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 2010  settembre 27 Lunedì calendario

L’ITALIA DELLE MAMME: QUATTRO BIMBI SU DIECI NASCONO CON IL CESAREO —

Ma quale inversione di tendenza. Ma quale contenimento. Il numero di tagli cesarei in Italia è salito ancora nel 2009 rispetto agli anni precedenti, sia pur di pochi punti. Siamo a quota 38,43% dei parti complessivi (erano il 38,32% nel 2008), un dato che rinsalda l’Italia al primo posto in Europa nella classifica degli «incisori».
È l’aggiornamento appena elaborato da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, di imminente pubblicazione sulla rivista trimestrale Monitor. L’aumento è avvenuto quasi ovunque, anche nelle Regioni che si mantengono al di sotto della media nazionale come la Sardegna, che dal 2001 al 2009 è cresciuta dal 32,54% al 37,35, la Liguria (da 30,46% a 37,16), la Lombardia ( dal 25,31% al 28,71, la Provincia autonoma di Bolzano (dal 14,09% a 25,49). Solo Trento ha ridotto dell’1,4%. Continuano l’ascesa le Regioni sopra la media. La Campania è riuscita addirittura a guadagnare portandosi dal 61,89% al 62,24. Unica eccezione, la Basilicata, in accentuata fase decrescente, dopo il record negativo del 2003, quando oltre la metà dei bebè rilasciavano il primo vagito in sala operatoria.
Segno che le politiche di contenimento hanno fallito nonostante le dichiarazione di intenti degli amministratori locali e le iniziative messe in campo qua e là, evidentemente senza energia.
«Abbiamo valutato le schede di dimissione ospedaliera e delle case di cura — dice Bruno Rusticali, coordinatore delle linee guida di Agenas —. L’incremento è minimo, ma costante e preoccupante perché è sintomo di inappropriatezza. Soprattutto non è giustificabile il ricorso alla ripetizione del cesareo dopo il primo figlio avuto con la chirurgia. Le maggiori società scientifiche mondiali hanno stabilito che in questi casi si dovrebbe procedere per via vaginale».
Tra i dati più significativi, la maggior frequenza dei cesarei nelle strutture private e accreditate e in quelle che si mantengono al di sotto delle 500 nascite all’anno, tetto che avrebbe dovuto determinare la chiusura da parte delle Regioni di questi centri, più rischiosi per mamma e bambino.
Al lavoro i tecnici del ministro della Salute Ferruccio Fazio, presto una circolare. «Le nascite devono avvenire in condizioni di sicurezza, in centri con terapia intensiva neonatale — ha detto Fazio al congresso dell’associazione sanitaria delle Piccole Isole —. L’eccesso di cesarei dipende anche dalla disorganizzazione. Incoraggeremo il parto indolore e con il ministro Mariastella Gelmini abbiamo in programma di rivedere i percorsi formativi degli specializzandi in anestesia e ginecologia». Molto infatti dipende dall’inesperienza e dalla mancanza di addestramento dei medici a gestire il parto naturale. Inoltre l’uso dei bisturi è una forma di medicina difensiva. Di fronte alla possibilità di una contestazione sulla scelta della metodica l’operatore preferisce tenersi al riparo da eventuali denunce».
In corso un’indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dal senatore Ignazio Marino. Tra i punti focali, la ripetizione del cesareo su donne alla seconda e terza gravidanza che hanno già subito il primo: «Il detto Cesarian once, cesarian forever è superato. Oggi il tipo di incisione praticata permette all’utero di sopportare le contrazioni al secondo parto. Il pericolo di rottura è inferiore all’1%. Dunque non è più giustificabile rinunciare al travaglio come ha ribadito la scorsa settimana il National Institute of Health americano, l’istituzione che detta legge».
Margherita De Bac