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 2010  settembre 27 Lunedì calendario

TRASPARENZA NASCOSTA NELLE CANTINE DELLA RETE

Un’occhiata alla home page: niente. Uno sguardo al motore di ricerca interno: ancora niente. Si torna alla home page per scorrere l’elenco delle sezioni. Qualche tentativo in giro per il sito e ancora nessun risultato. A questo punto, subentra la frustrazione e si comincia a girovagare a caso tra le pagine. Passano i minuti, ma la ricerca resta infruttuosa. Il caos di internet vince e siamo costretti ad alzare bandiera bianca. Il documento che stavamo cercando rimarrà una chimera: sui siti di Camera e Senato non compaiono gli elenchi delle rispettive proprietà immobiliari e dei contratti di locazione. E, se anche ci sono, è impossibile trovarli.

Con buona pace della trasparenza della pubblica amministrazione, navigando sui portali di comuni, regioni e ministeri si scopre che questa situazione è tutt’altro che sporadica. Ad esempio, il decreto che dà il via libera al progetto definitivo della Pedemontana veneta, licenziato all’inizio della scorsa settimana, non è ancora disponibile sul sito della regione. «Prima di inserirlo, aspettiamo la pubblicazione sul bollettino ufficiale», fanno sapere dagli uffici della regione. E manca all’appello il provvedimento di nomina di Vittorio Sgarbi a soprintendente di Venezia, finito nel mirino della Corte dei conti, ma introvabile sul sito del ministero dei Beni culturali.

Per testare nella pratica il livello di efficienza dei siti delle pubbliche amministrazioni italiane, abbiamo verificato cosa sarebbe successo a un cittadino in vena di approfondire le ultime notizie di cronaca cercando in rete i relativi documenti. E il risultato è che avrebbe perso molto tempo davanti al monitor. Perché i siti di comuni, regioni e ministeri restano un campo minato.

Nonostante la battaglia del ministro Renato Brunetta in nome della pa digitale. Nonostante siano passati ormai vent’anni dal varo della legge sul diritto di accesso ai documenti della pubblica amministrazione. Il computer, in molti casi, è ancora uno strumento poco utilizzato nella comunicazione con i cittadini.

Molte amministrazioni non mettono on line con regolarità tutti i documenti che le riguardano. E capita anche che le pa si sforzino di essere diligenti, ma non usino i loro siti internet nel modo più corretto: le informazioni veicolate sono troppe e sono organizzate in modo molto disordinato. Il risultato è spesso una confusione nella quale è molto difficile orientarsi. Non tutti, però, finiscono dietro la lavagna. Ci sono siti molto efficienti, come quello dell’Agenzia delle Entrate. Qui la caccia alla circolare sull’esenzione dal canone Rai per gli ultra-75enni si è conclusa appena iniziata. Basta aprire la home page e, tra le notizie in primo piano, campeggia un collegamento a una sintesi del provvedimento. Che è disponibile anche per esteso, in formato "pdf". Ed è accompagnato dai moduli per la richiesta di rimborso del canone Rai già versato.
Discorso simile per il comune di Padova, che ha da poco licenziato un’ordinanza con la quale vieta il consumo di bevande alcoliche in aree pubbliche non appositamente autorizzate. Anche in questo caso la notizia appare nella prima pagina del sito. E porta direttamente al testo dell’ordinanza.
Ma, nel panorama generale, sono casi sporadici. Sul sito del comune di Roma non compare il testo del decreto legislativo su Roma Capitale. E, in questo caso, il rischio di cercare per molto tempo a vuoto è concreto. Perché le notizie sulle celebrazioni per Roma Capitale sono in gran numero e sono sparse in diverse sezioni. Ma da nessuna parte compare il documento con l’importante novità. Una mancanza ammessa dagli uffici del Campidoglio, che invitano a fare riferimento alla Gazzetta ufficiale.
Dimenticanza a cui, però, si può trovare rimedio andando a spulciare il sito web del governo. Qui non ci attende un lavoro brevissimo, a causa della complessa architettura delle pagine. Ma, alla fine, basta digitare le parole chiave "Roma Capitale" nel motore di ricerca interno per trovare il decreto.
Assolutamente impossibile, invece, reperire le delibere comunali per la costruzione della famigerata scuola di Adro, provincia di Brescia, salita all’onore delle cronache per la presenza sui suoi muri del sole delle alpi, simbolo in odore di Lega. Sul sito non c’è traccia dell’atto di nascita della scuola. Perché, spiegano dal comune, l’archivio online non va più indietro del 2008.
E, spostandoci a Martinsicuro, provincia di Teramo, non c’è traccia su internet della nuova, discussa ordinanza contro il sesso troppo rumoroso. Per sapere quanti decibel possono usare, i cittadini abruzzesi dovranno attendere.