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 2010  settembre 27 Lunedì calendario

Ahmad Salman

• (Pakistan) 12 dicembre 1963. Cantautore • «[...] Star del rock in Asia e America, leader della band Junoon, ex attore con una laurea in medicina, ambasciatore mondiale della lotta all’Aids nonché amico di Bill Clinton: Salman Ahmad è il volto più popolare della musica pakistana [...]» (Claudio Gallo, “La Stampa” 2 gennaio 2008) • «A quattordici anni, nel 1977, era ancora al riparo di una vita qualsiasi, ma la trama che lo avrebbe portato a diventare famoso, una star davvero speciale, cominciava a prendere forma proprio allora. Salman Ahmed era bambino in Pakistan negli anni in cui la ferita sanguinosa della spartizione dell’India bruciava ancora e i vecchi, da una parte e dall’altra del confine, raccontavano storie di massacri come i nonni nel resto del mondo facevano con le fiabe. Stanco di opprimenti riti di espiazione collettiva, si appassionò a miti più esotici come i Led Zeppelin e Jimi Hendrix. Aveva 11 anni quando la sua famiglia emigrò a New York: s’iniziava una vita nuova nel paese dei sogni. Tre anni dopo, nel fatidico ’77, incontrò per la prima volta i suoi eroi. Ricorda: “Una nebbia fumosa inghiottiva lo stadio. Era pieno di ragazzi coi capelli lunghi, molti con i fiori tra le chiome. Piombò il buio e partì uno spaventoso boato. Sul palco spuntò un tizio con la chitarra a doppio manico e un dragone dipinto sui pantaloni: cominciò a suonare Stairway to Heaven. Era Jimmy Page, avrei passato tutta la notte a guardarlo. Si fece largo in me una certezza incrollabile: volevo essere come lui”. Goethe metteva in guardia dal desiderare con troppa intensità una cosa nella prima parte della propria vita, perché generalmente nella seconda la si ottiene. Certo, si laureò in medicina come voleva la famiglia ma invece dello stetoscopio scelse la Gibson dodici corde “doubleneck”. Salman Ahmed è diventato un fenomeno rock, da solo e col gruppo “Junoon” che in urdu vuol dire “ossessione” e in arabo “follia”. Anche qui l’inconscio giocò la sua parte: sognò un suo vecchio insegnante che gli ripeteva “per te la musica è un’ossessione”. Così nel 1990 divenne il leader degli “Ossessione”, “Junoon”. Il gruppo ha venduto [...] milioni di album in tutto il mondo, specialmente in India e Pakistan: il fatto che la sua musica se ne infischi dei confini, tracciati dai colonizzatori inglesi prima di andarsene, è stata per lui una specie di rivincita sui racconti tristi dell’infanzia a Lahore. Una sua canzone che criticava la sfida nucleare tra Delhi e Islamabad è balzata in cima alle classifiche indiane. In tempi in cui lo scontro di civiltà è uno slogan, qualcuno non ha visto l’ora di dire che Salman è il “Bono islamico”, come grande esempio di multiculturalità. Sulla scala della celebrità è diventato più che un chitarrista soltanto e ha cominciato a essere invitato ai talk show americani della domenica pomeriggio. L’imparziale Bbc (a proposito di miti...) gli ha dedicato un documentario dove lui si aggira tra le rovine di Ground Zero a fare, volente o nolente, la parte del musulmano buono [...] l’Onu lo ha nominato ambasciatore nella lotta all’Aids. Sul tema ha scritto (insieme a Zabir Safar) una ballata melanconica che mescola vocalità e ritmica orientali a una chitarra dal vecchio gusto britannico: “Al-Vida”, che in urdu vuol dire addio. Nell’ultra conservatore Pakistan [...] il tema non è tra i più popolari, ma la canzone è diventata un successo lo stesso. Si può scaricare su “iTunes”, come molti suoi dischi. Al-Vida è la storia vera di Shukriya Gull, una donna di Lahore che dopo la morte del marito per Aids ha scoperto di essere anche lei ammalata. Abbandonata da tutti, ha avuto la forza di diventare, nel suo paese ostile, attivista nella battaglia contro l’Hiv. Il brano è presto diventato un hit su “tv India” e su “Mtv Desi”, il canale musicale per gli indiani e i pachistani che vivono in America. Rockstar e musulmano in terra islamica vuole sovente dire diavolo e acqua santa. Nessun passo del Corano proibisce la musica, tuttavia nella tradizione interpretativa, specialmente sunnita, la condanna è costantemente agguato. [...] Per trovare un legame accettabile tra musica e Islam il sound dei “Junoon” si rifà alla tradizione sufi, l’Islam mistico fiorente ancora oggi nel subcontinente e in Medio Oriente [...] è sposato con Samina, anche lei medico che ora gli fa da manager, madre dei suoi tre figli. I maliziosi talvolta gli rinfacciano che la zia Seeme Hassan (anche lei nel gruppo familiar-manageriale) sia, insieme con il marito, una delle principali finanziatrici di Bush in Colorado. La cugina Asma Gull Hassan avvocato [...] che si definisce “femminista e religiosa”, ha scritto il libro “Perché sono musulmana”, molto criticato dalle associazioni islamiche. Il cugino Muhammad Ali Hassan ha fondato un club dall’inequivocabile nome: “Muslim for Bush”. I suoi ricchi e influenti parenti insomma appartengono alla minoranza americana dei “Bushlisms”, i musulmani repubblicani. [...]» (Claudio Gallo, “La Stampa” 27/11/2006).