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 2010  settembre 23 Giovedì calendario

ARTICOLI SU IPAD E CONCORRENTI

(dall’Espresso) -

A Berlino, qualche giorno fa, l’azienda tedesca Tobit ha presentato un impianto audio a forma di cornice. Lo si appende al muro, si inserisce al suo interno un iPad e in salotto si ottiene una versione digitale di quello che una volta si chiamava juke box: si tocca lo schermo e partono i brani, diffusi in alta fedeltà nella stanza. A Londra, intanto, la giovane designer Ayano Kimura ha lanciato sul mercato le custodie per iPad tempestate di cristalli Swarovski: abbastanza inutili, ma in grado di accreditare la tavoletta di Apple nel mercato del lusso. A Los Angeles, invece, la casa di produzione Digital Tool ha rilasciato i primi cortometraggi pensati per iPad: lo spettatore può intervenire nella storia muovendo e toccando il tablet e creando così un’interazione mai vista prima.
Tre idee, fra le tante, scatenate negli ultimi otto mesi (cioè da quando è stato commercializzata in America) dalla tavoletta di Apple. Che ha portato all’esplosione di una quantità già infinita ma destinata a crescere di dispositivi, oggetti, applicazioni, video, giochi e molto altro, fino a rendere l’iPad qualcosa di diverso da un semplice oggetto hi-tech: quasi il demiurgo di una mutazione nel nostro rapporto con il tempo libero, la socialità, il lavoro, la musica, il cinema, i libri, le news e così via.
Eppure, quando era arrivato, questo rettangolone sobrio senza tasti e senza mouse era stato accolto con mille punti interrogativi: ma che cos’è, un vassoio? Perché non può telefonare? Come mai non fa le foto? Dove hanno nascosto le porte Usb? E così via. Dubbi che avevano portato la stessa Apple a una sottovalutazione delle richieste (in Italia, a fine maggio, quasi il doppio di quelle previste) e quindi a un’iniziale carenza d’offerta, nonostante i prezzi non popolarissimi (da 499 a 799 euro, a seconda del modello).
Il fatto è che, una volta iniziato a usarlo, l’iPad diventa un oggetto dal fascino quasi esoterico, "indispensabile" per chi non ne ha mai sentito il bisogno né immaginato l’utilità fino a un minuto prima. Quindi scatena quel marketing virale (il tam tam tra amici, familiari o colleghi) che è sempre di più la chiave del successo di un prodotto. Sicché il boom dell’iPad è stato assordante (entro la fine dell’anno ne saranno stati venduti almeno 12 milioni di esemplari in tutto il mondo, di cui 211 mila in Italia, prevede uno studio di RBC Capital Market), premiato anche da un’immagine mirata sulla fascia d’acquirenti tra i 25 e i 40 anni, da sempre la più ambita. Nel nostro Paese, secondo un rapporto di Gpf, l’iPad è stato acquistato soprattutto da maschi (80 per cento) sotto i 45 anni e con redditi superiori alla media (attorno ai 100 mila euro annui lordi). Anche se l’interazione tra la persona e questo oggetto è basata sulla "magia percettiva" propria dell’infanzia: i cuccioli d’uomo imparano infatti a conoscere il mondo attraverso il tatto e sono incuriositi da ogni forma di movimento. L’iPad regala entrambe queste emozioni, rendendo calda, diretta e immediata un’esperienza digitale che attraverso il "vecchio computer" è molto più fredda, lontana, mediata. Anche per questo Walter Mossberg, uno dei più noti columnist americani di questioni digitali, l’ha battezzato "il laptop killer", l’assassino dei pc portatili: una profezia confermata dal "Financial Times", che ha appena pubblicato un’inchiesta dimostrando come il mercato dei tablet negli Stati Uniti stia andando a erodere quello dei laptop.
