa 350 euro (la manodopera femminile è il 60% dei dipendenti Luxottica).
Nelle imprese che promuovono programmi di benessere aziendale sono chiari i vantaggi per i dipendenti. Ma quali sono quelli per il datore di lavoro? Ci risponde Alberto Perfumo, amministratore delegato dell’Eudaimon, una delle maggiori società italiane specializzate in welfare aziendale: «Il vantaggio principale che deriva dall’adozione di politiche work-life balance, cioè di conciliazione vita-lavoro, è sicuramente un miglioramento del clima nell’impresa. Ciò inevitabilmente si ripercuote prima di tutto sulla serenità dei collaboratori che riescono a gestire meglio il carico di lavoro e ad essere più sereni, apportando di conseguenza beneficio anche alla produttività. Queste iniziative inoltre hanno la capacità di far sentire i dipendenti maggiormente coinvolti nei processi produttivi e più vicini all’azienda». Cosa fa un consulente di welfare aziendale quando entra in un’impresa? «Negli incontri con il cliente, i consulenti del benessere si impegnano in primo luogo a tracciare un quadro generale del terreno d’azione (che comprende la valutazione degli obiettivi aziendali e l’analisi delle caratteristiche intrinseche dell’impresa e degli utenti finali) in modo da fornire una consulenza adeguata e procedere insieme alla stesura di un programma di welfare efficace. La soluzione è da personalizzare sui bisogni / desideri delle persone, per cui è indispensabile capire l’azienda e i suoi collaboratori». Questo discorso vale solo per le imprese più grandi? «Ad oggi le aziende che scelgono i servizi di conciliazione vita-lavoro sono per lo più multinazionali, o comunque imprese di grandi dimensioni, ma non è detto che non possano beneficiarne anche realtà più piccole. La chiave di successo di qualsiasi iniziativa è e rimane la comunicazione, unita a una buona dose di collaborazione tra le parti. È solo una questione di cultura della relazione persone - azienda. Tutti possono permettersi iniziative di welfare; l’esempio classico di misura di work-life balance è “non fissare riunioni dopo le ore 16”. Non costa nulla (economicamente) ma ha un grande impatto (culturale)». Quindi praticamente cosa possono fare le imprese più piccole? «È importante che le azioni di benessere interno poggino sulle reali esigenze dei dipendenti. Per questo, indipendentemente dall’ampiezza del numero delle persone, andrebbero condotte periodicamente indagini interne (per esempio questionari) o istituiti momenti di confronto con il management, al fine di rilevare richieste e bisogni ai quali andare incontro. In particolare, i servizi che rientrano nella sfera cosiddetta di Time e Money Saving (flessibilità oraria, pratiche on-line, disbrigo commissioni, convenzioni ecc.) sono di semplice applicazione e sempre di grande utilità per le piccole e medie imprese; ma anche l’area famiglia, come ad esempio servizi di baby sitter tra i dipendenti, bacheca annunci per scambio prodotti (dal seggiolone al passeggino), non è da sottovalutare. Bisogna quindi pensare a ciò che può servire ed essere creativi nella definizione delle soluzioni».
E in effetti anche realtà più piccole di Luxottica sono molto attive nel campo dei benefit ai dipendenti. Con il progetto “Welcome Welfare to Work” il gruppo farmaceutico Bracco (2.700 lavoratori) propone varie iniziative: programmi di prevenzione sanitaria in centri all’avanguardia, permessi per studenti-lavoratori, borse di studio, assistenza domiciliare ai familiari di dipendenti. Molto articolati anche i programmi di welfare aziendale della Elettromeccanica Tironi, impresa modenese con un centinaio di dipendenti, che offre agevolazioni a scelta, secondo le necessità: c’è per esempio il programma di sostegno alla maternità e alla paternità, il servizio di assistenza socio-sanitario, i progetti di formazione o quelli per il tempo libero. I lavoratori ricevono rimborsi di spese effettuate negli ambiti prescelti.
Nella Bracco, dove le donne rappresentano il 40% del personale, sono a disposizione servizi per la cura degli anziani come l’assistenza domiciliare gratuita. In più sono previsti servizi innovativi come la tintoria e il “Life Counselling”, consulenze per il benessere psicologico.
Ormai molte imprese cercano di andare incontro alle dipendenti, creando strutture che possano esser di sostegno: per esempio la Banca Popolare di Milano, che con il nido “Il giardino di Bez” ha vinto il premio Famiglia-Lavoro offerto da Regione Lombardia e Università Cattolica. La struttura è stata realizzata con il coinvolgimento dei dipendenti, ma non c’è solo il nido: le iniziative a sostegno della famiglia prevedono anche orari flessibili e colonie estive. L’asilo nido è un punto di forza anche della Ferrero, convenzionata con due strutture con posti riservati ai dipendenti (l’azienda si fa carico dei costi di iscrizione e di una parte consistente della retta mensile). Inoltre in azienda c’è uno sportello che aiuta a sbrigare le incombenze quotidiane: lavanderia, pratiche burocratiche, pagamento delle bollette. Anche Pirelli, in consorzio con Deutsche Bank, Siemens e Università di Milano Bicocca, ha aperto un nido e ha un fondo di assistenza sanitaria che rimborsa buona parte delle spese mediche.
Un’altra realtà con una grande tradizione in materia di welfare famigliare è l’Enel. L’azienda, attraverso un’associazione (Arca) istituita in accordo con i sindacati, contribuisce al finanziamento di numerose attività destinate ai figli dei dipendenti: dal dono di fine anno ai contributi per le spese scolastiche, dall’erogazione di borse di studio alle vacanze all’estero per imparare le lingue fino alla possibilità di accedere a centri vacanze (ex colonie).
