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 2010  settembre 27 Lunedì calendario

Abitare ai piani alti è una sventura: si invecchia prima - Per anni ci siamo dati da fare per trovare il piano alto

Abitare ai piani alti è una sventura: si invecchia prima - Per anni ci siamo dati da fare per trovare il piano alto. La teoria è stata sempre una sola: più alto è meglio è. Una casa al primo piano no, pro­prio no. Ladri scaltri e tappa­relle da abbassare anche solo per portare fuori la spazzatu­ra erano il deterrente princi­pale. Il secondo piano lo ab­biamo sempre guardato con sospetto, bollato e scartato con un «preferibilmente no». Buono il terzo, ottimo il quar­to, meraviglioso il quinto, spettacolare il sesto. Poi noi, generalmente ci fermiamo. I nostri palazzi non osano an­dare più in alto. L’Italia non è Dubai e la gara in altezza con New York non ci riguarda. Eppure i risultati dello studio americano appena usciti inte­ressano anche noi con il de­bole per la vista panoramica ma moderata. Gli scienziati spiegano che a fare la diffe­renza bastano due gradini. E il malcapitato più in alto in­vecchia prima. Ma come, e i nostri piani attici allora? Non sarà che d’ora in poi il piano terra sarà valutato dalle agen­zie immobiliari più del quar­to piano? A farci rimpiangere il semin­terrato, così buio ma così sa­lutare, sono due fisici ameri­cani del National Institute of Standards and Technology (Nist) di Boulder, nel Colora­do, che pubblicano la ricerca sulla rivista Science . Lo stu­dio ha confermato una delle intuizioni che già ebbe Ein­stein con la teoria della relati­vità: il tempo scorre più velo­cemente se si sale in quota. Un teorema accettato dalla comunità scientifica da anni, ma ora, e solo ora, gli studiosi sono finalmente riusciti a di­mostrarlo con precisione di­sarmante e ad applicarlo alla quotidianità. Per la prova i fi­sici hanno usato i due orologi atomici più precisi che esisto­no oggi al mondo e che si tro­vano in due laboratori del Nist. I super-cronometri, tal­mente puntuali da andare in­dietro di un secondo ogni 3,7 miliardi di anni, sono stati connessi da un cavo in fibra ottica di 75 centimetri di lun­ghezza. A una distanza di alti­tudine di soli 33 centimetri, l’orologio atomico più in alto avanza un po’ più rapidamen­te. Naturalmente l’avanza­mento del tempo è infinitesi­male e impercettibile all’uo­mo, ma è indubbio. L’esperi­mento dimostra che gli orolo­gi ad altitudine più elevata corrono più velocemente per­ché sono meno soggetti alla forza di gravità. Ma come con­fermano le cifre, questo feno­meno, chiamato «dilazione gravitazionale del tempo» più che incidere sulla vita del­l’uo­mo avrà altri risvolti in ge­ofisica. Ad assicurarcelo è lo stesso portavoce del Nist: «La differenza è impercettibile per gli esseri umani, ma può fornire applicazioni pratiche in geofisica e in altri campi». Quindi per adesso i calcoli de­gli studiosi saranno usati per migliorare la tecnologia ap­plicata alla misurazione del­la superficie della Terra e nel campo gravitazionale. Tutta­via avvicinando i dati dello studio con la nostra vita quoti­diana, il risultato diventa im­pressionante: secondo il ri­cercatore James Chin-Wen Chou, a una distanza di appe­na due gradini nel corso di una vita di 79 anni, la persona che si trova più in alto invec­chia 90 miliardesimi di secon­do in più rispetto a quello che sta più in basso. Se poi uno dei due vive al centoduesimo piano dell’Empire State Bul­ding di New York - e qui par­liamo addirittura di un colos­so di 381 metri di altezza, al­tro che il nostro ambitissimo sesto piano-l’invecchiamen­to diventa maggiore, e la diffe­renza sarà di 104 miliardesi­mi di secondo. E noi che pensavamo fossero le scale a farci sentire invec­chiati di colpo.