Già: sull’iPad i volti delle persone e le immagini delle cose si possono sovrapporre, spostare, allargare e scorrere. I personaggi, le parole e gli oggetti si toccano, si rovesciano, si muovono come fossero bambole colorate, da manipolare, da modificare. Ogni tipo di attività - incluse quelle lavorative - assume un connotato inconsapevolmente ludico e piacevolmente infantile. Ogni angolo viene smussato, diventa una morbida curva: sembra di giocare qualsiasi cosa si stia facendo. Quindi è disarmante rispetto a qualsiasi forma di paura tecnologica, di ostilità al cambiamento. Più il mondo è complesso, più la semplicità è un valore: un concetto tipico della filosofia di Apple e ben chiaro nella mente di chi ha inventato l’iPad. E anche il design super semplice del "rettangolo" - opera come sempre di Jonathan Ive, l’inglese che dal ’92 supervisiona gli oggetti Apple - è ispirato a questo valore. Così l’analista della Rete Omar Wasow, su "The Root", ha gioco facile a prendere in giro i "techies" che storcono il naso davanti all’apparente elementarità del tablet di Cupertino: "Steve Jobs ha di nuovo fatto centro, altroché: voi estremisti della tecnologia continuate pure a snobbarlo, intanto però lui ha inventato l’oggetto giusto per il resto del mondo".
Un sondaggio condotto dalla Cooper Murphy Webb nel Regno Unito sostiene che il gioco è una delle funzioni più usate (nel 37 per cento degli intervistati) dai proprietari della tavoletta di Cupertino. Ma sarebbe sbagliato pensare (solo) ai videogames, ancora considerati da molti roba da ragazzini: le applicazioni a carattere più o meno ludico per iPad sono spesso culturali, educative, immaginifiche, vagamente ipnotiche, a volte intellettualmente o cognitivamente stimolanti. E il confine stesso tra gioco e utilità, divertimento e informazione, sembra perdersi quasi subito nel manipolare il tablet. Il successo di giornali e riviste (già oggi il 31 per cento degli utenti iPad ne fa uso, secondo il sondaggio inglese) è ad esempio molto legato alle declinazioni e agli adattamenti dei vecchi media al nuovo mezzo, attraverso quel mix originale di testi, video, audio, foto, entertainment, documentazione e altro ancora che già si vede in alcune testate d’avanguardia (come il mensile americano "Wired", la cui esperienza d’uso su iPad sarebbe limitante chiamare "lettura").
Ma c’è spazio anche per leggere, naturalmente: la tavoletta si propone infatti come una biblioteca potenzialmente immensa di e-book. "Il più antico metodo di lettura è stato il rotolo di pergamena che si svolgeva in verticale", spiega Paolo Fabbri, uno dei maggiori semiologi italiani: "Poi è arrivato il libro che ci ha consentito di leggere sfogliando. Con l’avvento del computer eravamo tornati all’età del rotolo. Adesso, finalmente con l’iPad si sfogliano di nuovo i testi, in digitale". Anche se le contestazioni in questo campo sono parecchie: molti si lamentano del fatto che dopo un po’ i sette etti dell’iPad sono faticosi da tenere in mano; altri hanno da ridire sul monitor Lcd che stanca gli occhi e rende ardua la lettura di un libro in un parco assolato; insomma, per i lettori forti sembra più congeniale il Kindle, l’apposito e-reader di Amazon.
