Francesco Piccolo, l’Unità 27/9/2010, 27 settembre 2010
CORSIVI
La strategia di Fini è molto discutibile. È debole e priva dell’etica che continuamente richiama, oltre ad avere ascendenze nemmeno troppo vaghe della peggiore tradizione democristiana dell’occupazione del potere. I finiani dicono: abbiamo un patto con gli elettori e per questo non usciamo dal governo, anche se la nostra battaglia contro il capo del governo è ferocissima. Viceministri e sottosegretari del suo gruppo insultano il presidente del consiglio fuori la porta di Palazzo Chigi e poi entrano e legiferano insieme ai nemici. Per non parlare di Bocchino, incaricato di presenziare ovunque e di gettare fango su chiunque, in modo disinvolto. Futuro e Libertà, nonostante il nome altisonante, si sta rivelando di una meschinità politica notevole, sorprendente soltanto per chi aveva gli delegato i propri doveri di opposizione.
Il problema però è che tutto ciò è visto con simpatia o quantomeno tollerato da qualsiasi schieramento politico. Il motivo è il seguente: l’unità di misura dei comportamenti pubblici in Italia è diventato Berlusconi. Quindi chiunque si comporti in maniera molto discutibile, sarà sempre al di sotto del limite definito dal presidente del consiglio e così sempre in qualche modo salvabile. Si dirà: ma Berlusconi è peggio. Che è una verità, ma insufficiente ad assolvere tutti gli altri. Infatti, se i finiani diranno sì ai cinque punti del programma di governo, significherà una sola cosa: che il paese non sarà più ostaggio soltanto di Silvio Berlusconi, ma anche di Fini.