www.corriere.it 24 settembre 2010, 24 settembre 2010
USA, GIUSTIZIATA TERESA LEWIS
La donna, con ritardi mentali, era accusata di aver pianificato l’omicidio del marito e del figliastro
Teresa Lewis, condannata nel 2003 alla pena di morte per aver pianificato l’assassinio del marito e del figlio adottivo di lui, è stata giustiziata.
La Lewis, 41 anni, è morta per un’iniezione letale alle 03:13 ora italiana ed è così diventata la prima donna ad essere giustiziata in Virginia da un secolo, la prima in Usa dal 2005. Tre diversi medicinali l’hanno portata dalla vita, allo stato catatonico, all’arresto cardiaco. «Non ci sono state complicazioni», ha spiegato Larry Traylor, portavoce delle autorità penitenziarie locali.
Per il suo ultimo pasto ha chiesto pollo fritto, fagiolini, un dolce al cioccolato e una crostata alle mele. Poi ha fatto una doccia ed è stata trasferita nella camera della morte.
La Lewis è stata ritenuta colpevole di aver organizzato l’omicidio del marito e del figliastro nell’ottobre 2002. La donna aveva affermato di aver ordinato a due uomini, uno dei quali era il suo amante, di compiere il duplice delitto. Secondo l’accusa, aveva pianificato il crimine a sangue freddo per incassare i soldi dell’assicurazione sulla vita, il che - secondo il giudice - le assegnava una responsabilità maggiore sugli omicidi, rispetto ai suoi due complici, condannati «soltanto» all’ergastolo (tra l’altro il suo amante, Matthew Shallenberger, che all’epoca aveva 22 anni, si suicidò dopo la condanna). Gli avvocati di lei hanno sostenuto fino all’ultimo che Teresa fosse stata raggirata dai due complici, più astuti di lei, e che la donna soffriva di un disturbo di personalità che la rendeva dipendente; e avevano persino presentato una lettera dei due uomini, i quali ammettevano di averla manipolata. Tra l’altro, la Lewis aveva un coefficiente intellettuale di 72, appena due punti sopra il limite che segna il limite legale per il quale un’esecuzione è incostituzionale (70 o meno). Il suo caso aveva suscitato interesse in tutto il mondo e scatenato un’intensa campagna, che aveva fatto arrivare sul tavolo del governatore della Virginia, Robert McDonnell, quasi 4.000 richieste di grazia, tra le quali anche quelli di rappresentanti dell’Ue e personalità come lo scrittore John Grisham o Bianca Jagger.
Persino il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, aveva fatto riferimento alla polemica paragonando il suo caso a quello di Sakineh, la donna iraniana che rischia la lapidazione in Iran.