Ma quello che più piace ai fan dell’iPad è proprio la sua versatilità, il suo saper fare "tante cose diverse" anche se esistono oggetti tecnologici ciascuno dei quali "sa far meglio una specifica cosa" (leggere libri, appunto, navigare in Rete, vedere film, ascoltare musica, videogiocare, guardare la tivù, orientarsi con il Gps, scrivere testi, costruire presentazioni e così via) ma in compenso sa fare solo quella, e non le altre.
E sono proprio queste "altre cose" a crescere ogni giorno, grazie al moltiplicarsi quotidiano di applicazioni per iPad (già oltre 20 mila, più le circa 200 mila per iPhone compatibili anche con la tavoletta) che vengono create in tutto il mondo per andare ad arricchire sempre di più quel gigantesco supermarket virtuale chiamato App Store: un luogo virtuale che offre all’utente la vertiginosa sensazione di trovarsi in un luna park, con attrazioni sempre nuove e a prezzi stracciati. E questo avere "tutto per possibilità" è "ciò che più di ogni altra cosa regala il tocco di genialità" al device di Cupertino, come scrive Xeni Jardin recensendone il successo sul sito specializzato BoingBoing.
Ma accanto al fascino tattile-esperienzale, alla forza della ludicità, alla semplicità d’uso , alla trasversalità delle sue funzioni e alla sensazione di trovarsi in una via di mezzo tra uno shopping centre e un parco giochi, il tablet di Cupertino sembra sfondare il mercato anche per la sua velocità: si accende come una lampadina, soddisfa l’esigenza di rapidità che oggi abbiamo nel rispondere agli impulsi di intrattenimento e "consente una fluidità di informazione che per chi lavora nel terziario avanzato è vitale", come dice il sociologo Francesco Morace. Di qui la declinazione della tavoletta anche a scopi professionali, un contesto che di solito predilige strumenti più complessi: "Grazie al tablet molti professionisti hanno realmente lo studio a portata di mano, e quello che manca lo potranno scaricare dalla libreria del proprio fornitore di fiducia", scrive in un rapporto lo studio di consulenza Busacca & Associati. E già spuntano società che pensano di fornirlo alla forza vendita in sostituzione della tradizionale cartella.
Eppure, quello che doveva essere un punto di forza dell’iPad (la possibilità di portarselo in giro) si rivela invece uno dei suoi attuali limiti: secondo la maggior parte degli analisti viene usato soprattutto in casa, trasferito da una stanza all’altra, consultato in cucina per le ricette, sulla poltrona per guardarsi un video, perfino in bagno per leggere i giornali. Una curiosa "mobilità intramuraria", insomma. Ma sul medio-lungo periodo le tavolette senza fili sono destinate a diventare onnipresenti ovunque ci sia un po di Internet nell’aria: nelle sale d’aspetto del dottore, sui treni veloci, negli aeroporti. E il problema dello scarso uso in mobilità verrà gradualmente risolto dalla crescita della banda larga e dall’uscita sul mercato di tavolette sempre più leggere e più pratiche. Già, perché dopo Apple ora stanno arrivando anche gli altri (vedere articolo a pagina 86), in una competizione virtuosa che renderà questi oggetti sempre più leggeri, versatili e potenti. Un tempo s’immaginava un futuro in cui si poteva passare il weekend sulla Luna: invece siamo rimasti sulla Terra, ma sempre interconnessi a una galassia di amici, di video, di musica, di informazioni, di giochi e chissà di quali altre opportunità che oggi ancora neppure immaginiamo.


