Giampiero Mughini, Libero 28/9/2010, 28 settembre 2010
DROGATA, SFATTA E BASSINA IL CAPOLAVORO KATE MOSS
Un libro che fa da sontuoso diario della bellezza femminile moderna. Quei vent’anni che sta durando la simbiosi professionale ed emotiva tra il più grande fotografo di moda del mondo, il peruviano Mario Testino (figlio di un’irlandese e di un italiano), e la modella più glamour del mondo, quella Kate Moss che ha oggi 35 anni e su cui Testino aveva cominciato a puntare la macchina fotografica da quando lei ne aveva 15. Il libro lo ha edito Taschen in 1.500 copie numerate e ha per titolo Kate Moss by Mario Testino, una sequenza ininterrotta di foto della Moss scattate nel tempo da Testino. E tanto per darvi un’idea della forza di questa accoppiata modella-fotografo, se andate a cliccare su Google alla voce “Moss-Testino”, ci trovate la bellezza di 101mila richiami.
FASCINO UNICO
A pubblicare questo libro lo scintillante editore tedesco Taschen l’ha azzeccata in pieno (gli succede spessissimo), tanto che all’inizio veniva offerto per 350 euro e a partire dal 1° settembre è invece scattato a 500 euro. Segno che sta marciando come un treno. E vorrei vedere il contrario, da quanto la Moss è ineguagliabile di bellezza e fascino e modernità foto dopo foto, pagina dopo pagina. Quando ha addosso uno straccio o quando non ha addosso niente, lei che sfila regale su una passerella o lei che sorride ai tanti che la stanno ammirando, lei che irrompe o lei che sfugge, quelle sue labbra e gote che non la smettono di infiammarsi e di infiammarci, lei fotografata nel più semplice dei gesti quotidiani oppure distesa e in attesa al modo di una Venere moderna in shorts cui tutto è dovuto.
E a non dire che definire Testino semplicemente un fotografo di moda è riduttivo. È un testimone e un raccontatore del nostro tempo, una sorta di Batman moderno da quanto il suo mestiere gli permette di esplorare e farla da padrone nella chiazza simbolicamente più forte del presente: la moda
e il suo fasto e le sue dive, quelle che nell’immaginario contemporaneo hanno occupato il posto che una volta apparteneva alle attrici cinematografiche. E a non dire che definire la Moss soltanto una modella è da idioti. È una donna che ha inventato se stessa e la sua femminilità, né più né meno di come aveva fatto Brigitte Bardot mezzo secolo fa. Esattamente com’era stato per la Bardot, nella storia della bellezza femminile c’è stato un prima e un dopo Kate Moss.
LA SCOPERTA
S’era presentata nel mondo della moda che aveva appena compiuto 14 anni. A una delle sue prime uscite in passerella, Testino la scoprì che stava piangendo a dirotto: era avvilita che le avessero dato un solo abito da indossare. Stando ai criteri estetici che connotano le
modelle, la Moss era un’antimodella, uno scricciolo. Col suo metro e settanta appariva minuscola se raffrontata a fanciulle che svettavano agevolmente sino al metro e ottanta.
Magra e con pochissimo seno e mai che la parola silicone sia entrata nel suo vocabolario. L’aria sfatta, di una che ha dentro qualcosa che non è facile e che le brucia, e adesso li conosciamo a memoria quali siano stati i momenti più angoscianti della sua dipendenza dalla droga, epperò una dipendenza più vera e drammatica di quella delle sciacquette che sniffano nei bagni delle discoteche milanesi.
E poi, lo dice Testino nella sua “introduzione” al libro della Taschen, c’è che per molti anni la Moss parlava pochissimo, apriva bocca solo di tanto in tanto. Lo avresti detto un suo elemento di debolezza, e invece era un elemento poderoso nell’aggiungere mistero e forza simbolica alla sua immagine. Come diceva il grande Giorgio Manganelli: «Un discorso è fatto in primo luogo di silenzi».
Un mordente scrittore francese, Christian Salmon, le ha dedicato pochi mesi fa un libro che ha per titolo Kate Moss Machine, come a dire che lei è molto di più che un volto e un nome. È un’arma da guerra massmediatica, un marchio femminile che ti conturba già a pronunciarlo, una leggenda palpitante e inesauribile, una testimonial che manda in vetta gli abiti di cui si addobba: «Quale che sia l’argomento, Kate Moss batte i record: di successi, di scandali, di longevità, di notorietà, di denaro guadagnato, di amanti celebri, di consumo d’alcol. È la modella più pagata, più fotografata, più copiata».
REALE E FANTASTICA
«È assieme accessibile e inavvicinabile, vulnerabile e forte, reale e fantastica, delicata e feroce, sessuale e androgina», hanno scritto in una delle tante biografie che la raccontano.
Lo stilista metà marocchino e metà israeliano Alber Elbatz, che disegna per Lanvin, ha ricordato la volta che la Moss s’era fatta prestare un abito di Lanvin cui aveva fatto da testimonial in una campagna pubblicitaria. Lo indossò all’uscita di un locale, dov’erano naturalmente in attesa i fotografi che subito la puntarono. Lei quell’abito lo aveva indossato slacciandolo in più punti, rendendolo ancora più sciamannato (sto rubando questo racconto da un articolo della giornalista Guia Soncini, ebbra anche lei della Moss). Le foto di lei abbigliata a questo modo valsero cento volte più che non la campagna ufficiale della Lanvin. La Moss reale che andava per strada. Un capolavoro.