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 2010  settembre 28 Martedì calendario

FRANCESCO MANACORDA

MILANO
Per il vertice di Unicredit prende quota una soluzione tutta interna: Roberto Nicastro, oggi il vice amministratore delegato - ce ne sono quattro - che si occupa della banca al dettaglio, è in pole position per andare a occupare il posto di Alessandro Profumo. Federico Ghizzoni, un altro vice, dovrebbe invece diventare direttore generale, forse non da solo. Non è infatti esclusa la nomina di due direttori generali, come già ci sono in Intesa-Sanpaolo. In questo caso la terza casella potrebbe essere occupata da un altro vice di Profumo: Paolo Fiorentino o Sergio Ermotti. Diminuiscono invece - qualcuno le dà sfumate del tutto - le chances di Andrea Orcel, banchiere d’affari con il turbo. Un uomo assai simile per certi versi a Profumo, che i mercati avrebbero visto molto bene nel ruolo di amministratore delegato, ma che desta qualche perplessità tra i soci - e forse anche nella Vigilanza - sia per il suo profilo di tessitore d’affari più che di banchiere tradizionale, sia per i bonus da decine di milioni di dollari che ha ricevuto negli ultimi anni in Merrill Lynch.
Perché il presidente Dieter Rampl e i pezzi da novanta delle fondazioni - Paolo Biasi per Cariverona e Fabrizio Palenzona per Crt - che influenzano le scelte in Unicredit tornano a battere la pista interna? La ragione è semplice: bisogna accelerare la successione di Profumo, dimissionato dal cda una settimana fa. Lo chiede la Banca d’Italia, che sulla cacciata dell’amministratore delegato senza che prima fosse individuato un successore è stata silente, ma adesso non vuole tempi lunghi in cui la banca resti senza vertice. E una soluzione rapida è proprio quella di nomi e ruoli che già tutti i soci di Unicredit conoscono.
Così ieri lo stesso Rampl era in Banca d’Italia, dove in assenza del Governatore Mario Draghi ha incontrato il direttore generale Fabrizio Saccomanni, il vicedirettore Annamaria Tarantola, nonché i tecnici della Vigilanza. Anche con loro Rampl si sarebbe impegnato a portare l’approvazione del nuovo vertice al consiglio d’amministrazione in programma per dopodomani a Varsavia. Per istruire la pratica serve che si riunisca prima un comitato nomine, che finora non è stato convocato, ma che potrebbe tenersi anche a ridosso del cda.
La scelta di un vertice interno avrebbe alcuni effetti: il primo è che oltre alla rapidità di nomina assicurerebbe una rapidità di esecuzione nei piani successivi: Nicastro & Co. conoscono Unicredit alla perfezione, come Profumo, e potrebbero quindi partire immediatamente con l’implementazione di quel piano per la Banca unica che proprio l’ad uscente aveva voluto e che dovrebbe partire già in novembre. Inoltre questo tipo di scelta potrebbe smussare alcune tensioni che si erano registrate tra i soci su Orcel. Nicastro, comunque, è cresciuto professionalmente alla scuola di Profumo ma, specie negli ultimi tempi aveva dato segni di crescente insofferenza nei confronti dell’ad. In marzo, ad esempio, quando si discuteva la riorganizzazione della banca con l’arrivo di un «country manager» per l’Italia, Nicastro puntò i piedi per evitare quella che considerava una riduzione delle sue competenze. Uscì dallo scontro vittorioso, ottenendo anche la responsabilità per le piccole e medie imprese.
La nomina dei nuovi vertici non è l’unico argomento caldo in vista dell’appuntamento del cda dopodomani a Varsavia. Si dovrà anche rispondere alle domande della banca d’Italia sulla maxi-liquidazione di Profumo e il cda prenderà una posizione su un eventuale limite al 5% dei diritti di voto dei soci libici.