La Bibbia della tecnologia americana, il mensile "Wired", non ha dubbi: la Rete così come l’abbiamo conosciuta fino a oggi (cioè ricchissima e quasi sempre gratuita, ma anche caotica e un po’ anarchica) è ormai in declino. Il futuro è delle applicazioni: vale a dire di quei programmini semplici e ordinati che attraverso Internet ci offrono informazione, video, socialità, strumenti di lavoro e di divertimento.
Il grande motore di questa rivoluzione, insieme all’iPhone, è l’iPad. La tavoletta di Apple può ovviamente navigare anche via browser nella "vecchia" Rete, ma ha il suo punto di forza e di innovazione proprio nell’uso quasi infinito di centinaia di migliaia di "app". Ogni quadratino cliccato sullo store di Cupertino è infatti la porta d’ingresso in un mondo, e uno solo, che di volta in volta diverte, affascina, intrattiene, è utile: un videogioco, un aggiornamento sulle condizioni meteorologiche, un libro, un dizionario, una visita virtuale in 3D in un’altra città e così via. Le app selezionano, elaborano e impacchettano contenuti digitali per distribuirli comodamente sui dispositivi portatili degli utenti. E piacciono, rassicurano, divertono: soprattutto, facilitano l’approccio a Internet di tutti quei potenziali utenti (ancora metà della popolazione, in Italia) che non sono mai entrati in Rete, spaventati dalla caotica Babele del Web. Finora, per capirci, ne sono state scaricate 6 miliardi e mezzo in tutto il mondo (limitandosi a quelle targate Apple).
Certo, prima di essere messe on line le applicazioni devono essere approvate (addio libertà assoluta della Rete) e, sebbene ce ne siano molte gratuite, spesso hanno un costo per l’utente. Di qui un nuovo, immenso mercato: secondo la società di ricerca americana Gartner nel corso del 2010 si saranno spesi 6,2 miliardi di dollari per acquistare applicazioni mobili - e i numeri sono destinati a quadruplicare nel corso dei prossimi tre anni. Una manna per Apple (che trattiene il 30 per cento su ogni transazione) ma anche un mercato aperto alla creatività e all’ingegno di chi sa inventarsi e sviluppare contenuti di successo, che sia una grande software house californiana o un singolo postadolescente indiano.
Nelle classifiche delle vendite, ai primi posti non ci sono solo i videogiochi, ma anche le applicazioni di quelle testate giornalistiche che hanno adattato la loro versione cartacea alle tante possibilità dello strumento digitale (da "Wired" al "New York Times"). Seguono le app che stanno imponendo nuovi paradigmi di lettura, come "Flipboard", che ha trasformato i social network in una specie di giornale personalizzato. O come "Pulse", omaggiata dallo stesso Steve Jobs come una delle applicazioni più creative inventate fino a ora: sviluppata da due studenti dell’Istituto di Design dell’Università di Stanford durante un corso di cinque settimane, grazie a un’interfaccia molto pulita è diventata il miglior lettore di feed RSS in circolazione. Molto vendute anche le app che giocano con le parole (come "Scrabble", inventata dal colosso EA Mobile), quelle che fanno sognare (tipo "Nasa") e quelle che fanno viaggiare nel tempo (come "Epic Citadel", che ci porta in un’immaginaria rocca medievale in 3D). Di qui, appunto, si passa ai videogames, una galassia di proposte di ogni tipo, spesso elaborate ma altrettanto spesso di una semplicità disarmante. Di gran moda ad esempio è "Pinball", un piccolo flipper che ricrea l’esperienza del bar, e "Pacman", il nonno dei videogame. In America ha rotto ogni record di vendita "Angry Birds", il cui obiettivo è catturare dei maialini verdi nascosti tra i mattoncini, utilizzando una serie di uccelli con caratteristiche offensive diverse. Forse una scemenza, di sicuro un trionfo. Non dissimile a quello raggiunto da "Flight Control", il cui obiettivo è aiutare gli aeroplani a trovare in tempo le giuste piste di atterraggio, evitando lo schianto.
Ma a volte si fanno soldi con le app senza scervellarsi tanto nella programmazione, solo per aver avuto un’idea vincente: così ad esempio il gruppo americano The Blimp Pilots ha creato un’app chiamata "Koi Pong" - un acquario virtuale per il monitor dell’iPhone e dell’iPad - incassando oltre 5 milioni di euro con un programmino che costa singolarmente 0,79 euro. Mentre "Weather Hd", un’applicazione meteo, non offre previsioni diverse da quelle che gratuitamente ci riferiscono la radio o la tivù, ma con le sue immagini spettacolari e le sue possibilità di personalizzazione ha rivoluzionato il modo di apprendere se domani pioverà o splenderà il sole, diventando un blockbuster mondiale (sempre a 79 centesimi per download).
Ci sono infine le app per i bambini, molto amate dalle mamme che le utilizzano come babysitter digitali: come "Alice nel paese delle meraviglie", "Red Fish" (per gli esercizi di creatività), "Alphabet Fun" (educativo), "123 Talking Color" e "Monkey Preschool Lunch Box" (per imparare a riconoscere lettere e numeri). In cima alle classifiche anche "Miss Spider’s Tea Party" che alterna giochi istruttivi a favole interattive. In Italia tra le applicazione più diffuse per i ragazzi c’è "Tavolozza", uno strumento per disegnare (con la punta del dito, naturalmente) che consente però di aggiungere alla propria opera anche le immagini di svariati oggetti e foto, a mo’ di collage. E c’è spazio anche per "iFiabe", declinazione in chiave contemporanea del vecchio libro da leggere ai figli per farli addormentare: il suo equivalente in inglese "Dr. Seuss", la versione per iPad delle storie più amate dai ragazzini americani, ha reso milionario il giovane programmatore d’origine indiana Michel Kripalani, che con la sua Oceanhouse Media ne ha sviluppato l’applicazione. Semplici libri testuali di favole in digitale? No, perché le potenzialità sono molte di più. Date un’occhiata al nuovissimo "Grimm’s Rumpelstiltskin" sviluppato da Ideal Binary e scoprirete che sfogliando le pagine potrete anche muovere i personaggi, far uscire gli oggetti dalle pagine e far girare le nuvole, con una rilassante musica di sottofondo. Magie dell’iPad, appunto.