Le dipendenti incinte dell’Enel hanno il posto auto riservato.
Alla Elica, leader della produzione di cappe per cucina, fra le altre inziative di welfare aziendale offrono agevolazioni per le vacanze studio all’estero dei figli dei lavoratori. C’è anche la “Elica card” che permette di fare acquisti a prezzi scontati presso una serie di esercizi commerciali convenzionati.
A favore dei dipendenti alcune imprese utilizzano il telelavoro. Per esempio alla Cisco Italia, dove chi ne fa richiesta può lavorare da casa: l’azienda si fa carico di installare computer e connessioni internet che permettono di interagire con i colleghi, collegarsi ai server e partecipare a videoconferenze. Anche le donne incinte, che comunque possono gestire come vogliono i tempi della loro maternità, possono chiedere di lavorare da casa.
Alla Pepsi Italia il programma “Salute e benessere” prevede la possibilità di entrare e uscire in azienda con orario flessibile, di lavorare da casa un giorno a settimana (a certe condizioni), di fare un anno sabbatico, di essere liberi il venerdì pomeriggio in estate coordinandosi con i colleghi e senza bisogno del permesso di un superiore.
Flessibilità anche in Microsoft Italia: «Qui – osserva il direttore del personale, Luca Valerii – il posto da cui si lavora è una variabile indipendente. La dotazione standard di ogni addetto comprende un lap top, uno smart phone, la linea adsl a domicilio. Se mio figlio non sta bene, previo accordo con il mio responsabile, posso lavorare da casa e sono efficace lo stesso. La nostra ricchezza sono le persone, sono loro a fare la differenza e noi cerchiamo di metterle nelle condizioni operative e psicofisiche per rendere al meglio» (a Mauro Cereda, Avvenire). Alla Microsoft c’è anche una scuola materna e nido (DoReMi Baby) con tariffe scontate. Tra i benefit si segnalano borse di studio e un servizio di lavanderia e calzoleria.
I dipendenti della Nissan Italia hanno il take away, per arrivare a casa con la cena pronta.
Alcune aziende hanno puntato a migliorare il luogo fisico di lavoro: comfort e benessere ambientale, forme e colori rilassanti o energizzanti a seconda dell’attività che si sta svolgendo. Per esempio Sap Italia, che produce software per le aziende, ha trasferito la sede nell’Energy Park di Vimercate, un polo tecnologico di edifici verdi che promettono un risparmio energetico del 40%. Racconta Tiberio Tesi, direttore risorse umane di Sap: «Lavoriamo molto in team, perciò abbiamo realizzato spazi per gruppi di 7-8 persone, diversi sia dagli uffici che dagli open space. Abbiamo coinvolto i dipendenti nella progettazione e nella scelta di forme e colori». Nella sede c’è la Family room, dove lasciare i figli a giocare; il Giardino d’inverno, serra bioclimatica per i momenti di pausa; gli spazi relax con playstation, calcio-balilla, ping pong e postazioni Wii; il Cyber coffee con cucina; l’Aula Ferrari dove si fanno riunioni su poltrone stile Formula 1. Non mancano inoltre la sartoria, la lavanderia, la stireria.
Nota per i suoi ambienti particolarmente confortevoli è Google, che in Italia punta su ampi spazi comuni, poltrone vivaci, vetrate e postazioni wireless ovunque. Il country director Stefano Maruzzi: «L’ambiente ha un impatto sulla creatività e i nostri spazi cromatici e luminosi sono aperti 24 ore su 24 ai dipendenti, che così possono organizzarsi uno spazio di lavoro su misura. C’è poi la palestra e aree ricreative con biliardo e playstation» (a La Stampa).
Nella sede milanese della Kraft, appena rinnovata, hanno puntato sulla cromoterapia e i dipendenti hanno scelto i colori dei vari piani dell’edificio: le sale riunioni hanno tinte più rilassanti, i luoghi di incontro per pause caffè, invece, sono in tonalità più vivaci. Da tre mesi è stata aperta una palestra, da un anno c’è una stanza per i massaggi cervicali.
Una tendenza giunta dagli Stati Uniti ha subito preso piede in Italia: la palestra dell’azienda. L’hanno già adottata (solo per dirne alcune) la filiale italiana della Philips con sede a Monza, la Ferrari nel village di Maranello, la Vodafone, la Nike Italia a Casalecchio di Reno vicino a Bologna, l’azienda farmaceutica Novartis in provincia di Varese, la Tetrapack a Modena, la Piquadro a Milano, Calzedonia in provincia di Verona.
Uno dei casi più famosi di palestre aziendali è fornito dalla Technogym, conosciuta in tutto il mondo per la produzione di attrezzature per il fitness. Spiega Enrico Manaresi, pr manager di Technogym: «Sono circa un centinaio le imprese, anche molto piccole, che si avvalgono delle nostre attrezzature». Due ore di pausa pranzo, personal trainer gratuito, attrezzi e locali a disposizione dei dipendenti, check up completo ogni tre mesi, sono un investimento che porta i suoi frutti: «Lo abbiamo riscontrato noi per primi: diminuiscono le assenze per malattia, aumentano il rendimento, la motivazione e la creatività. Ne risente positivamente anche il bilancio» (a Eleonora Della Ratta, Il Sole 24 Ore).