Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 28/09/2010, 28 settembre 2010
LA SANTANCHE’. IL CAVALIERE E LA REGOLA DEL FILO SPINATO - «A
me piacciono di più le persone che nella vita hanno mangiato tanto filo spinato». Cosa volesse dire Daniela Garnero (fu) Santanchè, non lo capì nessuno. Misteri.
Succede, a chi rivendica come lei «la licenza poetica concessa a Dante o Gadda». Il senso, però, fu chiaro a tutti: per dar ragione a Berlusconi, l’aspirante sottosegretaria bacchettava sua figlia Barbara: più rispetto per papà, signorina. Fu allora, dicono, che il Cavaliere decise di fare della gran dama la sua consigliera prediletta.
Oddio, non è che il presidente del Consiglio ritenga d’aver bisogno di consigli. «Ascolta tutti, ma spesso solo per gentilezza», spiegò Jas Gawronski, quand’era il suo portavoce. «Chiede consigli solo in zona Cesarini, talvolta troppo tardi», confermò Alfredo Biondi. «Non mi ascolta...», sospira talora Paolo Bonaiuti.
Lui fa spallucce: perché mai dovrebbe ascoltare se persino i suoi migliori amici, per dire, erano contrari alla sua discesa in campo? Di più, confidò anni fa: «Ascolto tanta gente ma alla fine decido sempre io. Addirittura chiedo dei pareri per fare il contrario. Ad esempio so benissimo che mia madre non ha senso dell’orientamento. Spesso mi è capitato di chiederle: "Mamma dov’è il mare?". Lei mi diceva: "Di là". E io andavo dall’altra parte». Cosa che, ammiccano i più maliziosi, continua a fare con Gianni Letta.
Fatto sta che c’è chi è pronto a scommettere che il Cavaliere, circondato com’è da quelli che il suo padre spirituale don Antonio Zuliani chiamava gli «adulatori» («Deve smetterla di farsi coccolare da ruffiani e parassiti») dia retta ormai solo a lei, Daniela. Parola dell’Espresso «"È ascoltata quanto è più di Bonaiuti", raccontano dal Palazzo. "La Rasputin di Palazzo Grazioli". "Una Gianni Letta coi tacchi a spillo". "Peggio di Crudelia"». Se apprezzi o meno la definizione di «Crudelia De Mon della destra» raccolta da Pano
rama, non è chiaro. «Quando Santanchè si muove ne parlano tutti», confidò anni fa allo stesso settimanale parlando di sé come fa spesso in terza persona: «Temo solo il silenzio, non le critiche».
Certo è che se anche fosse campata in aria l’accusa lanciatale contro di essere l’anima nera della «macchinazione» contro Gianfranco Fini, accusa che ha respinto annunciando raffiche di querele, è difficile contestarle un ruolo indiscusso. Quello di Nemica numero uno del presidente della Camera. Ruolo che rivendica da assai prima che l’allora leader di An entrasse in rotta di collisione col Cavaliere e ha confermato recentemente con parole non sobrie: «Umanamente Fini è una merda».
«Nella mia vita ho avuto anche la grande fortuna di essere sottovalutata. Così mi hanno concesso spazio», spiegò in un’intervista a Franco Bechis: «È stato forse l’errore più grande dei miei avversari». Esordì conquistando le pagine delle riviste patinate come moglie del chirurgo plastico Paolo Santanchè, del quale ha conservato un ritocco al naso e il cognome («Decisi che mio marito, giovane e sconosciuto, sarebbe diventato famoso in tutta Italia») sfrecciando nelle acque della Costa Smeralda su una barca chiamata «Bisturi». Poi passò alla Provincia di Milano. Dove atterrò al volante di un’Aston Martin e dando interviste («nascondere la ricchezza è un conformismo da Prima Repubblica») in cui diceva di aver comprato per il suo bimbo, trattato da principino, una carrozzina da quattro milioni di lire.
«Come mai non fa l’assessore?» le chiesero. Rispose: «Non m’interessava. Il partito voleva candidarmi alle Europee, ma è roba per vecchi. Preferisco questa esperienza perché voglio diventare deputato e poi ministro». Immodesta? «Sono sfrenatamente ambiziosa. Sono assolutamente certa che col mio impegno, la mia tenacia, le mie capacità posso arrivare dappertutto. Saltare qualsiasi ostacolo. Conosco le mie eccellenze». Cioè? «Le mie eccellenze sono che io sono me stessa». Il primo comizio per dare l’assalto alla Camera lo fece a Cremona.
Due-parole-due all’interno di uno show con tanto di modelle in passerella presentate da Ambra Orfei più il cabarettista Sergio Ricci che sulle note dei «papaveri» della Nilla Pizzi cantava «Lo sai che la tua passera non è una pianta grassa / si è tutta rinsecchita / si è tutta rinsecchita...» più Fiordaliso che strillava: «Non voglio mica la... / non voglio mica la... / non voglio mica la lunaaa!». «È nata per far politica», giurò il suo amico Ignazio La Russa. E narra la leggenda che Giulio Andreotti lo certificò con una dedica di ironica e geniale ambiguità: «Alla Santanchè, il futuro della politica». Come spesso gli capitava, ci beccò. E lo si sarebbe visto il giorno in cui, defenestrata da Fini che non la sopportava, andò gagliardamente a prendersi il suo personale «spazio vitale» sulla sponda di Francesco Storace. Dando vita a una campagna elettorale così irruenta da guadagnarsi pagine su pagine.
Obiettivo preferito, il Cavaliere. Invitava le elettrici a non buttare via il voto dandolo a uno «che vede le donne solo in posizione orizzontale e non verticale». Tuonava: «Non cerchiamo dittatori da Repubblica delle banane!». Sbuffava: «Ancora Berlusconi! Ma come si fa?». Accusava: «È un guascone, è rimasto quello che era negli anni Cinquanta e Sessanta: un intrattenitore sulle navi». Ironizzava: «Ha un atteggiamento démodé. È come il suo Milan: antico». Peggio: «Un signore che non sa più innovare il suo linguaggio. È come l’aratro nell’era di Internet, odora di stantio». E stesse alla larga con le lusinghe: «Tanto non gliela do...».
Avvertito il mondo che avrebbe sfondato («i sondaggi ci accreditano una forbice che dal 5,5 al 7%»), portò a casa un risultato contenuto assai rispetto alle sue ambizioni. «A cosa aspiri?», le chiese lo psicologo e politico Alessandro Meluzzi in un’intervista della serie «i vip sul lettino». Rispose: «A essere un capopopolo». Fallito l’assalto antiberlusconiano, si scoprì dentro una nuova passione per l’aratro berlusconiano. E la coerenza?, le chiese Marco Damilano de L’Espresso. Risposta: «Erano solo battute. Ragazzi, dai, dove vivete? La politica si fa così, giorno per giorno. Con la testa voltata all’indietro non si va da nessuna parte...». E per di più ci si spettina la chioma cotonata...
Gian Antonio Stella