L’informatico fa briscola

Quello che piace agli sviluppatori è che la Apple offre un modello di business chiaro: chi scrive l’applicazione guadagna a seconda di quante ne vende ed è lui a scegliere la politica di prezzo all’interno delle fasce stabilite da Cupertino. Applicato all’iPhone con successo, il sistema vale anche per l’iPad e continua a fare proseliti. "È una grande opportunità per tutti gli sviluppatori indipendenti", spiega Roberto Fraboni, 37 anni, informatico: "Per me è diventata insieme una passione e una fonte di guadagno". Lui il successo lo ha raggiunto insieme a Stefano Sanna portando sull’iPhone la briscola. "Per 15 giorni siamo stati in cima alla classifica", spiega con orgoglio. Adesso la vera sfida è la compatibilità con il gamecenter appena lanciato dalla casa di Cupertino per fare giocare tra loro iPad e iPhone, e poi il trasferimento su iPad delle applicazioni iPhone. Che vuol dire lavoro in più, non sempre apprezzato dal consumatore. Chi ha già un’applicazione sull’iPhone e ne vuole usufruire anche su iPad deve infatti comprarla di nuovo a prezzo pieno: una decisione che non è molto piaciuta ai clienti dei prodotti Apple. F. B.

E l’iPhone? Adesso telefona

"Solo Steve Jobs è capace di vendere a quasi 700 euro un cellulare a cui cade di continuo la linea...". Così, nei giorni dell’Antennagate, in Rete si ironizzava sull’iPhone 4, l’ultimo prodotto di Apple finito al centro di un giallo: secondo alcuni, quando le dita dell’utente toccavano l’antenna durante la chiamata questa s’interrompeva d’improvviso. In un primo tempo Apple si è rifiutata di riconoscere il difetto, poi Jobs ha ammesso l’errore, licenziato Mark Papermaster (responsabile del settore), invitato i giornalisti in azienda per mostrare com’era stato risolto il problema, proposto una guaina isolante risarcitoria ai clienti. Risultato? Nel giro di poche settimane anche l’iPhone 4 si è trasformato in un blockbuster: per la fine dell’anno ne saranno venduti 43 milioni di esemplari, per superare i 100 milioni entro il dicembre del 2011. E il 29 luglio scorso - quando è arrivato in Italia - all’Apple Store di Carugate hanno fatto a botte con la security per aggiudicarsene uno. A. L.

