ALBERTO MATTIOLI, La Stampa 27/9/2010, pagina 5, 27 settembre 2010
Calà e i Gatti riuniti “Ma Silvio non è la Milano da bere” - Alla Festa della Libertà, il nuovo miracolo italiano c’era già stato l’anno scorso: la «reunion», come si dice in questi casi, dei Gatti di Vicolo Miracoli (appunto), separati dal lontano 1981 quando Jerry Calà lasciò il gruppo per mettersi a girare da solo i film sulla Milano da bere
Calà e i Gatti riuniti “Ma Silvio non è la Milano da bere” - Alla Festa della Libertà, il nuovo miracolo italiano c’era già stato l’anno scorso: la «reunion», come si dice in questi casi, dei Gatti di Vicolo Miracoli (appunto), separati dal lontano 1981 quando Jerry Calà lasciò il gruppo per mettersi a girare da solo i film sulla Milano da bere. Quest’anno si rifà Festa con solo tre dei quattro gatti, ma staccati: ognuno per sé e il Pdl per tutti. Calà, a lei quando tocca? «Sabato prossimo, il giorno prima del gran finale con Berlusconi». Meglio la Milano craxiana o quella berlusconiana? «Diciamo diverse. La mia impressione è che allora ci si divertisse di più, non solo a Milano, anche a Roma. O forse eravamo solo più giovani. Comunque io a Milano ci lavoro spesso, ma vivo a Verona». Qui la vogliamo. Lei è siciliano, è immigrato, si chiama in realtà Calogero e a Verona si trova come sindaco il superleghista Tosi... «E mi va benissimo. La città è contenta, io pure». Com’è la Festa della Libertà? «Divertente come di solito queste feste». Non mi dica che frequenta anche quelle fu Unità e oggi democratiche! «Certo. Con i Gatti di feste dell’Unità ne abbiamo fatte centinaia. Una volta si era meno schierati: ti invitavano se eri bravo, non se avevi le stesse idee. Gli artisti dovrebbero essere fuori dalla politica. Anzi, sopra». Sarà, ma una Margherita Buy che fa una serata alla Festa del Pdl non la vedo. «Beh, ma con lei non ci si divertirebbe nemmeno al Carnevale di Rio». Non si sottragga: meglio le feste dell’Unità o della Libertà? «Guardi, le vecchie feste dell’Unità erano organizzate perfettamente: una macchina da guerra che non è ancora stata superata. C’erano cibo, allegria, risate. E un sacco di gente». Quelle della Libertà, invece... «Stanno imparando in fretta. L’anno scorso ho visto Ignazio fare di tutto, dal presentatore al cameriere». Ignazio chi? «La Russa, no?». Vorrà dire il ministro onorevole avvocato La Russa... «Figuriamoci, siamo amici da una vita. Era un fan dei Gatti e infatti la reunion dell’anno scorso la volle fortissimamente lui». Ma si mangia meglio alle feste di sinistra o a quelle di destra? «Quelle dell’Unità avevavo uno stile più popolaresco. Anche nel cibo, specie nelle regioni rosse: ricordo dei tortellini meravigliosi in Emilia, idem la carne in Toscana. Alla festa del Pdl si mangia come in un ristorante». Ristorante, come? «Un buon ristorante». Lo ammetta: lei è berlusconiano. «Ebbene, sì». Praticamente, l’unico attore italiano a dirlo. «Perché gli altri sono degli ipocriti». Fuori i nomi. «Claudio Amendola, che prende i soldi da Mediaset per I Cesaroni e poi il Primo maggio va a presentare il concertone con il pugno chiuso». E poi? «Massimo Ghini, il sindacalista “de sinistra” che fa i cinepanettoni con quel comunistone di De Laurentiis». Lei cantò la Milano da bere. Berlusconi è quella Milano lì? «Io “quella Milano lì” l’ho anche presa per il beep! nei film sugli yuppies. E comunque Berlusconi come politico si può criticare, come imprenditore no. O vogliamo dire che anche Mediaset non esiste?». Meglio lui o Craxi? «Oddio, Craxi era un altro che mi piaceva molto. Scriva così: due grandi statisti». Anche Berlusconi morirà in esilio? «No. E poi, lunga vita a Silvio». Di Fini cosa dice? «Che i Tulliani sarebbero perfetti per un film. Anzi, una sit-com: i Tullianos». Di Berlusconi ci sarà pure qualcosa che non le piace... «Solo le canzoni di Apicella».