Mirella Serri, Tuttolibri - La Stampa 18/9/2010, 18 settembre 2010
La tresca fra Carducci e Carolina Cristofori Piva
Per sei anni Giosuè Carducci amò Carolina Cristofori Piva, che chiamava «la mia pantera». Il primo incontro, il 9 aprile 1872, in un caffè di Bologna. Carducci, 37 anni, era già famoso e maritato con Elvira Menicucci da cui aveva avuto cinque figli. Lei, 34 anni, colta e capace di esprimersi in fluente inglese e tedesco, sposata da dieci anni con uno dei Mille, il generale di brigata Domenico Piva, già madre di parecchi figli. Fu la Cristofori a iniziare il corteggiamento con lettere e regalini alle bambine di lui; gli incontri, sporadici (sei in un anno), in alberghetti di periferia, resi sempre più difficili dalla moglie del poeta, che aveva scoperto la tresca frugando nelle sue carte. Durante uno di questi incontri concepirono il figlio Gino, che prese il cognome dal marito di Carolina. In sei anni si scrissero seicento lettere (ne escono novanta, raccolte nel libro Il leone e la pantera, curato da Guido Davico Bonino) in cui il poeta si arrovellava di continuo immaginando i tradimenti di lei con veri o presunti rivali, come l’amico scrittore Panzacchi, di cui per rabbia Carducci buttò i libri nella spazzatura, il ministro del Regno Ruggiero Bonghi, definito sprezzantemente «Pancetta», o il senatore Linati, chiamato «strabico e imbecille». Carolina morì nel 1881, all’età di 44 anni: fu Carducci a suggerire l’epigrafe sulla sua tomba.