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 2010  settembre 25 Sabato calendario

«Porterò sempre nel cuore il vento e le onde di Cascais» - Maria Gabriella di Savoia ri­siede da anni a Ginevra

«Porterò sempre nel cuore il vento e le onde di Cascais» - Maria Gabriella di Savoia ri­siede da anni a Ginevra. Giusta­mente ritenuta la figlia più bel­la di re Umberto e della regina Maria Josè, è altissima, elegan­te in modo estremamente natu­rale e senza nessuna ostenta­zione. Ma anche disponibile e molto cortese. Nel suo salotto notiamo subito le fotografie in bianco e nero dei genitori nel giorno del loro matrimonio e le gouaches napoletane a ricordo della città che le diede i natali. Qual è il suo rapporto con il mare? «In Portogallo ho praticato spesso la vela perché da quelle parti c’è sempre un vento fortis­simo, l’ideale.Andavo con alcu­ni amici portoghesi e, insieme, ci univamo ai Conti di Barcello­na ( Juan di Borbone,padre del­­l’attuale re di Spagna Juan Car­los, ndr ). Loro erano appassio­nati di vela. Mi veniva sempre un po’ d’angoscia quando per­devo di vista l’orizzonte e poi ero trattata malissimo perché per via della mia altezza urtavo spesso il boma... Mi manca tan­to il mare, so che va rispettato e amato. Qui a Ginevra mi man­ca soprattutto il rumore delle onde in sottofondo». Crociere e traversate? «Ne ho fatte diverse su alcuni grandi yacht, sia a vela sia a mo­tore. Ancora ragazzina ero sta­ta con mio padre nei Paesi scan­dinavi. Ci eravamo imbarcati ad Amsterdam e poi siamo an­dati in Norvegia, Svezia, Dani­marca proseguendo per San Pietroburgo che allora si chia­mava Leningrado. Poi siamo tornati via Tallinn, Riga, Danzi­ca. Indimenticabile». Quali erano gli intratteni­menti a bordo? «Durante la crociera pratica­vo il tiro al piattello. Una volta mio padre prese il mio fucile e ricordo che durante la naviga­zione riuscì a colpire tutti i piat­telli lanciati. La crociera fu mol­to interessante, i panorami era­no fantastici. Ricordo che an­dammo al mercato del pesce vi­cino a Oslo. C’erano specie di­verse da quelle che io vedevo in Portogallo. Già da piccola, 10-12 anni, ero affascinata dal mercato del pesce di Cascais e conoscevo le varie specie della costa portoghese». È mai stata in Sardegna? «Sì, tante volte. Con i Conti di Barcellona partimmo da Napo­li per Ponza. Una traversata con tappa in Sardegna prima di finire in Corsica. Non c’era un soffio di vento e facevamo un nodo all’ora in barca a vela. Mi mettevo a prua dove c’è quella rete sospesa sulle onde e legge­vo i libri di Pierre Teilhard de Chardin, un noto gesuita che mia madre patrocinava». Casa Savoia è sempre stata legata alla tradizione mari­nara. Tanto che c’è anche un famoso nodo... «Quel nodo arriva da Ame­deo VI, il Conte Verde (1334-1383).All’epoca era chia­mato “laccio d’amore” perché simbolicamente legava Ame­deo VI a una delle sue damigel­le. Lui aveva un bracciale con tanti “nodi Savoia”fatti con i ca­pelli della sua amata. Da lì è co­minciato l’uso». Nell’archivio della Fonda­zione Umberto II e Maria Jo­sé c’è un bellissimo disegno del panfilo Iela . «Sì, è il panfilo di mio nonno, Vittorio Emanuele III. Lui e la regina Elena amavano il mare. Infatti, Iela vuol dire Elena in serbo. Lo presero poco prima che morisse Umberto I. I miei nonni erano in navigazione quando da Monza arrivò la no­tizia dell’attentato al mio bi­snonno. Erano in Grecia e sbar­carono a Taranto per prosegui­re poi in treno fino Monza». Qual è la barca più elegante su cui è salita? «Senz’altro il Créole,un velie­ro dell’armatore greco Stavros Niarchos. I velieri hanno un fa­scino particolare. Ricordo che nel 1982 ero in Portogallo per stare qualche giorno con mio padre e vidi entrare nel Tago una flotta di straordinari quat­tro alberi. Saranno stati una dozzina. C’era l’Amerigo Ve­spucci. Ricordo anche le navi­scuola dell’Unione Sovietica e della Danimarca. Era una me­raviglia. Era l’alba quando le imbarcazioni si apprestavano a entrare nell’estuario del Ta­go. Per via della foschia e delle vele spiegate sembrava un qua­dro di William Turner. Non ho più visto uno spettacolo così».