Ma sui libri è carente

In Italia l’iPad è in commercio dal 28 maggio scorso. Ecco i pareri di alcuni che l’hanno acquistato.
Gianrico Carofiglio, scrittore e senatore Pd
"Lo uso soprattutto per leggere i quotidiani, italiani e stranieri. A volte ne prendo anche l’edizione cartacea e mi accorgo che sull’iPad ho letto le notizie, mentre sulla carta vado sugli approfondimenti. E poi libri: ne scarico molti, anche in lingua originale. Infine, ci scrivo: quando sono fuori casa lo uso per continuare a lavorare sul mio romanzo. I limiti? Non è un telefono e non ha la videocamera".
Gianni Boncompagni, autore televisivo
"Ci navigo e ci leggo i giornali ai quali prima ero abbonato in versione cartacea. Ho scaricato molti giochi, specie quelli d’intelligenza: mio nipote di cinque anni è riuscito a risolverne subito uno, per lui è normalissimo usare l’iPad senza istruzioni. Adesso ho preso anche iBook, per i libri, ma è un peccato che ce ne siano così pochi in italiano".
Giancarlo Magalli, presentatore tivù
"Ogni giorno scarico tutti i giornali che trovo, poi ci faccio quello che prima facevo sull’iPhone, dalle mail a Facebook. Pochi i giochi che ho preso, ma mi piacciono quelli di auto, perché li manovri girando l’iPad come un volante. Tante invece le applicazioni per viaggiare, cercare alberghi, treni, ristoranti. Il difetto? Mi si stanca il polso a tenerlo in mano a lungo".
Franco Grillini, politico Idv
"Ci faccio tutto: mando i comunicati stampa, scrivo i miei articoletti, è come se avessi tutto il mio ufficio in 800 grammi. Poi c’è il vantaggio di avere un’infinità di app: spesso, quando incontro qualcun altro con l’iPad, iniziamo a confrontare le applicazioni che abbiamo scaricato e ci sembra di esser tornati quando, da bambini, scambiavamo figurine".
Stefano Magnanensi, in arte Uto, musicista
"Può sembrare strano, ma io lo uso soprattutto per lavorare, cioè per creare: c’è un bellissimo software che simula gli amplificatori della chitarra. Poi uso applicazioni per disegnare, navigo, consulto la mail fuori casa. Ci leggo i giornali, ma sono rimasto deluso dai pochi libri in italiano". A. L.


Dieci, cento, mille tavolette

di Alessandro Longo
Samsung, Toshiba, Hp: tutti i big dell’hi-tech sono partiti all’inseguimento di Apple. Talvolta con prezzi più bassi. Ecco la vetrina dell’autunno
La strada aperta dall’iPad di Apple ora è destinata essere percorsa da tutti i suoi competitor, che ne hanno imparato la lezione e preparano prodotti alternativi. Secondo Tim Coulling, analista di Canalys, il boom dei tablet arriverà nel 2011, con 66 milioni di unità che saranno vendute (tra tutti i modelli) per un giro di affari di 11,6 miliardi di dollari, contro i 3,5 miliardi del 2010. A inseguire Apple sul terreno delle tavolette ci sono i big dell’elettronica e dell’informatica, a partire da Samsung, Hp, Asus, Toshiba, LG e Acer. Secondo voci insistenti entreranno presto nel settore anche Rim (l’azienda dei Blackberry), Motorola e Nokia. E persino Microsoft sta lavorando al suo nuovo tablet.
Prodotti destinati a chi, e per quali scopi? "Gli acquirenti di tablet sono di due tipi opposti", spiega Carolina Milanesi, analista di Gartner e tra i massimi esperti del settore: "Da una parte c’è il tecnofan che vuole a tutti i costi l’ultimo gadget innovativo. Dall’altra c’è l’utente alle prime armi, che chiede qualcosa di più semplice da usare rispetto a un pc". Ed è quest’ultimo, numericamente, il mercato più interessante: quello dei "tecnoanalfabeti" che trovano nei tablet un ponte per entrare nel mondo della comunicazione on line. Quindi il futuro è tracciato, prevede Coulling: "I tablet diventeranno lo strumento preferito per tutte quelle cose che vogliamo fare subito e non richiedono grande potenza di calcolo. I pc saranno adoperati solo per applicazioni complesse, oppure se dobbiamo stare davanti allo schermo tutto il giorno e quindi ne vogliamo uno più grande di quello dei tablet".
Ma i futuri utilizzi delle tavolette si sveleranno proprio con l’arrivo dei concorrenti dell’iPad, diversi nei servizi e nella filosofia. I più importanti sono quelli con sistema operativo Android, ideato da Google (ce ne saranno da Samsung, Motorola, Asus, Lg, Acer, Toshiba, tra gli altri). Sono tablet aperti, "tutti possono contribuire alla costruzione di Android, così questo diventa un volano di innovazioni", spiega Andy Rubin, a capo dell’Engineering di Google. Un plus che ha costretto anche Apple a rendere meno rigide le regole per i "suoi" programmatori.
Con l’arrivo della concorrenza, poi, i prezzi caleranno: "Il nostro tablet costerà 249 euro, la metà del prodotto Apple. A differenza dell’iPad, inoltre, gestisce Flash", dice Massimo Buraschi, marketing manager di Toshiba. Anche Hp si muove verso un tablet di nuovo tipo, lo Slate. Un altro dei modelli più attesi è il Galaxy Tab di Samsung, che prevede di venderne ben 10 milioni entro il primo trimestre 2011.
La scelta sarà insomma ricca e differenziata. Apple risponderà, si dice, con un nuovo iPad munito anche di telecamera e con un mini iPad, già nei prossimi mesi. Dopodiché la sfida si sposterà nel mercato delle applicazioni: all’App Store di Apple (a cui accede l’iPad) ora si affianca l’Android Market. Su entrambi i negozi on line ci sono app per tutti i gusti, ma molto più numerose sono ancora quelle Apple (250 mila contro 100 mila). Poi, a decidere vinti e vincitori, saranno anche tante altre varianti: il design, il peso, lo schermo, il processore. Insomma, la gara è solo all’inizio. n

