FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 28/9/2010, pagina 5, 28 settembre 2010
E il ministro Francis inciampa in una gaffe - Questo è un vostro problema». Il ministro della Giustizia di Saint Lucia, Rudolph Francis, punta l’indice verso i cronisti italiani: «Ora basta», dice con tono acceso, scaricando la rabbia accumulata negli ultimi cinque giorni, da quando è iniziata «l’invasione italiana» nel paradiso fiscale
E il ministro Francis inciampa in una gaffe - Questo è un vostro problema». Il ministro della Giustizia di Saint Lucia, Rudolph Francis, punta l’indice verso i cronisti italiani: «Ora basta», dice con tono acceso, scaricando la rabbia accumulata negli ultimi cinque giorni, da quando è iniziata «l’invasione italiana» nel paradiso fiscale. Francis convoca una conferenza stampa per discutere alcuni aspetti della situazione politica ma mette subito in chiaro una cosa: «Solo media locali». Il messaggio è rivolto ai cronisti italiani a caccia di indizi su Timara e Printemps le off-shore riconducibili a Giancarlo Tulliani, e mediatrici della compravendita dell’appartamento di Montecarlo. Il suo appello cade nel vuoto, alle nove del mattino, davanti agli uffici del Primo ministro, si parla quasi solo italiano. «Se volete aspettate ma è tempo perso». Sino a quando però all’interno della conference room del premier, un reporter di una televisione di Saint Lucia torna sull’affaire monegasco. Se per l’Italia il caso Tulliani è l’affare politico del momento, per Saint Lucia è il caso dell’ultimo decennio. «Quello che è stato fatto era necessario per proteggere il nostro Paesi e i nostri interessi», dice il ministro sventolando la ragion di Stato quale vero motivo dell’inchiesta preliminare. Poi però commette una gaffe: «La nostra reputazione rischiava di essere danneggiata per quello che veniva riportato da tre-sei mesi in Italia», dice. I tempi però non coincidono visto che l’affaire Montecarlo è scoppiato due mesi, e mentre alla stampa locale passa inosservato quando le immagini iniziano a circolare tra quella italiana si crea stupore per l’abbaglio di Francis. Il ministro sottolinea con particolare enfasi la preoccupazione per la fuga di notizie: «Sono preoccupato: il nostro sistema di comunicazione è vulnerabile, su questo stiamo indagando e abbiamo chiesto di rafforzare la sicurezza dei computer». Poi il primo affondo ai media stranieri: «Qui tutti abbiamo fiducia gli uni degli altri, ma la stampa internazionale sembra non avere scrupoli». Quindi la puntualizzazione sul business degli off-shore: «Le nostre società non hanno nulla di sbagliato, qui a Saint Lucia tutto è legittimo, il problema è come vengono utilizzati questi veicoli finanziari». E’ perentorio Francis nel terminare in fretta la breve incursione nell’affaire Montecarlo, e la stampa locale poco addentro alla questione non rilancia. A farlo sono i cronisti italiani che lo aspettano al varco: «Che rischi correva il Paese per aprire un’inchiesta su un affare da 300 mila euro?». «Dovevamo salvare l’integrità economica dell’isola e difendere il nostro business degli off-shore», risponde. «Ma non crede di averlo danneggiato, la vostra ricchezza è frutto della garanzia di riservatezza?». «Era un confidential memo e doveva restare tale», dice il ministro che poi si trincera dietro il silenzio lasciandosi andare a una risata quando si sente dire che quello che il governo ha fatto è «illegale». L’insistenza dopo un po’ lo infastidisce, Francis si irrigidisce, aggiusta gli occhiali mentre guadagna l’uscita del palazzo, ha la fronte corrucciata, la mascella è tesa come per caricarsi: «Adesso parlo io. Questo è un vostro problema, noi ci dobbiamo difendere». L’esplosione è figlia del clima di tensione che serpeggia negli ambienti politici e in parte nel Paese. A Castries, dove qualche giorno fa ci salutavano con grandi sorrisi, oggi ci guardano con diffidenza, anche quando ci si ferma nel mercato locale per acquistare spezie e artigianato locale. E se la novità politica è la guerra di nervi, quella tecnica proviene dagli incartamenti di Corporate Agents Limited, la società che ha registrato e cura gli interessi delle off-shore e che compongono il sistema di scatole cinesi di Saint Lucia. Ebbene la Corpag, fondata nel 2001 da Michael Gordon, dell’omonimo studio Gordon & Gordon (quello dove hanno sede tutte le off-shore del caso al 10 Manoel Street), ha avuto sempre come amministratore unico e come azionista unico (fra l’altro dell’unica azione da mille dollari) James Walfenzao, l’uomo chiave presente in tutte le società, dell’isola e straniere, che in qualche modo hanno a che fare con l’affaire monegasco.