Roberto Petrini, Affari & Finanza 27/9/2010, 27 settembre 2010
VEGAS, L’UOMO DI TREMONTI VERSO LA CONSOB CON CONSENSO TRIPARTISAN - [+ BOX SOTTO]
Liberale senz’altro. Tecnico, anche. Piemontese, invece no. Molti lo ritengono tale per la sua innata cortesia, il tratto austero e un certo humor. Ma in realtà è nato a Milano, 59 anni fa: il traguardo dei 60 lo taglierà il 16 giugno del prossimo anno. Giuseppe Vegas, che si avvia a diventare il nuovo presidente della Consob è uno di quei personaggi che, pur nel mezzo di un paese contrapposto e segnato dal berlusconismo, ha accumulato passo dopo passo un indiscutibile consenso bypartisan. Parla poco, lavora molto: qualità rare in questi tempi, ma che si fanno apprezzare.
Con il Piemonte comunque ha molto a che fare: a partire dai primi rapporti con il mondo della politica e della cultura.
Muove i primi passi accanto a Valerio Zanone con il quale collabora attivamente e diventa segretario della piemontesissima Fondazione Einaudi. Sono i tardi Anni Settanta e il giovane Vegas si avvicina al Pli, proprio il vecchio partito liberale dove teneva per l’ala sinistra del piccolo ed elitario raggruppamento.
Lo zio, lo storico Ferdinando Vegas, che scriveva articoli per la "Stampa", gli fa da bussola nel labirinto del mondo politico e culturale, poi il giovane Giuseppe si avvia con le proprie gambe. Molti anni dopo, quando sceglierà la politica, il Piemonte tornerà prepotentemente nella sua vita: Novara diventerà il suo collegio senatoriale e lì sarà eletto per ben tre volte: 1996, 2001, 2006.
Alla Camera passerà solo nelle ultime elezioni del 2008. Ma sempre nella circoscrizione Piemonte.
Sul fatto che sia un tecnico, ossia uno in grado di decidere su materie che conosce bene, il consenso è quasi unanime. Amici e nemici lo considerano senza esitazioni uno dei massimi esperti di conti pubblici e della macchina dello Stato. Del resto tra i suoi sponsor annovera uomini di un certo peso. A portarlo in Senato a fare il funzionario, dal Cnel dove ebbe il primo ingaggio, è stato Paolo De Joanna, una sorta di mostro sacro delle finanze statali, l’uomo che è stato vicino a Carlo Azeglio Ciampi e a Tommaso Padoa Schioppa per diversi anni.
De Joanna, alla fine degli Anni Settanta, era segretario della cruciale Commissione Bilancio del Senato: la presiedevano Napoleone Colajanni e poi Beniamino Andreatta. E’ in quegli anni che i due si conoscono e allora De Joanna propone a Vegas di tentare la carta di un trasferimento a Palazzo Madama per lavorare come funzionario presso l’importante organismo parlamentare.
La cosa ingrana, e da quei giorni inizia un sodalizio — cementato dalla comune passione intellettuale per i capitoli di bilancio e le poste di spesa — che dura, inossidabile, fino ad oggi. Lo testimonia il libro a "sei mani", un vero classico edito dal "Sole 24 Ore", intitolato "Il bilancio dello Stato": lo firmano Vegas, De Joanna e Domenico Da Empoli. Non è un avvincente romanzo giallo, ma i cultori della materia lo giudicano una sorta di Bibbia. E ancora si ristampa.
Occhiali leggeri, da studioso, barba ben curata, eleganza sobria, Vegas è un tipo che non si scompone. Soprattutto quando passa da una Commissione all’altra in Parlamento per seguire la cajenna della Finanziaria: cosa che ha fatto regolarmente in tutti e tre i governi di centro destra dove ha ricoperto l’incarico di sottosegretario e viceministro al Tesoro.
Probabilmente il fatto che nel suo curriculum abbia anche il titolo di "giornalista pubblicista" lo ha abituato a trattare con la categoria. Lo fa con scaltrezza: risponde sempre a tutti, con educazione, ma è difficile farlo sbottonare. Se la cava con la solita battuta surreale. Un po’ british. E’ fatto così.
Come si fa a stare con Berlusconi e mantenere intatta la stima del centrosinistra? La ricetta è un segreto di Vegas, ma a sentire un parlamentare del Pd di lungo corso come Enrico Morando, grande esperto e combattente delle sessioni di bilancio, a Vegas va riconosciuta una "naturale indipendenza di giudizio".
In realtà sono in pochi a saper mettere le mani nei conti pubblici e di lui il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si fida: Vegas da ex funzionario parlamentare conosce bene ogni trappola del bilancio, sa dialogare con la Ragioneria generale dello Stato e non si spaventa di fronte alle cifre. Così è riuscito a portare in porto la riforma della legge Finanziaria che è in vigore da quest’anno: molti gli rimproverano di non aver combattuto fino in fondo per creare anche in Italia qualcosa di simile al Cbo Usa, il Congress Budget Office, una sorta di "controragioneria" del Parlamento in grado di spulciare conti pubblici e coperture. Ma non si può avere tutto, anche da un primo della classe come Vegas.
