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 2010  settembre 27 Lunedì calendario

E a Mosca Anna la rossa archivia la guerra fredda - Una volta sparivano nel nulla. Alcuni non si sono visti restituire il loro vero nome nemmeno sulla lapide tombale (oppure, come Rudolf Abel-William Fisher, se li fecero scrivere tutti e due, quello - forse - anagrafico e quello con il quale entrò nella storia dello spionaggio del ‘900)

E a Mosca Anna la rossa archivia la guerra fredda - Una volta sparivano nel nulla. Alcuni non si sono visti restituire il loro vero nome nemmeno sulla lapide tombale (oppure, come Rudolf Abel-William Fisher, se li fecero scrivere tutti e due, quello - forse - anagrafico e quello con il quale entrò nella storia dello spionaggio del ‘900). Scoperti e salvati in extremis, venivano nascosti per anni. Di Oleg Gordievsky, famosa talpa dell’MI6 nel Kgb, per vent’anni non si seppe né l’indirizzo, né il nuovo volto, anche perché in Urss era stato condannato a morte in contumacia. Kim Philby, una volta recuperato in circostanze ancora piuttosto oscure da Beirut, venne confinato in un appartamento di Mosca e si ridusse all’alcolismo e alla disperazione per la solitudine, con i suoi padroni comunisti che gli conferirono tutti gli onori di spia del secolo soltanto dopo la morte. Negli ambienti vicini all’intelligence russa circolano ancora storie semileggendarie su anonimi signori che abitano anonime dacie nei dintorni di Mosca, senza parlare con i vicini anche perché dopo anni tra le betulle tradiscono ancora una pesante erre anglosassone: sono talpe del Kgb dentro la Cia e l’Intelligence Service, recuperate dai russi un istante prima di venire smascherate, e mandate in prepensionamento forzato. Di uno di questi, George Blake, non si sa per certo nemmeno se è ancora vivo: l’ultima notizia sul doppio agente britannico risale al 2007, quando ricevette una medaglia da Vladimir Putin. Se però, come è lecito credere, sia ancora tra i viventi, a Mr. Blake - che in Gran Bretagna deve ancora scontare 37 dei 42 anni di prigione cui è stato condannato per aver consegnato ai sovietici decine di 007 - avrà fatto venire i brividi scoprire, giovedì sera, che la sua giovane collega Anna Chapman - la famigerata «Anna la rossa» del circuito di spie russe scoperto negli Usa - ha partecipato alla sfilata delle «cento russe più sexy» insieme ad attrici, giornaliste e sportive. Stretta in un abitino rosso scarlatto, e scortata da due bodyguard, la ex star dei party degli immobiliaristi di Manhattan si è buttata nella vita glamour moscovita, non solo senza nascondere il suo passato di spia, ma anzi trasformandolo nella principale attrazione della serata, patrocinata da una rivista per uomini. Non fidandosi probabilmente della promessa di Putin di far avere agli agenti falliti «una vita meravigliosa», la 28enne moscovita ha deciso di contare sulle proprie forze, e viene già annunciata come «ospite frequente» alle feste di Piotr Listerman, noto talent-scout di bellissime nel jet-set russo. Forse l’Fbi aveva intuito che le spie russe non erano più quelle di una volta, facendo firmare ai 10 malcapitati 007, prima di rispedirli in patria, l’impegno a non vendere i diritti sulla loro storia a editori e produttori cinematografici negli Usa. Ma restano sempre quelli russi, e pare che Anna stia già trattando per una somma con cinque zeri, e non in rubli. Passare il resto della sua vita nell’anonimato di una buia dacia nel bosco, a interrogarsi sui dilemmi morali del tradimento, del fallimento e del dovere, le sembra una perdita di tempo. Beve champagne nei club esclusivi di Mosca e chiede 25 mila dollari a intervista. Ma è quasi consolante: se al posto di superagenti alcolizzati e paranoici arriva una sorta di Paris Hilton, vuol dire che la guerra fredda è davvero finita.