Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 27/09/2010, 27 settembre 2010
LA REPUBBLICA DI MUSSOLINI PERCHÉ FU SCELTA SALÒ
Alla caduta del regime fascista, con l’Italia divisa in due tra Regno del Sud e Repubblica Sociale, perché non venne scelta Milano o un’altra grande città del Nord e invece venne usata come capitale Salò?
Leonardo Martino
gilgamesh2005@gmail.com
Caro Martino, la scelta della «capitale» non fu di Mussolini. I tedeschi scartarono Roma perché — dissero — la città era troppo vicina al fronte e vulnerabile. È vero, ma le motivazioni tedesche erano probabilmente altre. Hitler volle il ritorno di Mussolini nella politica italiana perché il capo del fascismo continuava ad avere per il Terzo Reich il valore di un logo e di una ragione sociale. Per Hitler, in particolare, era il precursore, se non addirittura il profeta: un capitale morale e ideologico a cui il Führer non intendeva rinunciare. Ma occorreva imporre stretti limiti alla sua libertà di movimento. Installato a Roma, nel suo vecchio ufficio di Palazzo Venezia, il presidente della Repubblica Sociale avrebbe potuto stabilire contatti con mediatori, emissari di Stati stranieri, la curia pontificia, gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Bisognava invece collocarlo là dove sarebbe stato più facile creare intorno a lui una rete di «protezione».
Sembra che Mussolini abbia proposto il trasferimento a Bolzano: una sede che gli avrebbe permesso di affermare implicitamente l’appartenenza all’Italia di una provincia che la Germania stava, di fatto, annettendo. Ma i tedeschi respinsero la proposta e la scelta per la residenza di Mussolini cadde su un piccolo comune del Garda, Gargnano, dove sorgeva, circondata da un parco, la Villa Feltrinelli. Alcuni ministeri, uffici e comandi di forze militari s’installarono a Salò, altri furono distribuiti tra Verona e Venezia.
Milano, per quanto ne so, non venne nemmeno presa in considerazione. Era la città in cui Mussolini aveva raccolto i suoi primi successi come direttore dell’Avanti! e in cui aveva stretto amicizie importanti, fondato Il Popolo d’Italia, lanciato il movimento fascista. I dieci anni trascorsi a Milano erano stati, dal punto di vista della formazione politica, i più importanti della sua vita. Ma la città, nel frattempo, gli era diventata ostile. E Mussolini ne era consapevole. In uno studio di prossima pubblicazione anche in Italia, lo storico francese Pierre Milza ricorda che allorché i fascisti milanesi gli chiesero di celebrare a Milano, nell’ottobre 1944, il ventiduesimo anniversario della Marcia su Roma, Mussolini preferì declinare l’invito. Accettò di tornarvi, tuttavia, due mesi dopo per un discorso al Teatro Lirico che gli dette, sul momento, l’impressione di avere riconquistato la città. Le accoglienze furono effettivamente molto calorose, ma soprattutto nei luoghi (il teatro e piazza San Sepolcro) in cui fu possibile raccogliere un numero considerevole di fedeli. Del tutto diversa fu l’accoglienza della città quando Mussolini decise di trasferirvi il governo. Era il 18 aprile 1945, 10 giorni prima della sua morte.
Sergio Romano