Una griffe lo rivestirà

Dopo il boom del tablet è nato il mercato delle custodie: dalla più sobria alla più costosa, eccone alcune
Il boom dell’iPad ha portato con sé anche quello delle custodie, che lo proteggono dagli urti ma hanno anche funzioni decorative. Eccone alcune.
1. Apple è la custodia "ufficiale" proposta dall’azienda di Cupertino: nera, in microfibra con la struttura a pannelli rinforzati, si piega trasformandosi in supporto per l’iPad per scrivere e navigare su un tavolo, come fosse un pc. Prezzo: 39 euro.
2. Chanel Karl Lagerfeld non poteva farsi sfuggire l’occasione dell’anno: e Chanel propone una custodia in pelle matelassé nera con la zip laterale e il logo della doppia C. Prezzo da capogiro: 1.150 euro.
3. Tod’s Il supporto a leggio consente di non piegare il collo quando si consulta il tablet. Diego della Valle ha voluto per sé la versione in pelle di vitello (320 euro). Esiste però anche un modello extralusso in coccodrillo, dal prezzo proibitivo: 3.900 euro.
4. Trussardi 1911 Due le versioni proposte, una zebrata e l’altra mimetica. Dall’estro del nuovo direttore creativo, Milan Vukmirovic che sta ridando vitalità all’azienda. Prezzo: 195 euro.
5. Louis Vuitton L’americano Marc Jacobs ripropone la tela Monogram conosciuta (e copiata) in tutto il mondo. Il rivestimento interno è in microfibra per proteggere la tavoletta da graffi e abrasioni. Prezzo: 260 euro.
6. Emilio Pucci Lo stilista norvegese Peter Dundas, a capo della direzione creativa della maison fiorentina, riprende per l’iPad i tipici motivi caleidoscopici: Prezzo: 250 euro.
Eleonora Attolico

Purché sia touch

Toshiba JournE Touch
La nuova versione del JournE uscirà dopo l’estate, con schermo potenziato per battere quello di Apple: 10 pollici. Prezzo aggressivo: 249 euro.
Asus Eee Tablet
Si pone agli stessi livelli dell’iPad per risoluzione dello schermo e per autonomia delle batterie. Il display è più piccolo (8 pollici), ma promette di affaticare meno gli occhi durante la lunga lettura di testi. Integra inoltre una fotocamera. Uscirà a ottobre a 599 dollari.
Samsung Galaxy Tab
È imminente uno dei principali concorrenti dell’iPad. Lo schermo del Galaxy sarà più piccolo di quello dell’iPad: 7 pollici. In cambio, sarà molto più leggero. Avrà un sistema operativo Android e due foto camere.
Hp Touchsmart Tm2
È un notebook convertibile in tablet. Per trasformarlo, basta ruotare lo schermo (da 12.1 pollici e multitouch). Costa 899 euro. Secondo le voci, sono imminenti tablet di HP più diretti concorrenti dell’iPad (un pezzo unico a forma di tavoletta): lo Slate (per le aziende) e il Palmpad (per i consumatori).