Varie, 27 settembre 2010
Tags : Yitzhak Aharonovitch
Aharonovitch Yitzhak
• Danzica/Gdansk (Polonia) 27 agosto 1923, Hadera (Israele) 23 dicembre 2009 • «[...] , ex comandante della nave Exodus, celebrato sugli schermi cinematografici dall’omonimo film interpretato da Paul Newman [...] aveva all’incirca 24 anni quando, nel 1947, prima della proclamazione della nascita dello Stato d’Israele, si avvicinò alle coste della Palestina al comando della Exodus, partita dalla Francia con a bordo oltre quattromila ebrei sopravvissuti ai lager nazisti. Il governo britannico, potenza mandataria in Palestina, respinse la nave citando le restrizioni allora vigenti sulle quote di immigrazione in Palestina. La vicenda suscitò scalpore internazionale. Spostati a Cipro, i passeggeri sbarcarono l’anno dopo nel neonato Israele» (“la Repubblica” 24/12/2009) • «[...] A dieci anni emigrò con i genitori sulla “collina della primavera”, Tel Aviv, la citta modello sul Mediterraneo orientale, il porto nato per accogliere gli ebrei che tornavano nella terra promessa. Su quella terra promessa gli inglesi esercitavano per il momento un mandato internazionale. A diciassette anni Yitzhak si imbarcò clandestino su una nave russa per combattere i tedeschi nell’armata rossa. Fu scoperto e rispedito in Palestina. Via Tobruk arrivò a Londra, dove studiò per diventare ufficiale di marina. Otto mesi di esperienza in mare gli bastarono per essere arruolato nell’inesistente marina dell’Haganah, l’esercito clandestino della comunità ebraica in Palestina. Nel 1946 però fu mandato a Baltimora a rilevare un’imbarcazione. Si chiamava SS President Warfield, dal nome di uno zio di Wally Simpson, la donna per la quale Edoardo VIII di Gran Bretagna aveva rinunciato al trono. Aveva trasportato merci e passeggeri sulla costa atlantica degli Stati Uniti, nel tratto riparato tra Baltimora e Norfolk in Virginia. Dal 1942 aveva affrontato l’Atlantico aperto e i siluri degli U-boat in un convoglio destinato alla Gran Bretagna. Aveva evitato un siluro ed era riuscita a riparare a Belfast, nell’Irlanda del nord. Trasportata in Inghilterra era stata usata come caserma. Aveva avuto un momento di gloria, come nave appoggio davanti alla spiaggia di Omaha, durante lo sbarco in Normandia. Era destinata alla rottamazione quando una società di demolizione l’acquistò per conto dell’Haganah. Sgangherata com’era, al comando di Yitzhak Aharonovitch, più noto come Ike Aronovicz o Ike Aranne e con il nuovo nome di Exodus 1947, si preparava a diventare una delle navi più famose della storia. Ignorando i divieti delle autorità francesi, l’11 luglio 1947 partì dal porto di Sète nella Francia meridionale. Aveva a bordo quattromilacinquecento profughi ebrei, in maggioranza sopravvissuti dai campi di sterminio. Navi britanniche la seguirono. Per non eccitare il nazionalismo arabo gli inglesi avevano dichiarato illegale l’immigrazione degli esuli ebrei nel mandato della Palestina. Una settimana dopo, quando arrivò di fronte al porto di Haifa, sulla costa nord-orientale della Palestina, l’Exodus fu accostata dalle navi britanniche. Da David Ben-Gurion arrivò l’ordine di arrendersi. Yitzhak Aharonovitch e il suo equipaggio disubbidirono. Nello scontro a fuoco morirono tre uomini. Gli esuli dell’Exodus furono trasferiti su altre navi e riportati in Francia. Si rifiutarono di sbarcare. Finirono in un campo di concentramento a Lubecca, nella Germania settentrionale, proprio sul Baltico, dove la storia era incominciata. L’opinione pubblica e le organizzazioni internazionali trovarono scandaloso che gli inglesi avessero condannato a ritornare in un campo di concentramento tedesco uomini e donne scampati dai campi di concentramento tedeschi. Gli inglesi trasferirono i passeggeri dell’Exodus a Cipro. Ve li trattenero fino al 1949, quando fu proclamato il nuovo stato. Sulla vicenda fu scritto un libro di grande successo (Leon Uris, “Exodus”, 1958). Otto Preminger ne ricavò un film che ebbe altrettanto successo. Yitzhak Aharonovitch non cessò per il resto della vita di spiegare come qualmente libro e film non avessero molto a che fare con la realtà dei fatti. Non solo per quello che riguardava la sua storia personale, ma soprattutto per il clima e l’ambiente sull’Exodus. In vecchiaia si costruì una casa a forma di nave con vista sul Mediterraneo. [...]» (“Il Foglio” 2/1/2010).