Oliviero Beha, il Fatto Quotidiano 28/9/2010, 28 settembre 2010
SPUTI, CALCI E FOLLIE
Domenica di buone e cattive notizie, come quasi sempre. E come si dice, meglio prima le seconde. Una pessima viene da Alessandria, storica provincia calcistica per via del mandrogno Rivera e apparentemente ben avviata come club e come squadra in prima divisione. Apparentemente: perché otto delinquenti dopo la partita riconosciuto in un bar il portiere ventunenne del Gubbio appena battuto lo hanno assalito senza ragione né provocazioni né alterchi, colpendolo a bottigliate e mandandolo all’ospedale con lesioni non da scherzare. Il giovane era con i genitori. Perfetto quadretto dell’inferno calcistico che si cerca di suddividere in gironi, come per il calendario, e risulta invece di difficilissimo controllo. Troppo e troppo a lungo si è inseminato d’odio e di violenza il settore per pensare che un’inversione di tendenza sia una sorta di interruttore da girare. In un bar d’Alessandria non c’era, per la consumazione, la tessera del tifoso. Bastava la volontà del teppista.
Quando il pallone
abbraccia il delirio
ED È OVVIO che non è un discorso calcistico ma sociale e politico, laddove per politica si intenda la mancanza di reale volontà politica per decenni di debellare il fenomeno. Il caso Inghilterra con tutte le sue appendici e diversità fa testo. Il ministro Maroni depreca gli ultrà che “teppiscono”, “i troppi pirla in giro”, i presidenti di Alessandria e Gubbio deplorano,leforzedell’ordine hanno già identificato e fermato a quel che pare quattro bottigliatori. Ma che fine faranno? Verranno processati? Staranno in galera? Ritorneranno sugli spalti o fuori dagli spalti per nuovi agguati?
La terza classe costa
dolore e spavento
E DEL RESTO tutto il calcio cosiddetto professionistico ma minore, la ex Serie C, è ancora in vita per modo di dire: società fallite, ordine pubblico appunto spesso a rischio, incredibili episodi in questo caso non di violenza ma di disorganizzazione. Pensate che sabato a Roma allo stadio Flaminio una squadra in testa al girone dantesco B della Prima divisione (l’altro girone infernale è quello di Alessandria-Gubbio) a punteggio pieno, l’Atletico Roma, ex Cisco, doveva giocare con il Lanciano. Ma lo stadio era stato affittato a unakermessemotoristica.Co me se i calendari (come i treni puntuali del fascismo di una volta... di una volta?) non ci fossero da prima, come se Atletico-Lanciano fosse piovuta dal cielo. Aggiungo che l’Atletico, terza squadra di Roma, ha un club danaroso alle spalle, ha ingaggiato giocatori di Serie A come il laziale Baronio, ha un supporter d’eccezione non esattamente apolitico come il Commissario europeo Antonio Tajani, non credo in totale disaccordo ideologico col sindaco Alemanno, per cui neppure si può avanzare qualche ipotesi di sgarro reciproco. E dunque solo di manifesta disorganizzazione si tratta, anche quando le cose in campo e in società vanno bene. Neppure qui vige la chiarezza. E sono davvero gironi infernali, man mano che si scende, con vicende intrecciate tra club e comuni, tra cittadinanze e associazioni tifose,trapoliticaeavoltedelinquenza organizzata ecc. Un calcio fatto di calci di cui si parla poco o niente, se otto delinquenti non aggrediscono il portiere avversario a bottigliate.
Bisogna ripristinare
le regole
RISEMINARE un minimo di regole, di cultura sportiva, di nesso con la collettività è indispensabile, e forse non passa né solo né necessariamente per la tessera del tifoso, specie se viene vissuta come schedatura e magari serve anche ad altro, usando dei tifosi non come degli appassionati ma dei clienti, un parco buoi che si trasforma in una corrida di tori più o meno manifesti. Che mediaticamente a volte sembrano quasi “far piacere” o “comodo” perché si vendono bene. Ma le notizie buone? Quelle di un campionato per ora tra l’incerto e il precario, apparentementenonancoraincardinato nei gangheri del denaro e del potere calcistico ed extracalcistico. Si dice: è il momento delle provinciali, anche perché molte di loro hanno mantenuto un organico affiatato rinforzandolo “cum grano salis”, non hanno impegni di Coppe, possono allenarsi con la “fame” di risultati che li fa correreancheinunacategoria in cui la fame vera è molto distante. Diciamo che il livello generaleèperoraassaiprovinciale, e che basta a volte una giocata magari ripetuta dei Paperoni in calzoncini come Ibra, animale mitologico, o il nuovo arrivato Krasic per accentuare differenze in campo assai meno marcate del solito. Per ora.
La lezione di Ventura,
capitano di valore
FINCHÉ non vedrò vincere il Chievo (il Brescia, il Bari) uno scudetto come il Verona di Bagnoli un quarto di secolo fa, non mi dissuaderete da un “regime” rotondocraticochenonliprevede. Eppure, altra ottima notizia, c’è qualcuno che anche fuori campo dà il buon esempio: in italiano.Stopensandoaltecnico Giampiero Ventura, del Bari, cheparlachiaro,preciso,educato, non ipocrita, ragionevole senza far quadrare oltre il decente una sfera che rimane rotonda. Dunque tutta quella canea dell’indottomediaticochepompa il pallone come una battaglia, potrebbe essere e parlare come Ventura? Ebbene sì. Manonlofanno.Spaccianomerce taroccata, lingua vulnerata, polemicheobbligatemasempre in superficie, mai inchieste in profondità o campagne autentiche per migliorare le cose. L’importante è che qualcuno “sbrocchi” davanti a una telecameraeunmicrofono, o faccia titolo in negativo. L’alternativa è la banalità. Davvero da questo punto di vista siamo assaiorfanidiZeman e quasi nostalgici di Mourinho. Oppure, semplicemente,
estimatori di Ventura (lui... per favore...).
Pulvirenti
e la calma
NEL frattempo la condensa dei risultati ha riportato in alto la Lazio, il Milan, il Napoli, la Juventus, mentre a mezz’altezza anfanano Roma e Fiorentina. Gli arbitri sbagliano alla DarioFo ,dicodelsuo“Settimoruba un po’ meno”, e a Catania chi li difendevacomeilpresidenteAntonino Pulvirenti, imprenditore di spicco e risorse e proprietario della compagnia aerea Windjet, sbrocca non più a fine partita ma già nell’intervallo. E il tutto continua a offrire motivi non di “distrazione sociale” ma di disagio tifoso pro e contro che si travasa nella vita di tutti i giorni. Aspettando da oggi la Champions e l’Europa League, che dà quel sapore internazionale che dovrebbe nobilitare e che tanto preme alla Lega (di A, quella di Beretta e nondiBossicheancoranonhala squadra adatta per competere): equindiforza,tuttidavantiallatv senza staccare mai per tutta la settimana. Altro che la religione oppio dei popoli. Qui siamo a un virus inoculato come fosse una medicina, per curarci dallo stress del resto. Peccato che ormaisiadiventatounostressalcubo.