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 2010  settembre 28 Martedì calendario

LA CASA PER IL FIGLIO DEL CARDINALE, RESA GRANDE DAL FUGA

Qualche convento, qualche abitazione privata signorile e raffinata. E tutt’intorno vigne, orti, giardini e un panorama mozzafiato, che includeva i resti delle terme di Costantino, abbellite dalle statue dei Dioscuri e dalle rovine del tempio di Serapide. Questo lo spettacolo che offriva, nel Quattrocento, la sommità del colle del Quirinale chiamata Montecavallo. Una delle abitazioni più prestigiose, detta la «domus magna», fu acquistata nel 1508, per 170 ducati d’oro, dal generale Sebastiano Ferrero, esponente di una delle più illustri famiglie piemontesi, per destinarla al figlio Giovanni Stefano divenuto cardinale. Sono le origini di quello che oggi è il Palazzo della Consulta. Divenuto residenza pontificia, fu restaurato e ampliato nel 1732 da Ferdinando Fuga, il quale lo ricreò su una planimetria trapezoidale, abilmente adattata al sito. La storia, ricca di aneddoti e illustrata straordinariamente da disegni d’epoca e fotografie recenti, è narrata nel secondo volume di «Palazzi di Roma», edito da «Iride per il Terzo Millennio», pubblicazione diretta da Paolo Galeotti e distribuita anche nelle edicole. La storia dell’edificio prosegue fino al suo trasferimento a residenza dei Savoia, quando Roma diventa capitale, e alla destinazione definitiva, nel 1958, come sede della Corte Costituzionale. A questo punto si passa all’itinerario di visita. Attraverso le splendide foto si entra nell’elegante cortile settecentesco, si sale la scala regia del Fuga, si percorre il piano nobile, impreziosito da una serie di cicli di affreschi eseguiti tra la prima metà del Settecento e la fine dell’Ottocento, fino alla Sala pompeiana, destinata all’appartamento estivo del cardinale e decorata con grottesche attribuite alla bottega di Felice Giani. Da qui si accede all’anticamera del presidente, addobbata con quattro arazzi seicenteschi di fattura fiamminga e infine allo studio, alla sala delle udienze, ai salotti sempre più sfarzosi.
L. Col.