Poco incline alle dichiarazioni pubbliche che vadano fuori del suo orticello ("si va alla fiducia", "il governo presenterà un pacchetto di emendamenti", "Il Dpef è imminente" o simili), di tanto in tanto prende carta e penna e lascia il segno. Come quando in piena crisi dei subprime se la prese per iscritto con l’economista filo yankee Alberto Alesina mettendolo alla graticola per le sue posizioni neoliberiste.
Qualche volta unisce ironia e realpolitik: "Un ordine del giorno non si nega a nessuno", disse in Parlamento alludendo al fatto che al termine della Finanziaria tutti quelli che non sono riusciti a far passare un proprio emendamento pietiscono (e ottengono) almeno un ordine del giorno. Tuttavia quando il compagno di partito Giuliano Cazzola, nella Finanziaria del 2008, ne chiese uno per unificare le casse previdenziali di Ragionieri e Commercialisti, disse no. Non aveva voglia di sfidare l’ira dei commercialisti.
Tecnico, liberale. Anche laico? Alcuni ricordano che ha studiato a fondo il diritto canonico, ma sui principi che regolano il rispetto tra lo Stato e la Chiesa non ha mai ceduto. Fu la volta in cui la questione religiosa passò per il ministero dell’Economia: il governo introdusse una norma che estendeva le esenzioni dall’Ici anche alle pertinenze delle Chiese. Giusta l’esenzione dei luoghi di culto, ma che c’entrano i negozi e gli alberghi ivi connessi, si lamentò il mondo laico? Vegas dovette subire, ma si espresse contro quello che in molti hanno considerato un regalo indebito alla Conferenza episcopale.
Anche se in un’altra occasione, il taglio dei contributi alle scuole cattoliche nella finanziaria 2008, si adoperò per ricucire la situazione e ripristinare almeno 120 dei 130 milioni sfilati alle scuole paritarie. E fu lo stesso Vegas a tranquillizzare i vescovi con un’altra delle sue rare dichiarazioni: «Possono stare tranquilli, possono dormire su quattro cuscini. C’è un emendamento del relatore che ripristina il livello originario dei fondi per le scuole paritarie».
Farà bene alla Consob? Intanto ha ricevuto la benedizione della Lega che vorrebbe trasferire l’istituto a Milano e intanto si accontenta di un uomo del Nord. "Vegas presidente mi piacerebbe moltissimo", ha dichiarato il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli quando si è sparsa la voce della nomina imminente.
Benché tecnico per vocazione per Vegas tuttavia si profila un trasferimento, senza soluzione di continuità, dal governo ad una autorità indipendente. Questo aspetto fa alzare il sopracciglio alla sinistra che non può fare a meno di notare che, pur mancando una legge che vieta il salto della quaglia, in Europa una operazione simile non sarebbe neppure concepibile. Visti i tempi sembrerebbe la classica pagliuzza nell’occhio, anche perché dopo l’uscita di scena di Lamberto Cardia, circa tre mesi fa, è vero che la Consob è apparsa improvvisamente colpita da una scossa di efficace attivismo, ma ciò non vuol dire che un presidente della massima autorità di vigilanza dei mercati non debba essere nominato al più presto.
Vegas saprà muoversi tra future, società di rating, titoli spazzatura e insider trading? Qualcuno osserva che questa sarà la sua sfida più difficile, qualora toccasse a lui, perché l’uomo, per formazione, è più incline a occuparsi dell’aziendaItalia che delle spa che volteggiano sul listino.
Ma c’è chi giura che Vegas, sornione, già si è messo a studiare. Come si addice ad un primo della classe. Sempre ammesso che Tremonti sia disposto a rinunciare ad un collaboratore così prezioso in Via Venti Settembre.
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LA BIOGRAFIA -
Giuseppe Vegas è nato a Milano il 16 giugno 1951.
Entrato nei ruoli della carriera direttiva del Senato nel 1978, è stato docente a contratto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma e Direttore scientifico della Fondazione "Einaudi" di Roma. Giornalista pubblicista, ha scritto su: "Mondo Economico", "Il Sole 24 Ore", "L’Opinione", "Economia e tributi", "Economia delle scelte pubbliche", "Rivista di diritto ecclesiastico". Autore di "Decidere con il voto", 1984; "Spesa pubblica e confessioni religiose", 1990; "Il bilancio dello Stato", 4ª edizione 2005; "Cittadino, Economia, Stato", 2000/2003; "Scienza delle finanze", 2002; "Il nuovo sistema elettorale", 2006.
E’ stato eletto senatore nel 1996, 2001 e 2006. Nel 2008 è stato eletto alla Camera. E’ viceministro all’Economia dal giugno 2009. E’ sposato e ha una figlia.